Salvini e l’assenteismo: fact-checking sulle presenze del leader leghista
Come noto a tutta Italia il 15 ottobre 2019 Matteo Renzi e Matteo Salvini si sono scontrati a Porta a Porta su Rai 1. Il confronto televisivo è durato circa un’ora e mezza e Pagella Politica ha pubblicato un fact-checking in merito a moltissime delle affermazioni fatte dai due leader, comprese quelle riguardanti l‘assenteismo di Salvini nel suo ruolo di ministro degli Interni nello scorso governo Conte e non solo. Vediamo ora una selezione delle dichiarazioni verificabili in merito alla questione assenteismo del leader leghista pronunciate da entrambi i contendenti.
Fact-checking per Salvini: assenteista o no?
Matteo Salvini è assenteista o no? Molti lo accusano di essersi sempre occupato maggiormente della sua perenne campagna elettorale anziché del suo ruolo di ministro degli Interni nello scorso governo. Le accuse non sono mancate nemmeno da parte di Matteo Renzi nel corso del confronto diretto a Porta a Porta, che ha portato una serie di dati sulle presenze del leader leghista. Salvini è stato presente o assente agli appuntamenti istituzionali cui era suo dovere presenziare da ministro?
Il discorso è partito dall’accusa fatta da Renzi a Salvini rispetto al fatto di essersi “messo in missione al Senato” in data 30 e 31 luglio più il 1° agosto. Sono proprio questi i giorni in cui il leader leghista era in ferie a Milano Marittima. La replica di Salvini? “I ministri sono sempre in missione, per regolamento del Senato”. Chi dei due ha ragione? I tre giorni di Salvini a Milano Marittima possono rientrare in quello che era il suo ruolo all’epoca? Facciamo chiarezza su quelli che sono i doveri dei senatori.
Senatori: come funzionano presenze e assenza
I senatori in qualità di dipendenti dello stato hanno un regolamento del Senato da rispettare. L’articolo 1 comma 2 di questo regolamento recita che i senatori:
Hanno il dovere di partecipare alle sedute dell’Assemblea e ai lavori delle Commissioni
Qualora non fosse presente, un senatore ha due possibilità per giustificare l’assenteismo, per il quale sono previste decurtazioni economiche. Un senatore può giustificarsi in due modi:
- Assenza per congedo: va chiesto per iscritto al presidente del Senato e vale per coloro che non possono partecipare alle sedute per ragioni familiari o di salute. I senatori in congedo, posto il limite di un decimo del totale dei senatori, non sono conteggiati ai fini del numero legale.
- Assenza per missione: in questo caso si tratta di assenza “per incarico dovuto al Senato”. Cosa vuol dire? Nell’articolo 108 del regolamento del Senato si legge che “i senatori che sono assenti per incarico avuto dal Senato o in ragione della loro carica di ministro non sono computati per fissare il numero legale”.
Dal testo dell’articolo si intende che sono considerati “in missione” non solo i senatori ma anche coloro che ricoprono la carica di ministro (Salvini tra luglio e agosto scorso era ancora ministro degli Interni). Dall’articolo risulta evidente come l’assenza sia giustificata se e solo se legata al ruolo che il ministro ricopre e ai compiti che gli sono affidati in qualità di ministro, appunto.
Come riporta Pagella Politica, un ministro può essere considerato in missione se visita un carcere o incontra il suo corrispondente straniero. Non rientra nell’assenza per missione la non partecipazione a una seduta per tenere un comizio in piazza, per esempio, poiché si tratta di un’azione legata al ruolo di leader di partito e non a quello di ministro.
È stato inoltre appurato come tra la fine di luglio e l’inizio di agosto Salvini sia stato anche effettivamente in vacanza, oltre a sbrigare i doveri di partito, e proprio a questo periodo risalgono le polemiche relative alle fotografie del figlio che sale su una moto d’acqua della polizia. In quegli stessi giorni il Senato era impegnato in alcune votazioni, come verificabile sul calendario dei lavori del Senato.
Ecco confutata la frase di Salvini “i ministri sono sempre in missione, per regolamento del Senato”. I ministri possono assentarsi dalle sedute per ragioni legate al loro incarico, risultando “in missione”, o domandando un congedo per motivi personali. In altra maniera le assenze sono ingiustificate e quindi dovrebbero essere decurtate. Ciò che Matteo Salvini ha fatto finora è stato far figurare le sue assenze come missioni approfittando della mancanza di chiarezza nello stabilire, nel regolamento di Senato, cosa siano e non siano le missioni. Come risulta da un’inchiesta de L’Espresso pubblicata il 7 ottobre 2019 Matteo Salvini dopo la presenza per il voto di fiducia al governo Conte due è sempre stato “in missione”. Dove? Per i suoi comizi elettorali in Umbria e Calabria. Delle 5.185 votazioni elettroniche registrate a Palazzo Madama Salvini è risultato presente 5.161 volte ma, di queste, 5.096 erano “missioni”.
Assenze Salvini: i dati
Renzi ha ulteriormente attaccato l’avversario sottolineando che “la missione significa andare a fare le riunioni al Consiglio europeo” snocciolando poi una serie di dati relativi alla presenza di Salvini in Europa, in Senato e – all’inizio della sua carriera politica – al Consiglio Comunale di Milano. Renzi ha affermato su Salvini: “Ha fatto 7 vertici europei come ministro dell’Interno, 7 Consigli europei, e ha partecipato una volta su 7. Lei ha votato da quando siamo in Senato su 5.190 votazioni che ci sono state, lei ha votato 70 volte, l’1,3 per cento […]. Al consiglio comunale di Milano […] aveva una percentuale di presenze dell’1,3 per cento”. Quanto di ciò che ha affermato Matteo Renzi è vero e verificabile?
Partiamo dai Consigli europei. Si tratta delle riunioni che i ministri dei diversi paesi dell’UE. Su un totale di 8 incontri Salvini, quando era ministro dell’Interno, ha presenziato 2 volte. In entrambi i casi si è trattato di occasioni informali. In questo caso i dati citati da Renzi sono stati imprecisi. Giusti invece quelli rispetto alle votazioni in Senato, come conferma anche OpenPolis. Matteo Salvini ha partecipato a 70 votazioni su 5.191, in percentuale proprio l’1,3% delle volte.
Le assenze fatte risultano essere solo per lo 0,5% non giustificate e per il 98,1% figurano per missione. Arriviamo agli ultimi dati citati da Renzi, quelli relativi al Consiglio comunale di Milano. In questo caso l’affermazione è più difficile da verificare; dal 1993 – anno in cui Salvini è diventato consigliere comunale – il sito del Comune di Milano non riporta più i dati delle presenze. Il dato citato da Renzi proviene, probabilmente, da un articolo del Corriere della Sera che in cui viene evidenziato come nel 2018 Salvini abbia votato nell’1,37% dei casi.
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