“Rinuncio a Satana” è la prova che il mondo del complottismo è variegato, e il complottista medio tende a sopravvalutarsi, spesso in modo assai tragicomico
Nell’ultimo capitolo di questa esposizione, nella versione social dello sprovveduto che “minaccia” le redazioni dicendo “Io compro il tuo giornale e quindi sono il tuo capo, se non scrivi quello che dico smetto di comprare il giornale e farai quello che ti dico per i miei due euro”, abbiamo persone che bloccano altra gente.
Ci siamo già passati: tempo fa, quando Satana non andava di moda, eravamo noi debunker quelli bloccati, e per una motivazione altrettanto insensata quanto forse più pratica.
Eravamo infatti accusati di essere la “psicopolizia Orwelliana”, e i capobastone spiegavano ai loro adepti come bloccandoci le loro bufale sarebbero diventate immuni al fact checking e ci avrebbero impedito di denunciare tutti alla DIGOS per poi finire a sgobbare incatenati nelle miniere di Grafene di Soros.
Obiettivo naturalmente inutile: tutto quello che orde di complottisti ottennero fu l’impedirsi di scrivere sui nostri profili le emerite scempiaggini per le quali li avremmo bannati personalmente. Come testimonia il lungo elenco di articoli di fact checking basati su post diffusi da persone che ci hanno bloccato.
L’obiettivo della “Rinuncia a Satana” su Twitter è ancora più evanescente: per qualche motivo complottisti a caso bloccano giornalisti, influencer, politici, fact checker e, talvolta, anche i Supereroi della Marvel. Illudendosi che questo serva a qualcosa.
Ci spiace spezzare le loro illusioni, ma assai probabilmente i social media manager dei “bannati” in realtà stanno festeggiando il non dover bloccare commenti francamente evitabili e inutili.
Come per il nostro caso, “Satana” continua a leggerli e giudicarli, solo che non possono più vederli.
E come per il doloroso caso dei nogreenpass che minacciavano di boicottare bar e ristoranti nei quali comunque non potevano entrare, bannare qualcuno che non ha alcun piacere di interagire con te è uno straordinario esercizio di futilità.
Pari all’atto insensato del bambino che, nell’oscurità della sua stanzetta, si copre la faccia col lenzuolo convinto che se lui non vede più il mostro che vive sotto il letto, questo non vedrà lui e non potrà ghermirlo per mangiarne i piedi.
Il fatto che siamo qui armati di screen dei rinunciatari a Satana dimostra che i satanassi i piedi li ghermiscono eccome.
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