Sì all’estradazione di Julian Assange dall’Alta Corte di Londra: il che, attenzione, non implica che sulla vicenda sia stato dato un giudizio di merito.
La sentenza dell’Alta Corte di Londra, come vedremo, non riguarda i torti e le colpe della vicenda.
La storia di Julian Assange comincia da molto lontano.
Autodefinitosi “anarchico e cyberpunk”, sin da ragazzino travolto da un’interesse per l’informatica e la pirateria entro gli anni ’90 aveva già raccolto una serie di accuse in tal senso.
La situazione per lui precipita con WikiLeaks, l’ormai celeberrimo sito che agisce da “collettore” per documenti prodotti da segreto di stato.
Il sito si ispira ai principi di Wikipedia sia pur non essendo parte in alcun modo della Wikipedia Foundation. Il principio è una forma di enciclopedia collaborativa che anziché raccogliere dati culturali e divulgazione raccoglie testimonianze e documenti secretati dai “whistleblowers” di tutto il mondo.
Portale che ricevette un’indagine nel 2010 dopo aver pubblicato una serie di documenti riservati sulle condotte nella guerra in Iraq, attirando l’attenzione del Governo Statunitense.
Di lì, è tutta stata una questione in caduta. Sempre nel 2010, il Tribunale di Stoccolma ordina un mandato di arresto basato sulla testimonianza di due donne, asseritamente legate sentimentalmente a lui, che lo accusano di stupro, coercizione illegale e molestie.
Assange nega, dichiarando che tutto questo è un modo per estradarlo negli USA e procedere per le indagini precedenti e si costituisce a Londra, cominciando un lungo balletto giudiziario tra richieste di estradizione e ricorsi.
Un balletto politico e giudiziario nel quale tra l’altro Assange si trasferisce nell’ambasciata Ecuadoregna a Londra, passa dall’essere una celebrata icona progressista all’accusa di aver favorito la vittoria di Trump mediante WikiLeaks e ritorna ad esserlo, preso a cuore e dimenticato in breve tempo da ogni grado dell’emiciclo.
Assange viene alla fine arrestato nel 2019 e riportato sotto la supervisione del Governo Britannico, non senza una lunghissima serie di criticità e preoccupazioni per le condizioni di Assange, tra diritti, detenzione e salute psicofisica.
Decadute nel frattempo le accuse svedesi di violenza sessuale, restano intatte le accuse statunitensi legate allo spionaggio politico.
Il che ci porta rapidamente allo stato di cose attuale.
Punto fondante della questione non è se Assange sia colpevole o no dei capi di imputazione legati allo spionaggio, ma se gli USA possano garantirgli una detenzione ed un processo equi e rispettosi delle sue condizioni di salute.
Assange infatti dichiara di essere affetto da una grave forma di depressione, che in primo grado era stata riconosciuta come un potenziale rischio di suicido se fosse stato estradato.
In sede di gravame, l’Alta Corte ha deciso che l’estradazione di Julian Assange non comporta rischi. Sostanzialmente, che ci si può fidare del fatto che gli USA possano tutelare la sua salute.
Gli USA nel frattempo hanno dichiarato che sì, Assange verrà assai probabilmente processato per una lunga serie di reati legati allo spionaggio, ma la sua salute psicofisica sarà tutelata evitando di tenerlo in isolamento e in caso di condanna conducendolo in un carcere Australiano (altro paese colpito dai “leaks”).
Garanzie per l’Alta Corte sufficienti, ma non per la difesa di Assange.
La battaglia continua.
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