Scudetto dell’Inter e assembramenti: adesso basta con le ipocrisie!
Domenica 2 Maggio 2021 l’Inter ha vinto il suo diciannovesimo scudetto e i suoi tifosi hanno potuto finalmente festeggiare l’agognato traguardo dopo undici anni. La comprensibile voglia di festeggiare (chi vi scrive, per esempio, è interista) ha presto prodotto un focolaio di polemiche (e speriamo solo di quelle), a causa dei mega assembramenti di tifosi che hanno letteralmente invaso le strade e le piazze di Milano, in particolare in Piazza Duomo. Assembramenti davvero importanti, tra canti, cori e abbracci e tante mascherine abbassate, le cui immagini hanno presto fatto il giro dei media e del web, suscitando preoccupazione e indignazione. Preoccupazione per ciò che potrebbe accadere nei prossimi giorni in termini di contagi. Indignazione (a nostro avviso più che motivata) soprattutto da parte di quelle categorie lavorative che più di tutte stanno subendo le conseguenze di questa pandemia. Parliamo di ristoratori, ma anche di altre categorie lavoratori che sono ferme da più di un anno, la cui rabbia è pienamente comprensibile di fronte a episodi di questo tipo e al fatto che non sia la prima volta che, tutto sommato, vengono tollerati per poi finire presto nel dimenticatoio, mentre la politica e i media tornano a puntare il dito sulla cosiddetta “movida”, che per l’opinione pubblica è universalmente riconosciuta come la causa di tutti i mali del mondo, quando è ragionevole ipotizzare che possa essere una delle cause, ma certamente non l’unica.
Questa breve riflessione non sia interpretata come un atto di accusa contro i tifosi interisti, tant’è che nel corso della pandemia abbiamo assistito a scene simili anche in occasione di altri eventi, festosi o luttuosi, che hanno coinvolto altre tifoserie, ma che abbiamo potuto osservare anche in occasione di manifestazioni di altro genere, che nulla hanno a che fare col calcio. Certo è che è incredibile dover constatare quanto certi singoli episodi tendano periodicamente a ripetersi, e ogni volta tendiamo a minimizzare o stigmatizzare un assembramento in base a ciò che ci conviene. Non esistono assembramenti “buoni” e “cattivi”: il virus non ha l’intelligenza per capirlo. Noi, invece, dovremmo avere l’intelligenza per capire che il virus non è in grado di fare certe distinzioni.
In questa sorta di festival dell’ipocrisia, trovano un terreno molto fertile i negazionisti, che sanno bene come sfruttare ipocrisie, contraddizioni e l’altrui sofferenza, e che stanno già strumentalizzando alla grande quest’ultima grande ed ennesima occasione per diffondere il loro verbo e per far proselitismo.
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