Editoriale

Ricordate: i dati personali non devono essere esposti alla gogna pubblica

I nostri lettori ci hanno segnalato un caso avvenuto sulla pagina Facebook degli amici di Abolizione del Suffragio Universale. Ieri, 30 ottobre, gli autori hanno pubblicato un post in cui veniva mostrato un annuncio messo in rete da una pagina Facebook in cui veniva messo in vendita un gioiello fatto con il latte materno. Il nome della pagina e il post riportavano le generalità dell’autrice e il numero che questa proponeva per essere contattata su WhatsApp.

Non fraintendeteci, non vogliamo darvi una lezione di etica, ma Internet ci insegna che ogni volta che sui social compaiono nomi e numeri di persone screenshottati per farsi due risate, parte la gogna pubblica. Possiamo parlare di una versione più leggera della caccia all’uomo di cui avevamo parlato in questa guida utile: esistono tanti cyberbulli, e anche quando questi non si trovano tra gli autori dei post ironici possono nascondersi tra i commentatori che, in un delirio violento di onnipotenza e diritto all’insulto, vanno sul post originale e iniziano la campagna di fango.

È sempre bene evitare, e approfittiamo del caso di Abolizione del Suffragio Universale per ricordarlo a chiunque gestisca una pagina Facebook con un importante bacino di utenza. In questa guida utile avevamo parlato anche del pericolo delle bravate per ricordare che qualsiasi cosa si faccia sui social e più in generale su Internet ha sempre una conseguenza.

Abbiamo chiesto un parere al Signor Distruggere che da anni si occupa dell’argomento:

Dal 2011 ho sempre pubblicato contenuti censurati, appunto per evitare i fenomeni legati al cyberbullismo, visto che io posso garantire per me stesso, ma non per terzi. Io non troverei di alcuna utilità il contattare i protagonisti delle storie, altri, evidentemente, sì. Quindi censuro tutto. Cosa che mi ha reso la vita più difficile: me ne sarei potuto sbattere “dell’etica” e lasciare in chiaro i riferimenti anagrafici, così da zittire una volta e per sempre le accuse di fake. Ma ho preferito il martirio, mostrando gli originali solo ai giornalisti che me li hanno richiesti o a Claudio Michelizza che, in qualità di papà pancino, potrebbe iniziare anch’egli a condividere i suddetti quesiti esistenziali.

Dimenticatevi di questa storia, ora, e ricordate il grande potere che Internet e i social vi offrono: crescere, aiutare e formare, ma anche distruggere, un’azione che in questo caso non è responsabilità immediata degli admin, ma indirettamente può diventare tale.

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