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Salvini cita Topolino per il Ponte sullo Stretto (ma il finale lo tradisce)

Il diavolo a volte fa le pentole ma non i coperchi. A volte fa il Ponte sullo Stretto, ma non i finali, come ha scoperto il Ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini leggendo i trend verticali su X (ex Twitter) relativi al suo status. Uno status invero ottimista e innocente, nel quale cita Topolino, amatissima rivista di educazione e intrattenimento per il fanciullo.

Salvini cita Topolino per il Ponte sullo Stretto (ma il finale lo tradisce) – commento dell’autore F. Artibani

Che in realtà in quella storia di Elisa Penna, Giorgio Pezzin e Giorgio Cavazzano (rispettivamente per Storia, Copione e Arte) finiva molto male.

Salvini cita Topolino per il Ponte sullo Stretto (ma il finale lo tradisce)

Siamo nel 3 Ottobre del 1982: Topolino è già in edicola, e costa appena 700 lire.

Anche il Ponte sullo Stretto è tra i sogni storici ma considerati irrealizzabili delll’Italiano medio, così in un miscuglio di divertimento, azione e cultura il trio Penna, Pezzin e Cavazzano tira fuori una storia relativa.

Nella storia Zio Paperone osservando i tempi biblici (e esasperati dalla storia, con tanto di parodia di Reinhold Messner pronto a giurare che il traghetto per Messina sia un’avventura più pericolosa per la salute e difficile della scalata alla vetta più ostile) di attraversamento dello Stretto dichiara che proporrà agli Italiani una sua idea del ponte che aggiungerà fama e miliardi ai suoi “fantastiliardi” di patrimonio.

Nonostante il parere contrario dei nipotini (da sempre “voce della saggezza” tra la cupidigia di Paperone e l’alternanza di codardia e iracondia di Paperino) che gli ricordano la scarsa possibilità del progetto, Zio Paperone vaglia diverse ipotesi, una più improbabile dell’altra.

Scena dalla storia di Topolino

La scelta cade sul creare un ponte di corallo, materia viva e quindi astrattamente in grado di rigenerarsi e rinforzarsi a bisogno, cosa per cui Paperone spende miliardi per compiacere un pescatore locale, detentore della più grande colonia di coralli Italiana, pronto a cedere il prezioso materiale solo in cambio della sua ascesa al mondo delle star ed un incontro galante con una parodia di Wanda Osiris.

Paperone riesce ad ottenere per il pescatore tutte le condizioni, ma il rivale Rockerduck addormenta i coralli con abbondante anestetico in modo da far perdere tempo a Paperone, costringerlo a ritirarsi e vendere il “ponte di Corallo” personalmente agli Italiani, col risultato che il giorno dell’inaugurazione il ponte viene fatto a pezzi dai turisti e il governo Italiano commina al magnate una severissima multa.

Il finale

La storia è punteggiata da una serie di note storiche sui ponti in generale, e sulle difficoltà che hanno reso per decenni irrealizzabile il ponte.

Non a caso, in coda pari ad una morale alla Esopo nel “trend verticale” appare Francesco Artibani, penna storica del settimanale, dapprima a ricordare che “Nella storia il ponte non si poteva fare” e poi per fornire gli estremi della storia punteggiata da Progetti impossibili, soluzioni assurde, turisti incivili in un racconto attualissimo di quarant’anni fa.

 

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