In Russia, una studentessa studentessa scrive post contro Putin e rischia dieci anni di carcere. In Italia eserciti di Vatnik ogni giorno affollano i commenti degli articoli di chi parla della censura del regime Putiniano e delle grottesche menzogne delle “fonti russe” piangendo Russofobia e implorando rumorosamente (giuro, ci è successo) Putin di mandare un tagliagole ceceno o un mercenario a farci tanta paura per farci tacere.
Quando a parti invertite, in Russia si può essere segregati in casa e minacciati di dieci anni di carcere per un post.
Quando, se noi agissimo come il Vatnik che piange censura vorrebbe, come nella nota gag del compianto Maurizio Mosca quel vatnik sarebbe già stato deportato, processo per direttissima, mercenari in casa, in Siberia senza internet a raccattare patate col telefono controllato
La storia di cui parliamo è stata ripresa dalla BBC.
E comincia dalla distruzione del ponte di Kerch, lo stesso su cui le “fonti russe” hanno vomitato cose turpi, compresi improbabili video farsa assemblati da canali Telegram un tempo dediti ai falsi avvistamenti di UFO convertiti alla propaganda filorussa.
La giovane Olesya Krivtsova decide semplicemente di postare un post che definire “critico” sarebbe una resa alle velleità di censura del rissoso Vatnik che ogni volta che ci legge, col cuoricino sanguinante e il viso rigato dalle lacrime, implora forte forte Putin di mandarci un mercenario ceceno a casa che ci guardi come il Polpo Alieno fatto di Grafene che vive nei vaccini guarda i novax.
Semplicemente dichiara che probabilmente gli ucraini saranno felici della distruzione del ponte.
Ovviamente, se ti arrivano meno invasori in casa sei più felice.
La ragazza se ne dimentica subito dopo e va a telefonare alla mare: un drappello di poliziotti le sfonda la porta di casa e la sbatte per terra di mal garbo, armi in pugno per sequestrarle il telefono.
Sembra che la Russia di Putin (o quantomeno, dico meglio, la parte in cui dimora la fanciulla) non sia il paradiso, e neppure un posto così alieno alle politiche di Putin.
Si rivela uno scenario degno delle purghe staliniane, una storia di delatori col telefono in mano pronti a fare la spia contro i nemici del nuovo Zar.
Qualcuno dei suoi compagni di corso è stato ben lieto ed orgoglioso di far girare in chat la scoperta di una “pericolosa traditrice”. Altri hanno immediatamente provveduto a riscattare i 30 danari che, almeno moralmente, sono dovuti ad ogni delatore su questa terra almeno dagli ultimi duemila anni ad oggi.
«Questo è fuori luogo in tempo di guerra. Va stroncato sul nascere».
«Prima cerchiamo di screditarla. Se non lo capisce, lascia che se ne occupino i servizi di sicurezza»
Scrivono i primi “figli di Putin”, mentre un altro soggiunge lieto
«La denuncia è dovere di un patriota»
Indossando un quantomeno morale colbacco, giaccone trapuntato modello “Vatnik” e, salutato Tovarish Putin, obbedito come un fiero delatore sovietico all’ordine del Caro Leader che gli imponeva di separare “i veri patrioti dalla feccia e dai traditori”.
Comprese le sue compagne di corso.
Taci, il nemico ascolta! diceva una nota propaganda bellica, e in Russia il nemico ha mille occhi e mille orecchie. Come a scoperto Olesya, condannata per un post del tutto innocente.
Olesya ora è rinchiusa in casa da Dicembre, con una cavigliera per seguire tutte le sue mosse. Olesya ora non può più accedere ad Internet o usare il telefono.
Saranno contenti i suoi compagni di corso: una “pericolosa terrorista” iscritta in un apposito “albo dei Terroristi” (con figure leggendarie, temiamo, come l’Uomo Pangolino e i terrificanti mutanti Ucraini che con ogni dose di vaccino Pfizer acquisiscono nuovi esaltanti superpoteri ed un odio viscerale per la storia Sovietica che li rende macchine della morte naziste in grado di squarciare carri armati a mani nude per percuotere i figli di Russia…) non può neppure telefonare ai suoi cari o andare a scuola.
Non si sa mai quale “complotto Ucraino” potrebbe compiere.
Al momento è ai domiciliari, a casa con la madre, in attesa di quella che rischia di essere una condanna a dieci anni di carcere.
“Ma prima o poi Putin dovrà finire le celle”, sentenzia la coraggiosa ragazza.
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