Si parla di ricoveri Covid e incremento tariffario per gli ospedali. Nella buona fede si tratta di una sovvenzione corrisposta alle strutture che ancora oggi si ritrovano ad affrontare persone colpite dal Covid-19, nella mala fede è “conveniente”, con il solito ritornello (tacito, ma ben espresso) che vede il personale sanitario ricevere denari per parlare ancora di pandemia tra i pazienti. A fare il giro dei social è una foto con un estratto della Gazzetta Ufficiale con alcune parti evidenziate, specialmente nell’articolo 2.
“Mi verrebbe da dire che è piuttosto conveniente. Gazzetta Ufficiale, Novembre 2021, n. 275-276”. Leggiamo il contenuto dell’art. 2:
Determinazione dell’incremento tariffario massimo di riferimento per le prestazioni di assistenza ospedaliera per acuti a pazienti affetti da COVID-19
Al comma 2 troviamo:
L’incremento tariffario massimo, per ciascun episodio di ricovero con durata di degenza maggiore di un giorno, è pari a 3.713 euro se il ricovero è avvenuto esclusivamente in area medica e a 9.697 euro se il ricovero è transitato in terapia intensiva. In caso di dimissione del paziente per trasferimento tra strutture di ricovero e cura, l’incremento tariffario è ripartito tra le strutture in proporzione alla durata della degenza in ciascuna.
Il decreto cui l’anonimo osservatore fa riferimento è stato pubblicato 12 agosto 2021 e lo troviamo nella versione integrale e pubblica sulla Gazzetta Ufficiale a questo indirizzo. Dell’incremento riportato si sapeva già dal luglio 2021, come dimostra questo articolo di Quotidiano Sanità in cui si annunciava l’arrivo di “187.967.337 milioni di euro per il riconoscimento del solo incremento tariffario dei ricoveri causati dal Covid”.
Insomma, una spesa a carico di Stato e Regioni (al contrario di Singapore, leggi qua) alla quale il cittadino dovrebbe rendere grazie, anziché sostenere che sia una prova del grande complotto per far guadagnare gli ospedali. Le spese di degenza per il Covid, del resto, non sono le uniche sostenute dagli ospedali.
Solamente pochi giorni fa uno studio condotto da un team dell’Università di Tor Vergata ha posto in evidenza i costi elevati per la cura del tumore ai polmoni, con cifre che ammontano a 2,5 miliardi di euro “tra costi diretti sanitari e costi indiretti e sociali”, come ha spiegato il professor Francesco Saverio Mennini dell’Università di Tor Vergata.
Dal nostro studio emerge come nel periodo tra il 2016 e il 2018 è stata registrata una media annuale di 130.563 ricoveri, di cui 11.353 con intervento con un costo medio per ricovero pari a circa 9.310 euro. Il numero di ricoveri e di pazienti ospedalizzati si riduce nel tempo (-10,4%), e di contro aumentano le ospedalizzazioni per intervento (+7,0%). Ancora, il tasso di ospedalizzazione è caratterizzato da una forte eterogeneità spaziale (101 casi per 100.000 abitanti nella P.A. di Bolzano, 195 nelle Marche).
È chiaro che a nessuno verrebbe in mente di dire che il tumore ai polmoni sia una diagnosi che “conviene” agli ospedali per continuare a ricevere denari. Stesso discorso si potrebbe fare per la sclerosi multipla: nel 2013, per esempio, emerse che un paziente “costava” circa 38.000 euro annui, che complessivamente significavano 2,7 miliardi di euro all’anno per i tutti i pazienti affetti da SM.
Lo studio era stato condotto dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e finanziato interamente dal Ministero della Salute. Anche in questo caso a nessuno verrebbe in mente di dire che la sclerosi multipla sia una diagnosi “conveniente” per gli ospedali avidi di denaro.
Abbiamo fatto soltanto due esempi (il tumore ai polmoni e la sclerosi multipla) per evidenziare che ogni tipo di degenza ha un costo, e nessuna di queste “conviene”. Addirittura i ricoveri per certe patologie hanno un costo maggiore rispetto ai ricoveri Covid, come dimostrano i numeri.
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