Una catena di Sant’Antonio (clicca qui per sapere perché si chiamano cosi) è un messaggio di allarme, di aiuto o richiesta che ci viene inviato da uno dei nostri contatti con la richiesta di inoltrarlo a nostra volta a quante più persone possible.
Pur sapendo tutti dell’esistenza di questo tipo di bufale ogni giorno migliaia di persone continuano ad inviare questi messaggi ai loro contatti, ovviamente in buona fede, rendendosi veicolo di diffusione di inutili allarmismi e disinformazione.
Ecco una semplice guida per capire facilmente se ci si trova difronte ad una catena di Sant’Antonio:
Il primo indizio che ci si trova difronte ad una catena di Sant’Antonio è ‘invito imperativo ad inviare lo stesso messaggio a quanta più gente è possibile. Diffidate dei messaggi che contengono inviti alla massima diffusione.
Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e quant’altro non usano i sistemi di messaggistica privata per diffondere messaggi di allerta alla popolazione, ma si avvalgono dei loro organi ufficiali di comunicazione (stampa, siti ufficiali e pagine Facebook verificate). Nessun corpo militare o ente statale (o ospedale) affida la sua comunicazione a WhatsApp o Messenger.
I messaggi di allarme che suonano come avvisi impersonali tipo: “Attenzione! Stanno girando le case con la scusa di misurare le polveri sottili! Non aprite, sono armati!” in cui non è possibile capire chi abbia lanciato per primo questo tipo di allarme sono tipici delle catene di Sant’Antonio.
L’invito a non condividere la catena, ma a diffonderla attraverso il copia e incolla è un altro “classico” delle catene di Sant’Antonio. Condividendo il messaggio originale sarebbe possibile risalire a chi per primo ha iniziato la catena. Facendo copia e incolla diventa impossibile risalire a chi ha iniziato a diffondere la bufala.
Un altro classico delle catene di Sant’Antonio è l’invito alla diffusione massima a tutti i contatti di messaggi relativi a richieste di sangue o simili per persone che ne hanno urgentemente bisogno. Ha girato tantissimo, ad esempio, la bufala della richiesta di sangue per una bambina di Lucca. Non avrebbe senso, tra l’altro, inoltrare un messaggio del genere a tutti i nostri contatti se non sono persone che abitano a Lucca o dintorni.
Lo stesso dicasi per l’invito a bloccare o segnalare fantomatici utenti molesti che non esistono o che si trovano loro malgrado ad essere omonimi di quelli indicati nelle catene di Sant’Antonio.
Anche in questo caso un po’ di logica basterebbe a capire che il fatto che qualcuno mandi un messaggio dicendo che X è un criminale, non rende la persona indicata automaticamente un fuorilegge da bloccare all’istante.
Tenendo a mente questi 5 punti è molto più facile capire se ci si trova di fronte ad una catena di Sant’Antonio. Come sempre, nel dubbio, l’invito è quello ad usare il buon senso prima di cedere all’irrefrenabile desiderio di premere immediatamente il tasto “condividi” .
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