Siamo a sabato 28 Ottobre. Il che significa che con Lucca Comics che parte il primo Novembre, molti di voi in questo momento stanno facendo i bagagli. Probabilmente gli appassionati del retro si ricorderanno che Lucca Comics è anche “And Games”, e si tufferanno nella sezione Games per cercare un Commodore 64 imballato o una collezione di cartucce per le console Nintendo e SEGA vintage.
Qualcun altro proverà magari a cercare su eBay l’affare, perché la nostalgia, diciamolo, è un enorme motivatore emotivo, e ne abbiamo parlato più volte.
Ma come vi abbiamo detto per il tubo catodico, il collezionismo retro ormai è diventato simile per natura all’acquisto di auto d’epoca: comprate oggetti che richiedono una buona dose di manutenzione, conoscenza ed olio di gomito, che possono essere comprati per essere solo esibiti o anche per essere usati, ma nel secondo caso richiedono di essere pronti alla loro gestione, con l’aggravante di un fortissimo bagarinaggio.
Bagarinaggio che esiste in tutti gli interessi “nerd” e di nicchia va detto: è notizia recente che per colpa del bagarinaggio estremo il Museo Van Gogh di Amsterdam ha dovuto cessare la distribuzione di una carta promozionale Pokemon perché i bagarini avevano reso la vendita un pericolo per la sicurezza degli avventori.
Questa guida si rivolge a entrambe le categorie coinvolte: venditori e acquirenti. I primi perché siano consapevoli e non siano quel tipo di venditore, il bagarino estremo, i secondi perché acquistino consapevolmente.
Partiremo da alcune semplici lezioni.
State spizzicando gli annunci di vendita. Vi imbattete ad esempio, e l’ho fatto io stesso controllando su eBay per vedere se capita ancora, in un Commodore 64C (il “secondo modello” apparso nel 1986) venduto a mille euro “con qualche graffio” perché “raro”.
Vi invito a meditare su una cosa: con un numero di unità vendute tra i dodici milioni e i diciassette milioni il Commodore 64 è il computer più venduto della storia, certificato dal Guinness dei Primati.
Questo significa che, anche contando il numero di esemplari (e ci arriveremo) malfunzionanti, rottamati o fatti a pezzi per riparare gli altri esemplari non state vendendo un Van Gogh.
E la stessa cosa può essere comodamente detta di moltissimi Home Computer e “oggetti del desiderio retro dell’epoca”. Lo ZX Spectrum fu venduto in circa cinque milioni di esemplari, le varianti dell’Apple II arrivano a 6 milioni.
E per favore, non fatemi neppure cominciare con i “rarissimi monitor Retrocomputing”, ovvero televisioni degli anni ’80 e ’90 a tubo catodico e vecchi monitor da videosorveglianza venduti a prezzi da monitor professionali e/o residui ospedalieri.
TV che sostanzialmente avevamo tutti in casa, anche più di una per famiglia.
Tutto il mondo è paese: abbiamo parlato dell’eBay Italiana, ma per qualche giorno Urban Outfitters, il noto marchio di moda e lifestyle, ha stupito i social vendendo non solo Polaroid 600 ridipinte e ricondizionate a prezzi da Instax moderna, ma anche una TV Zenith “fondo di magazzino” con videoregistratore a 400 dollari circa, inserzione poi rimossa per gli stessi motivi per cui non riuscirete mai a vendere il Mivar della nonna a 200 euro e se ci riuscirete siete moralmente in difetto.
Non vi stiamo dicendo né di regalare i vostri retrocongegni, né di aspettarsi che vi siano regalati. Ma per favore, almeno una volta nella vita, provate ad essere non dico onesti, ma realistici.
Non stiamo parlando di un KIM-1 o un Apple I, i cui prezzi ad esempio sono giustificati dalla ridotta produzione del primo (sostituito quasi immediatamente dal Commodore PET) o dal fatto che gli Apple I furono prodotti solo in 200 esemplari di cui molti furono richiamati dalla stessa Apple e distrutti in un programma di sconti che consentiva agli utenti di ottenere sconti sull’Apple II in cambio della propria unità ormai desueta e dal fatto di essere praticamente prodotti artigianali, costruiti “su richiesta” da ditte agli albori della fama.
