Scrocchiare le dita: un gesto così comune, immortalato spesso nel cinema come il gesto propedeutico ad una grande impresa. Accusato a lungo di essere causa di artriti e osteoporosi, in realtà è assai probabilmente un gesto innocente ma spesso ripetuto in modo dannoso e parossistico.
Non è scrocchiare le dita in sé che fa male, ma schiacciarsi ripetutamente le articolazioni e spremersele con troppo vigore per cercare di inseguire quel catartico “crack”.
Pensiamo al corpo con la tipica metafora del “corpo umano come macchina di carne ed ossa al servizio del nostro cervello”. Chi si è cimentato in qualche esperimento di meccanica o si dedica abitualmente al fai da te saprà che cardini e giunzioni hanno sovente bisogno di una bella lubrificata per non “gripparsi”.
Una porta può cigolare, un rubinetto smettere di girare fluidamente, un interruttore bloccarsi in una posizione, un giunto muoversi a scatti o non muoversi affatto. La soluzione è l’uso di un lubrificante adatto, che il nostro corpo produce naturalmente e si chiama “liquido sinoviale“, composto da elementi come lubricina, acido ialuronico e derivati del plasma umano, da cui è prodotto.
Questo vero lubrificante naturale nutre e protegge le cartilagini come del buon grasso farebbe con dei giunti, evitando blocchi e usure, ma come tutti i fludi viscosi intrappola delle bolle d’aria che “premendo un po'” vengono liberate con uno scrocchio.
Scrocchio spesso attribuito alla possibilità di danni permanenti, con un’aneddotica empirica di doloretti, infiammazioni e artrosi.
Nel 2009 Donald Unger, medico, ha vinto il premio “IgNobel”, un “AntiNobel” dato per le scoperte più clamorosamente inutili, per essersi scrocchiato ripetutamente per ben sessanta anni la sola mano sinistra per avere la destra come “gruppo di controllo” e valutare la presenza di artriti.
Spoiler: Unger non ha riportato danni permanenti alla salute.
Il premio IgNobel è il “gemello cattivo” del Nobel, il cui stesso nome è un gioco di parole con la parola “ignobile”. L’IgNobel premia tutto quello che è “strano ma vero”, che suscita curiosità e amore per la scienza nei modi più bizzarri.
In una cerimonia alla presenza di veri premi Nobel, il direttore della “Rivista delle Ricerche Improbabili” con un cappello rappezzato di nastro adesivo, una bambina di otto anni il cui scopo è salire sul palco quando un “ignobile” si dilunga troppo nel discorso per ripetergli “Per favore, stai zitto, mi annoi” a ripetizione e attrezzisti dipinti di argento che impugnano torce elettriche per fungere da illuminazione umana, gli scienziati sciorinano ricerche su come smontare la presunta “memoria dell’acqua” con l’analisi delle flatulenze, come i buchi neri somiglino all’Inferno Biblico e, in questo caso, il fatto che scrocchiare le dita non provoca di per sé alcun danno articolare.
Serio per faceto, ricordiamo brevemente come uno scienziato di nome Andre Geim sia riuscito contemporaneamente a vincere un Nobel per i suoi studi sul grafene e un IgNobel per i suoi studi su come far levitare le rane grazie all’elettromagnetismo (incidentalmente trollando generazioni di novax e notutto)
Come ricorda l’Università di Harvard, il problema non è lo scrocchio né la ripetizione in sé, ma l’eccesso e il tic. Premersi le articolazioni di per sé non è nocivo. Schiacciarle ripetutamente e portarle oltre il limite di movimento aumenta il rischio di stiramenti e dolori. Tutto qui: basta scrocchiare, ma non stritolarsi le mani.
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