Editoriale

Secondo l’intelligence di Kiev, Putin ha il cancro: dubbi, propaganda, lo status quo

Secondo l’intelligence di Kiev, Putin ha il cancro. A sostenerlo, Kyrylo Budanov, capo dell’Intelligence Ucraina, in una intervista esclusiva a Sky News.

Secondo quanto dichiarato, il giovane ma brillante capo dell’intelligence avrebbe definito lo “Zar di Russia” un uomo “molto malato, in cattive condizioni psicofisiche”, identificate in “un cancro e altre cose”.

“Altre cose” che invece è la registrazione ottenuta da New Line Magazine, proveniente da un oligarca a precisare. Secondo l’Oligarca Putin avrebbe un “cancro del sangue”.

Ma nella stessa registrazione, certificata dalla testata come proveniente da fonte “direttamente riconoscibile”, l’Oligarca suddetto si lancia in altre affermazioni che, secondo le norme censorie in vigore, potrebbero costargli almeno 15 anni di soggiorno nelle patrie galere, se non una ricca dieta di Polonio e Novichok.

Affermazioni dalle quali si evince che il peso delle sanzioni comincia a farsi sentire e gli stessi oligarchi (termine che, contrariamente al sentire comune, non è l’equivalente del “self-made man” americano, ma indica coloro che hanno fatto grandi affari e ottenuto grandi ricavi dallo stato delle cose da Eltsin a Putin) cominciano a provare malumori verso uno stato delle cose che di sanzione in sanzione azzoppa i loro affari e ne limita le prospettive di guadagno e interazione internazionale.

L’Oligarca avrebbe infatti dichiarato ad un investitore occidentale che “Putin ha rovinato l’economia Russa, quella Ucraina ed altre economie, le ha annientate. Il problema è con la sua testa… basta che uno non ci stia con la testa e il mondo viene ribaltato”.

Ovviamente, l’intelligence Ucraina insiste nell’aver fatto il suo lavoro. Anche l’Oligarca interpellato insiste di aver ragione. Saltano fuori memorandum interni ad uso del Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa, che invitano a diffidare e negare le voci di corridoio sulle condizioni di Putin, con una tempistica tale da far pensare al motto “scuse non richieste, accuse manifeste”.

Tempistica però legata a ulteriori voci di corroidoio, questa volta apparse nella rivista russa Proyekt che, sempre secondo New Lines Magazine, descrive Putin circondato dai medici e avido praticante di omeopatia e rimedi folk.

Ma non è affatto detto che Putin sia malato. Più isolato sì, malato non è detto.

Secondo l’intelligence di Kiev, Putin ha il cancro: dubbi, propaganda, lo status quo

Una fantasia di potere assai comune a tutti coloro che vivono in un’autocrazia o un regime plateamente dittatoriale è che il tiranno, colui che non può essere rimosso dal potere in altro modo e che lo esercita senza limiti di tempo e spazio, venga rimosso “da Dio”.

Abbiamo perso il conto delle volte che Kim Jong-un, il dittatore della Corea, è stato dichiarato morto, moribondo, malatissimo o addirittura morto e rimpiazzato segretamente da una cabala di governo che voleva occultarne la morte. Destino questo toccato anche a Fidel Castro nei suoi ultimi anni di vita.

Destino toccato anche a chiunque abbia mantenuto il potere per numero di anni superiore alla media, come è successo ad Erdogan.

È un meccanismo psicologico assai condivisibile: non puoi esprimere in pubblico il tuo desiderio di rimuovere, esautorare, scacciare o colpire qualcuno che solo per una mezza parola di troppo potrebbe mandarti a morte o chiuderti in una cella dalla quale uscirai solo per entrare in una fossa comune coi cadaveri di tutti quelli che hai amato e conosciuto.

Puoi però pregare un evanescente Dio che vive tra le nuvole di punirlo al tuo posto: facendolo ti sentirai assai virtuoso, il tiranno non potrà punirti per qualcosa che esiste nel tuo intimo e non hai proferito e nel caso effettivamente la malattia lo colpisse, la tua fede ne verrà rafforzata.

Inoltre, diffondere voci sulla malattia di un Leader che della sua propromente fisicità ha fatto un culto (basti pensare agli infiniti meme di Putin vigoroso a petto nudo, simili alla propaganda QAnonista su Trump) lo copisce duro proprio in quell’orgoglio. L’obiettivo delle opposizioni diventa questo. Descrivere quel virile corpo di macho Post-Sovietico come indebolito e squassato dalla malattia, trasformando nell’opinione pubblica il “rude cavalcatore di orsi” in un povero malato dall’andatura claudicante e la mente folle e paranoica.

