Editoriale

San Francisco arruola robot killer in polizia, la decisione finale a presto

San Francisco arruola robot killer in polizia: e siamo subito nel mondo di Robocop, o quanto meno il suo rifacimento moderno, in cui il progetto di un poliziotto cyborg nasce proprio come pietra di passaggio per un esercito di agenti robot.

Naturalmente non parliamo dei goffi ED209 della saga, neppure di sofisticati cyborg e robot usciti dalla fantascienza: parliamo della possibilità, approvata dalla Corte dei supervisori di San Francisco, di munire droni di terra e robot usati per la ricerca di esplosivi e per scandagliare le macerie in caso di sopravvissuti di armi letali.

A determinate condizioni va detto: la polizia deve dimostrare di non aver altro mezzo per evitare l’escalation, il drone armato teleguidato potrà essere usato solo in circostanze estreme e su ordine dell’ufficiale di grado più alto.

Un esempio storico proviene dal caso a Boston di Micah Xavier Johnson, veterano della guerra in Afganistan che, agendo come un moderno Rambo animato dal medesimo spirito vendicativo, era accusato ucciso cinque agenti di polizia e ferito altri nove pianificando una “strage di poliziotti bianchi” per vendetta contro casi di violenza su uomini di colore. Asserragliato in un college, Johnson fu caricato ed ucciso da un drone di terra usato solitamente per sminare gli esplosivi, questa volta carico di esplosivi e scagliato in un attacco kamikaze contro l’attentatore, uccidendolo sul posto con minimi danni alla propria struttura.

San Francisco arruola robot killer in polizia, la decisione finale a presto

La decisione è stata quindi presa, ma nell’odierna giornata dovrebbe passare al vaglio di una seconda votazione ed essere firmata dal sindaco.

Non tutti però sono favorevoli a concedere l’arruolamento di robot killer in polizia, specialmente in una città dove recentemente è stata ammessa la possibilità per gli agenti di usare video tratti da telecamere di videosorveglianza privata in diretta in casi determinati.

I favorevoli ovviamente fanno riferimento al caso Johnson: un poliziotto davanti a un uomo armato e asserragliato in una posizione che rende impossibile ogni altra mossa potrà mandare un drone armato in sua vece.

Secondo Kirk Burkhalter, docente di legge ed ex detective in pensione di New York, siamo di fronte ad un territorio nuovo ed inesplorato del quale le possibilità tecniche ed etiche non sono state ancora approfondite (a parte nella fantascienza).

Attivisti e sostenitori dei diritti umani paventano il caso di un drone killer spedito contro persone sull’orlo di una crisi di nervi e il timore che le minoranze possano trovarsi più spesso un drone armato all’uscio.

Per Paul Scharre, esperto di tecnologia e sicurezza, il robot killer in polizia è sostanzialmente un’occasione sprecata: un drone può frapporre tra un sospetto armato ed un agente una distanza tale da neutralizzarlo, rendendo così possibile un contatto e la creazione di ulteriori opzioni anche diplomatiche, senza dover ricorrere all’esplosivo.

 

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