Parliamo di prodotti industriali, prodotti in enormi quantità che continuano a sopravvivere, e anche alcuni prodotti che industriali non sono perdono valore a causa della loro diffusione. Un esempio sono i “Rebra” la “musica d’ossa”, ovvero i bootleg di vinili sovietici incisi su lastre radiografiche per evitare la censura Staliniana di cui abbiamo parlato qui. Reperti storicamente pregevoli, il fatto che sotto Stalin e Kruscev, e sostanzialmente fino all’arrivo dei registratori a nastro fossero stampati in centinaia di esemplari praticamente “usa e getta” per essere venduti ad ogni cantone di strada limita il loro valore moderno a circa 50-80 euro.
Naturalmente ci sono anche da tenere in conto funziono geografiche: in America gli Apple II erano molto più diffusi che da noi, ed è oggettivamente più facile reperire un NES originale che il clonazzo russo “Dendy”.
Ma anche così ci sono effettivamente dei modi per chiedere un maggior valore.
Negli anni ’90 la moda di Barbie e delle Hot Wheels impazzava. Quella di Barbie abbiamo visto recentemente non è mai morta, anche se quella delle Hot Wheels è un po’ in quiescenza ma si appresta ad un ritorno con l’annuncio di una serie di film-concetto basati sui giochi più in voga dell’infanzia degli attuali spettatori, da Polly Pocket fino alle pistole NERF.
Per moltissimo anni i “computer Barbie e Hot Wheels” hanno avuto tutti i caratteri che abbiamo descritto. Prodotti in massa, ciarpame già all’epoca comprati perché i ragazzini volevano l’oggetto blu con le fiamme colorate e il marchio Mattel e si postulava (erano altri tempi…) che per avvicinare le bambine all’informatica bisognasse piazzare i rosa pastello del mondo di Barbie ovunque, assemblati mediogamma che di unico avevano solo il marchio che inondavano i negozi.
Nel 2020 un noto canale di informatica, Linus Tech Tips lancia una “sfida”: comprare un computer Hot Wheels per farne un Computer c.d. “Sleeper”.
Vale a dire un modernissimo PC da gaming installato non in un costoso case con luci colorate, trasparenze e accessori, ma in un vecchio case da computer vintage.
Solitamente un computer “Sleeper” viene installato nei vecchi minitorre e torre “un tanto al chilo” venduti all’epoca da chi faceva computer “assemblati” (non di marca quindi, ma con parti reperibili sul mercato) o veduti vuoti all’utente evoluto che preferiva montare un computer in base alle sue specifiche, ma Linus Sebastian, lo steamer del canale decise che avrebbe usato un case Hot Wheels, dichiarandosi pronto a spendere qualsiasi cifra per ottenere un’unità in buone condizioni.
Tanto bastò per aumentare il prezzo del “computer Hot Wheels” portandolo da catorcio/curiosità a oggetto del desiderio con bagarini pronti a rivenderlo a prezzi da Macbook Pro per svoltarsi il conto in banca.
È sempre un bene fuggire dalle inserzioni “visto e piaciuto” premesse e punteggiate da scuse risibili come “Non posso provare il dispositivo perché non trovo i cavi”, “Non mi funziona il lettore di floppy quindi non so se legge” e varianti del genere, a meno che tali inserzioni non arrivino con un prezzo abbastanza basso per trasformarle in una piccola scommessa.
Secondo buona parte della giurisprudenza la clasuola “visto e piaciuto” non esclude i difetti che non sono riscontrabili “ictu oculi”, ovvero “a vista”.
E la foto di un congegno all’appartenza intonso che “Però non può essere acceso” non consente di riscontrarne difetti di funzionamento che, ovviamente, nella migliore delle ipotesi non si è potuto riscontrare e nella peggiore delle ipotesi erano noti ma nascosti ad arte nel bagarinaggio.
“Provato e ricondizionato” consente invece al collezionista di fare un buon affare e al venditore di strappare un prezzo più elevato. Non ci vuole del resto molto: basta allegare qualche foto o un video di prova del computer, del giocattolo o del monitor oppure accenderli in caso di vendita fisica.
Un venditore professionale e con manualità potrà (e sarà giusto remunerarlo per bene) provvedere alle manutenzioni di cui abbiamo parlato in passato, come il controllo di condensatori pronti ad andare fuori specifica, pulizia e lubrificazione di lettori magnetici (come i floppy disk) e la rimozione della batteria tampone ove presente.
