San Marino vaccina con Sputnik, ci riporta un lungo editoriale del Times.
E la questione è un insieme di concause, una lunga serie di combinazioni.
In primo luogo, la difficoltà nel procurarsi i preparati cui siamo abituati.
San Marino del resto è una piccola enclave all’interno di un’Italia che, come stiamo vedendo in questi giorni, ha già difficoltà nel reperire le dosi necessarie.
Restando quindi con le poche dosi Pfizer destinate ai pazienti fragili.
Ed è anche un posto dove la pandemia ha colpito in modo particolarmente duro.
Nonché, infine, un luogo che non facendo parte dell’Unione Europea (anche se intrattiene rapporti doganali e commerciali con essa) e quindi non è tenuto alle raccomandazioni di EMA ed AIFA.
Un luogo dove per questo i farmaci tendono ad arrivare in anticipo rispetto alle autorizzazioni nel resto del mondo, come fu per il Viagra.
Da un lato quindi abbiamo San Marino partner ma non parte dell’UE, quindi privo della leva commerciale dell’Unione Europa per trattare direttamente con Pfizer, Moderna, AstraZeneca e gli altri partner.
Dall’altro il vaccino di stato Russo che il Cremlino è ben contento di poter commercializzare e diffondere, anche come mezzo per stabilire relazioni tra Stati.
Il risultato? Si passa dalla penuria all’accelerazione, col 25% dei vaccinati e le porte aperte al turismo vaccinale.
Dal ventisei aprile infatti ai turisti non residenti in Italia è consentito vaccinarsi con doppia dose di Sputnik pagando 50 euro e col caveat di soggiornare «presso strutture ricettive di San Marino, per due periodi, contestuali alla vaccinazione, a distanza di almeno 21 giorni l’uno dall’altro e di almeno 3 notti per ogni periodo».
Ovviamente, il residente Italiano non è discriminato per un malcelato senso di vendetta, ma perché essendo un cittadino europeo non potrebbe iniettarsi sostanze non approvate da EMA e AIFA.
Situazione che potrebbe cambiare, in futuro, se l’approvazione per Sputnik arrivasse.
Nel frattempo i sammarinesi sono esclusi di fatto dal “Green Pass”, il “Passaporto Vaccinale” previsto dall’attuale normativa (ancorché sotto il mirino del Garante Privacy per le gravi criticità evidenziate).
Infatti, anche risolvendo le criticità di privacy e gestione dei dati, il Green Pass postula l’esistenza di una vaccinazione espletata correttamente con un preparato approvato dall’AIFA.
Per uso interno al piccolo paese, comunque sarà rilasciato un pass vaccinale, ma senza indicazione del preparato usato, come da indicazioni dei garanti privacy.
Foto di copertina di Lucio Alfonsi da Pixabay
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