Quel che è certo è che proprio sullo stato mentale insistono altri osservatori, come Boris Karpichkov ex KGB, disertore nel Regno Unito, pronto a descrivere le azioni di Putin come improntate alla paranoia.

Non ce la sentiamo di attribuire tale paranoia a sindromi degenerative. Le diagnosi da monitor non ci piacciono.

Ma neppure le scomoderemmo: assumendo che le parole dell’Oligarca registrate per Newsline Mag siano vere, esse non provano che Putin sia malato, ma che almeno un Oligarca ritenga che lo sia, e che se non lo sia una minaccia per i suoi affari.

Francamente, chi vi scrive si sentirebbe molto più che paranico se cominciasse anche solo a pensare che tutte le persone sul cui appoggio contava e che riteneva a lui legate da amicizia, cameratismo, gratitudine e il loro successo negli affari, potrebbero presto cominciare a vederlo come un ostacolo e defilarsi negandogli sostegno e appoggio nell’ora più difficile, unendosi a chi sembra augurarti il peggio.

Nel momento in cui, sostanzialmente, tutte le fiches sono sul tavolo da gioco e chi prende l’Ucraina prende tutto.

La domanda non è se: la domanda è “Perché”

A questo punto ci chiediamo: perché sia l’Intelligence “ostile” che gli Oligarchi  sembrano concordare che qualcosa non vada con lo Zar?

Alcuni nostri commentatori ci hanno ricordato i casi precedenti di capi di stato alle soglie o immediatamente dopo un colpo di stato, apparsi improvvisamente indeboliti e “meno minacciosi”, in una situazione alla “Il Santo Soglio” di Nino Manfredi.

Ma anche qui, ipotizzare che la Duma voglia far apparire Putin debole, nel momento in cui il Popolo Russo si nutre dell’immagine di un Leader invincibile e onnipotente pronto a combattere il “Nuovo Ordine Mondiale”, pronto ad ardere il mondo e immolare tutti i suoi sudditi tra le fiamme del Rogo Nucleare per portarli in Paradiso sembra davvero controintuitivo. Diremmo escluso.

La soluzione al momento più logica (ma siamo abituati ai fatti smentiti da altri fatti successivi e ancora più assurdi) è che a questo punto sia l’Ucraina che una fronda interna descritta come attiva anche negli strati “alti” della popolazione abbiamo tutto l’interesse a divulgare (vedi Proyekt) l’immagine di un Leader trasfigurato in un tiranno senile, reso folle dalla paranoia, a mollo nel sangue dei cervi ed altre salamoie omeopatiche, divorato nel corpo e nella mente.

Quando la barca affonda, i topi affondano e il capitano resta solo, dice un proverbio. La barca non è messa benissimo: quella che doveva essere prima una “operazione speciale” rapidissima, poi concludersi ipoteticamente il “giorno della Vittoria” con una parata trionfale dei “Nuovi denazificatori” a Mariupol non si concluderà tanto presto, non si concluderà favorevolmente.

Secondo il citato Kyrylo Budanov “il punto di non ritorno sarà nella seconda parte di agosto e la maggior parte delle azioni di combattimento attive termineranno entro la fine di quest’anno: rinnoveremo il potere ucraino in tutti i nostri territori che abbiamo perso, inclusi Donbass e Crimea”.

E sempre secondo Budanov, ormai l’Europa ha imparato a vedere nella Russia non più un alleato, ma una grave minaccia alla sicurezza: cosa che l’ingresso ormai prossimo e sollecitato della Finlandia nella NATO conferma.

Quindi, nel peggiore degli scenari per la Russia e nel migliore per l’Ucraina, la “guerra lampo che lampo non è più” di Putin potrebbe fallire. Nella migliore, sarebbe una vittoria di Pirro punteggiata da perdite umane e di mezzi, una “vittoria mutilata” che lascerebbe la Russia con una immagine pubblica a dir poco sfigurata e a leccarsi le ferite inflitte da un’Ucraina che non ha intenzione di cadere senza trascinare l’esercito di occupazione con sé.

In ogni caso, quel genere di scenario nel quale cresce il timore diuna “fronda interna” pronta a colpirti alle spalle e descriverti alla stampa estera con gli accenti più turpi, auspicando la tua caduta perché sei diventato un ostacolo agli affari.

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