Piccole avvertenze che unitamente alla possibilità di provare prima di comprare comportano un incremento dei prezzi anche superiore (ma con onestà e tatto) del decremento che comporterà un “Visto e piaciuto che non puoi vedere acceso se prima non paghi”.
Ovviamente, il collezionista non compra solo un oggetto: compra una storia intera. L’imballaggio originale spesso racconta quella storia, come lo fanno i manuali dell’epoca, che per tutti gli anni ’80 e buona parte degli anni ’90 erano molto più del foglietto odierno con l’invito a scaricare materiale da Internet e guardare un video su YouTube per farsi assistere nel montaggio.
Parliamo di manuali corposi e vistosi, ricchi di illustrazioni, esempi e spesso con “informazioni di servizio” che consentivano di assemblare le proprie periferiche ed effettuare le riparazioni.
È quindi ovvio che un oggetto munito di imballo originale e manuali avrà un suo prezzo: purché ovviamente entrambi non siano ridotti a muffiti e illeggibili supporti di coltivazione di muffe e umidità.
Se un manuale da solo può avere un suo modico prezzo, “riunire un set” può rendere il prodotto più appetibile ad un buon collezionista. E parlando di scatole possiamo passare al punto dolente dell’acquisto online.
La storia del collezionsimo è piena di racconti dell’orrore (per i collezionisti stessi) di pezzi da collezione pregiati spediti in giro per l’Italia con una scatola riciclata e un po’ di Pluriball, arrivati nelle loro nuove dimore spaccati e danneggiati.
Del resto è inevitabile: la plastica invecchiando diventa friabile e dura, al contrario di una TV moderna un monitor a tubo catodico rischia l’implosione ad ogni colpo abbastanza forte, le schede di espansione in un PC moderno possono già ciottolare via al primo colpo, figurarsi in un retrocomputing.
Un vinile può essere spedito nell’apposito “mailer”, la scatolina predisposta e arrivare sano, oppure ficcato in una busta con un giornale avvolto intorno e arrivare deformato se non crepato.
Una cartuccia con scatola può arrivare intera o devastata: certo, l’imballo costa, ma imballare ripaga.
Oggetti particolarmente delicati potranno essere imballati su “scatola doppia” con tanto pluriball e fiocchi di polistirolo tra un’intercapedine e l’altra e pezzi di galleggianti da piscina in schiuma per provvedere ad attutire l’impatto: ove sia possibile, la “consegna di persona” unisce il meglio della possibilità di ispezione personale al trasporto più agevole e sicuro.
Abbiamo già visto il paragone tra collezionismo di auto d’epoca e oggetti vintage. È perfettamente accettabile, se un’auto d’epoca deve essere usata su strada, usare pneumatici nuovi anche se ricostruiti o costruiti a imitazione dei pneumatici d’epoca.
Alcuni accessori vintage sono semplicemente inutilizzabili, come il citato alimentatore originale del Commodore 64, noto per essere un vero e proprio killer di unità perfettamente funzionanti.
Col tempo floppy, nastri magnetici e persino cartucce possono invecchiare: soluzioni come l’emulatore floppy per Apple II, Ultimate II+ e Pi1541 per Commodore 64/128, Gotek per Amiga e PC, o la serie di Everdrive per le console retro spesso assolvono molto meno a funzioni di pirateria e molto più a funzioni di salvataggio di programmi destinati ad essere perduti nelle nebbie del tempo.
Se il vostro pezzo pregiato deve essere “esposto e basta” basterà comprarlo nello stato estetico maggiore. Se va anche usato, inevitabilmente bisognerà cedere alle sirene di qualche accessorio moderno, tenendo i soldi da parte per farlo.
Esattamente come una macchina d’epoca ha bisogno di benzina alla pompa, pneumatici nuovi e qualche lavoretto di carrozzeria prima di scarrozzarvi.
Il che ci porta ad un punto collegato.
I retrocomputer specialmente hanno una fortissima comunità del fanmade. C’è chi sviluppa versioni “amatoriali” ma fatte bene di giochi d’epoca, come il porting di Richard “Mr. SID” McManus di Prince of Persia per Commodore 64, creato per essere “scritto” su una cartuccia programmabile EasyFlash e munito di materiale stampabile per generare l’illusione di un viaggio nel tempo.
