Ruba cinque euro di cibo al supermercato nel 2006, in carcere nel 2023: questa notizia sembra uscita dalla penna di Victor Hugo, dalla storia di Jean Valjean, ma purtroppo è un evento reale.
Una distorsione di una serie di eventi che portano ad un finale che forse sarà formalmente corretto, ma eticamente lascia decisamente l’amaro in bocca.
La vicenda echeggia seriamente la storia del Jean Valjean narrativo. Nel 2006 un senza fissa dimora affamato ruba cinque euro circa di cibo in un supermercato. Praticamente, il tozzo di pane di Valjean.
Nonostante il senza tetto abbia restituito il cibo, viene comunque denunciato, e si attiva la macchina giudiziaria. Alla denuncia seguono i primi intoppi: parliamo di un senza fissa dimora, una persona difficilmente rintracciabile.
Il processo va avanti e si arriva ad una condanna di due mesi definitiva in appello.
In ogni altro caso il difensore, quantomeno il difensore di ufficio, avrebbe chiesto l’applicazione di pene detentive alternative alla reclusione, e stante l’esiguità di pena e reato sarebbe finita qui.
In questo altro caso, probabilmente complice la difficile situazione di vita e rintracciabilità del senza fissa dimora, ciò non è accaduto e lo stesso si ritrova tradotto in carcere, a Dozza, allo scopo di scontare due mesi di reclusione, diciassette anni dopo.
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