Una delle credenze sui nostri amici a quattro zampe è quella secondo cui i cani vedono in bianco e nero. Un falso mito in verità: i cani vedono sensibilmente “peggio” che un essere umano, o meglio hanno una vista ottimizzata per le origini selvagge dei loro avi predatori, e quindi più povera di colori e con un’acutezza inferiore, ma adatta a funzionare meglio in condizioni di scarsa illuminazione.
Il senso generale è che per un cane la vista è un senso che si accoppia a sensi assai più sviluppati come udito e olfatto: un lupo, loro “avo” e parente non ha certo bisogno di leggere i giornali, ma di vedere una preda correre davanti a lui e riuscire ad abbrancarla.
Lo spettro cromatico di un cane tende ad escludere diversi colori: quello che per noi è rosso acceso, per loro diventa un marroncino spento, ma il blu resta tale, per quanto meno “vibrante”.
Il cane è quindi non incapace di percepire i colori, ma daltonico verso il rosso.
Inoltre la vista media di un cane (come per gli esseri umani ci sono variazioni, e specie selezionate per la caccia possono avere una vista più acuta) è di 20/75: vale a dire, che un cane per vedere quello che un essere umano vede da 75 piedi di distanza (circa 23 metri) deve essere posizionato a 20 piedi (circa sei metri).
Un cane non vede bene da lontano, e probabilmente se sapesse leggere non riuscirebbe a discernere i caratteri troppo piccoli. Non percepisce lo spettro completo dei colori e la sua vista ci sembrerebbe costantemente “offuscata”. Potrete simulare su questo link.
Però predatori come lupi e volpi, che condividono con lui lo stesso tipo di vista, sono in grado di usare la minima luce come noi umani non possiamo: di notte la vista di un umano peggiora, la vista di un predatore tende a restare stabile.
Se in generale vedere meglio al crepuscolo sembra uno scarno vantaggio, pensate alle diverse condizioni di partenza, ed a come udito e olfatto del cane lo aiutino ad ottenere un mondo più ricco e vibrante di quanto possiamo immaginare: se per noi il cane è generalmente ipovedente, dal suo punto di vista siamo noi le creature ipoudenti dalla pessima visione notturna e dall’olfatto scadente.
Foto di vikki bilan da Pixabay
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