E c’è chi, e non vi mostreremo i link su eBay per non incoraggiare simili pratiche, vende tutto il kit stampato come “cartuccia vintage”, con tanto di improbabile data di uscita del 2011.
Il bagarinaggio della console o del computer d’epoca porta spesso al bagarinaggio del prodotto fanmade, che viene salvato, stampato e rivenduto.
Ora, siamo in una zona legale assai grigia nella quale il fanmade tecnicamente non è legale ma di fatto potrebbe essere tollerato: il porting di Prince of Persia ha la “benedizione” del suo autore originale, Jordan Mechner che al “lancio” si dichiarò sorpreso che qualcuno sia riuscito a crearne un porting dopo aver perso i coodici sorgenti.
Il porting di Super Mario per Commodore 64 è stato più volte buttato nell’occhio del ciclone da Nintendo stessa che Super Mario ancora lo vende come parte del pacchetto giochi vintage sulla Nintendo Switch o nella sua forma di “nuovo Game&Watch”.
Possiamo quindi postulare che un ipotetico utente che al costo dei materiali si offra di stamparti il manualetto e copiartelo su floppy stia ancora facendo un servizio utile: ma venderli come creazioni d’epoca, con costi a due zeri, agli sprovveduti no.
Esistono svariati canali “ufficiali”, di ogni comunità retro, dove valutare la presenza di prodotti fanmade o dove scaricare software abbandonato. Prima di comprare bisogna sempre controllare.
Tenendo conto che portali come itch.io continuano oggi a vendere giochi nuovi, anche per piattaforme datate nel tempo, e in modo del tutto legale.
Potete leggere mille guide su cosa è bene comprare e come trattarlo. Niente batte però la compagnia. Ogni interesse di nicchia ha una sua comunità di utenti, alcune meno “repulsive” e “chiuse” di altre.
Frequentare diversi gruppi di interesse per scartare quelli meno accoglienti e partecipare a quelli meno gestiti è un ottimo modo per avere informazioni.
Incontrare utenti in zona può aiutarti a gestire la tua collezione in fieri: se non sapete come effettuare manutenzione e piccole riparazioni è meglio pagare qualcuno che se non per lavoro (difficile trovare un riparatore di home computer e macchine da scrivere evolute degli anni ’70 e ’80 nel 2023…) almeno per passione ha l’esperienza necessaria per sapere quello che sta facendo.
Un gruppo di utenti coeso segnalerà le occasioni migliori e i tentativi evidenti di bagarinaggio, le uscite di nuovi programmi per le piattaforme che state collezionando e la creazione di nuovi servizi.
Probabilmente ne parleremo in capitoli futuri di questa rubrica, qualche volta come col Book 8088 ne abbiamo già parlato. Lo stato dell’emulazione è arrivato al livello tale che potete godere software d’epoca in modo indistinguibile dall’originale.
Per una serata con gli amici potete comprare un The64, usare i giochi SEGA e Nintendo forniti nel pacchetto abbonamento “Switch Online”, prepararvi un MiSTer, acquistare degli emulatori hardware pronti o ricorrere a soluzioni come RetroArch.
Per ascoltare dischi tra amici potreste comprare un giradischi moderno o una replica con tecnologia moderna dei modelli più datati, col vantaggio di trovare ricambi e assistenza e mantenere “uno stile”.
Ripeto quanto detto in un precedente articolo: lungi da me sparare su un interesse che come vedete è anche il mio. Quindi vi parlo da collezionista e non da gatekeeper e vi pongo una domanda.
Comprereste una bellissima automobile d’epoca, pagandola quanto una casa, per farla marcire in un garage perché vi rendete conto di non riuscire a guidarla, di non poter provvedere alla sua manutenzione, di non avere il tempo fisico per guidarla e perché se l’idea di una scampagnata con altri amatori vi piace non riuscite a concepire le vostre vacanze se non a bordo di una scattante berlina piena di confort?
Non c’è vergogna ad ammettere che se la nostalgia è un potente motivatore, il denaro è quello che muove il mondo, e si può procedere a piccoli passi.
Magari a Lucca Comics&Games non dovete svuotare tutti gli stand con roba retro che vedete, ma potreste ad esempio fermarvi in qualche negozietto di informatica e valutare qualche soluzione “moderna ma antica”, oppure tuffarvi nel mondo del retro, ma un pezzo per volta.
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