Scattano le perquisizioni contro i novax su Telegram: l’avevamo previsto.
Non è possibile, non è logico e non è credibile che chi abbia coscientemente pubblicato nomi e indirizzi di medici, politici e giornalisti con incitazione a compiere violenze potesse evitare indagini e perquisizioni.
Il mito di “Telegram come strumento irraggiungibile”, l’eccessiva certezza di chi si credeva “leone” e “liberatore” ed è stato solo un leone da tastiera comincia a costare caro alla galassia dei novax su Telegram. Attivissimi nel virtuale ancorché inefficaci nel reale.
Le perquisizioni sono cominciate proprio questa mattina, di buon’ora.
La Procura di Milano ha delegato la Digos e il Compartimento di Polizia postale, e le indagini coinvolgono persone residenti a Milano, Roma, Bergamo, Reggio Emilia, Venezia e Padova. Oltre alle abitazioni degli indagati, i controlli hanno riguardato pc, cellulari, tablet e account social.
Secondo quanto emerso dalle indagini, le chat continuavano impenitenti a programmare gesti violenti da tenersi in occasione dei futuri raduni.
Nonostante il fatto di essere attenzionati dalla DIGOS fosse ormai noto da giorni, i tempi tecnici dovuti a sequestri ed oscuramenti hanno evidentemente tratto in inganno l’utenza, convinta di poter agire impunemente.
Ideazione che la Polizia di Stato ha contribuito a spegnere.
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