Scoperto il segreto del malfunzionamento della sonda Voyager: un singolo chip vecchio 46 anni
In collaborazione con la rubrica retro Shadow’s Play, possiamo annunciarvi la scoperta del malfunzionamento della sonda Voyager. O meglio, il fatto che dopo quasi cinque mesi abbiamo scoperto il motivo per cui la sonda Voyager “dava i numeri”, ovvero restituiva dati erronei di telemetria.
Ed è lo stesso identico motivo per cui lo farebbe anche uno dei vostri “retrocomputer”, uno dei computer della vostra infanzia che dopo decenni di accensioni potrebbe smettere di caricare correttamente programmi e mostra un quantitativo di RAM anomalo: uno dei chip di memoria potrebbe essersi, semplicemente, fritto.
Scoperto il segreto del malfunzionamento della sonda Voyager: un singolo chip vecchio 46 anni
La scoperta del segreto è stata astuta, contando che, al contrario della riparazione di un Commodore 64, nessuno può volare nello spazio a 24 miliardi e 404 milioni di km per provare a sostituire chip di memoria finché non si trova quello giusto, spruzzare del Deoxit sugli zoccoli o effettuare un po’ di manutenzione.
Quello che si è potuto fare è stato, lo scorso marzo, è stato decodificare il messaggio misterioso inviato dalla sonda, rivelatosi essere una trasmissione della memoria dell’FDS, il Flight Data System, il computer a 18 bit responsabile per la telemetria che riceve i dati ingegneristici e scientifici dai vari strumenti presenti sulla sonda, li stiva nella sua RAM CMOS e li formatta in un singolo pacchetto che viene inviato a Terra dalla Telemetry Modulation Unit (TMU).
E quindi inviare un poke, un segnale con l’ordine di provare diverse sequenze nella memoria cercando sezioni corrotte.
Il 4 Aprile la risposta: il 3% della memoria dell’FDS risulta corrotta e inutilizzabile, e quindi i dati di telemetria vengono a loro volta corrotti.
Esattamente come quando accendete dopo tanti anni un Commodore 64 rotto, “39811 BASIC BYTES FREE” diminuiscono e il più innocente programma finisce bloccato da un ?OUT OF MEMORY ERROR.
Il motivo del danno è ancora dubbio: le ipotesi sono l’azione di una particella energetica dallo spazio o, semplicemente, 46 anni di elettromigrazione e continuo funzionamento senza possibilità di mandare un tecnico a cambiare i pezzi di ricambio.
La speranza è riprogrammare da remoto Voyager 1 perché funzioni senza quella sezione di memoria corrotta, potendo così riprendere a lavorare almeno un altro po’, finché sarà troppo lontano per trasmettere, troppo privo di energia per funzionare, troppo rotto per avere parti ancora utilizzabili o tutte e tre le cose assieme.
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