Si difende il cardinale pedofilo: “Fu semplice penetrazione”
Ci segnalano i nostri contatti una variante del meme sull’infelice dichiarazione dell’avvocato di George Pell, “”Fu semplice penetrazione”, apparsa in queste ore su Facebook.
La struttura del meme è la stessa dell’ormai arcinota bufala del giustiziere, un meccanismo di appello all’emotività semplice e collaudato che funziona sfruttando le emozioni e le pulsioni più oscure dell’essere umano. Il meccanismo, che funziona non solo per le bufale ma anche per la mera composizione di meme è il seguente
Tizio è una persona di una categoria invisa al Popolo della Rete (sacerdote, straniero, nomade…) che ha inflitto un grave torto ad un soggetto debole (bambino, cittadino in difficoltà…). Tizio non ha subito la punizione meritata dalle autorità, ed anzi ci sono figure autorevoli (poliziotti, politici, avvocati) che lo difendono, quindi il Popolo della Rete deve riuinirsi compatto nei cinque minuti di Odio per invocare punizioni brutali, rapide e corporali dando così catarsi alla sofferenza dei deboli.
Capirete che condividere un testo del genere non vi rende migliori del malvagio che vorreste punire, anzi vi rende a vostra volta malvagi che cercano di scendere al livello di un malvagio per punirlo con la sua stessa brutalità.
Ciò non di meno, la traduzione “Fu semplice penetrazione” è, appunto, una traduzione, e come tale tragicamente incompleta.
La frase di cui l’avvocato di Pell si è peraltro pentito immediatamente è
“This is no more than a plain, vanilla sexual penetration case where a child is not volunteering or actively participating,” he said.
“Non è altro che un caso di penetrazione sessuale, semplice e non attinto da altre perversioni dove un bambino non partecipa volontariamente o attivamente”
Il riferimento è alla locuzione vanilla sex, che nel linguaggio anglosassone indica il sesso puro e semplice, non attinto da particolari perversioni o giochi erotici (che, in questo caso, sarebbero aggravante di una situazione già assai deprecabile e per la quale, ripetiamo, non spetta che il massimo biasimo).
Ma anche così, il legale si è immediatamente pentito delle parole proferite, correggendo il tiro in questo modo
In seeking to mitigate sentence I used a wholly inappropriate phrase for which I apologise profusely to all who interpreted it in a way it was never intended: it was in no way meant to belittle or minimise the suffering and hurt of victims of sex abuse, and in retrospect I can see why it caused great offence to many […] I hope my apology is accepted as sincerely as it is meant and I will never repeat such carelessness in my choice of words which might offend
Per cercare di mitigare la condanna ho usato una frase del tutto inappropriata per la quale mi pento e chiedo perdono a tutti coloro che l’hanno interpretata in modo che non desideravo: non è mai stata mia intenzione minimizzare o delegittimare il dolore e le sofferenze delle vittime di abusi sessuali e, col senno di poi, capisco perché abbia offeso molti […] spero le mie scuse vengano accettate così sinceramente come le proponevo e prometto che sarò in futuro sempre attento alla scelta delle parole, così da non offendere nessuno
Comprensibilmente però, anche con le scuse, la situazione di Pell non è migliorata, e per il capo della polizia coinvolto per le indagini, semplicemente, quella violenza non è affatto da considerarsi “non perversa”.
Per gli inquirenti, lo è, trattandosi di pedofilia ed in tale direzione si muoverà la condanna.
Per quanto attiene la seconda parte del meme, quella relativa alla castrazione chimica, va ricordato che secondo il Criminologo Paolo Giulini, in tempi non sospetto (parliamo del settembre del 2017) la castrazione chimica non previene in alcun modo lo stupro.
Semplicemente, lo stupratore il cui corpo viene martoriato dalla castrazione chimica sfogherà la sua perversione usando oggetti o altri mezzi ancora più innaturali, diventando maggiormente pericoloso.
Le pene, nel nostro ordinamento ed in quelli più civili, assolvono al doppio compito di affliggere e rieducare: ed in tale direzione bisogna andare, tenendo il reo lontano da soggetti presso cui possa sfogare la sua perversione e cercando in ogni modo di rieducarlo, ma di certo non con l’equivalente di una inutile sanzione corporale.
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