Ron Gilbert chiude ogni comunicazione su Monkey Island per gli haters. Anche il creatore dell’iconica saga videoludica si arrende al malcostume della Rete.
Potremmo definirlo un frutto tossico della dottrina del “Uno vale uno” e “se compro il tuo prodotto sono il tuo capo perché ti dò da mangiare”. L’assurda e delirante idea per cui il personaggio famoso, il creativo e non solo siano obbligati a seguire i tuoi appetiti.
Avevamo parlato del ritorno di Monkey Island ad aprile.
Ron Gilbert, tra i creatori della saga, aveva scelto proprio il primo aprile per annunciare di essere tornato all’opera. La saga di Monkey Island, cinque capitoli in tutto sulle avventure dello stravagante Pirata Guybrush Threepwood, ripartirà da tre.
Nel senso che ci sarà un nuovo terzo capitolo che escluderà gli ultimi due dalla continuity e riscriverà alcuni elementi del terzo conservandoli.
Vorremmo potervi dire di più: a causa degli haters Ron Gilbert chiude ogni comunicazione su Monkey Island e quindi non possiamo più darvi informazioni.
Nessuno può darne.
Per carità, la critica e la discussione sono sempre ammessi. La tossicità, i commenti livorosi e ripetuti no.
Il sealioning, l’arte tipica di chi ha troppo tempo tra le mani e decide di snervare il prossimo aggredendo il tempo che ha dedicato ai social, aggiunge solo un clima decisamente ostile.
Ci siamo passati anche noi: abbiamo una rigida moderazione dei commenti social proprio per questo. Ogni articolo ha una metà circa di commenti propositivi. Anche critiche motivate.
L’altra metà tendono ad essere uno sfogatoio di insulti e frustrazioni, ricolmo di gente che esige attenzione con accenti tossici. Nella vita reale si sarebbero ritrovati sbattuti fuori dalla società civile, scacciati da ogni luogo pubblico se non indagati per i profili connessi a minacce e ingiurie.
Sui social, specie se la “vittima” è un famoso, una “spunta blu” o una ente riconosciuto, tutto è ammesso.
Come se la popolarità potesse essere pagata in livore.
Tornando a noi, Ron Gilbert ha finalmente rilasciato un nuovo trailer. Che sarà l’ultima cosa mai rilasciata fino all’uscita a fine anno del gioco.
Un trailer di un minuto e 35 nel quale emergono una serie di personaggi vecchi e nuovi. Ma anche un genere di grafica diverso dal passato, più simile a marionette di carta.
Decisamente riconoscibile.
Le gabbie dei commenti si sono aperte.
Le stesse persone che in un eterno ciclo della stupidità social hanno fatto professione di odiare ogni capitolo della saga per poi adorarlo e chiederne un altro e un altro ancora hanno deciso di odiare.
Al momento il blog di Ron Gilbert, Grumpy Gamer è offiline, in un involontario DDoS dato dalle folle di persone alla ricerca di insulti facili, di informazioni sugli insulti e di informazioni e basta.
I commenti sono però e saranno chiusi
Dominic Armato, doppiatore storico di Guybrush, ha commentato così
Ma complimenti a tutti!
Ho letto una serie di commenti appassionati ma educati, più o meno. Ma i commenti sul blog di Ron? Uno show di me*a…
Mentre Ron Gilbert ha giustificato la scelta di chiudere i commenti così
Sto chiudendo i commenti. La gente è solo cattiva e sono costretto a rimuovere attacchi personali. È un gioco incredibile, tutti in squadra ne siamo orgogliosi. Giocate o meno, ma non rovinate l’esperienza agli altri. Non posterò mai più niente al riguardo. Mi avete tolto la gioia del condividere.
L’epilogo ormai l’avete capito: Ron Gilbert chiude ogni comunicazione su Monkey Island per gli haters
La lezione è che sciamare in massa reclamando con maleducazione e attacchi personali qualcosa che “vi è dovuto” non vi servirà ad averlo, anzi.
Abbiamo deciso da qualche anno che commenti tossici da noi comporteranno il ban permanente dell’utenze. Abbiamo ricevuto improbabili e assurde “Richieste di unban” giustificate da libertà di parola e richieste di perdono.
Questo non avverrà mai finché la pagina esisterà.
Un ban è per sempre. L’alternativa sarebbe chiudere i commenti, come ha fatto Ron Gilbert.
Avremmo anche capito se Ron Gilbert avesse deciso di cancellare ogni lavoro fatto sul “nuovo terzo capitolo” del gioco e minacciare azioni legali contro chiunque avesse cercato di farne un fangame.
Monkey Island è una sua creatura: uno non vale uno.
L’idea che si possa comprare non solo un oggetto, ma il processo creativo col denaro e si diventi in grado di aggredire e insultare il creatore di qualcosa è un terrificante lascito della modernità.
Che andrebbe eliminato alle radici.
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