Emulare: una parola che farà storcere il naso ai puristi. Ma per Natale ho pensato di regalarmi un Miyoo Mini Plus e “pimparlo”, non perché non mi pagano (non avevo idea di chi fosse il produttore se non dopo averlo comprato), o perché mi paghiate (l’ho preso col mio denaro: prima o poi forse farò una lista Amazon. Forse. Non oggi), ma perché emulare serve.
Che ci crediate o no, esistono emulatori da quando esiste l’informatica domestica, anzi molto prima.
Il primo emulatore registrato nella storia era infatti un emulatore dell’IBM 1401 scritto per girare sugli IBM System/360. Come per gli emulatori PET su Commodore 64 e il “system on a chip” (una forma di emulazione hardware) Mega II e Gemini rispetto all’Apple II (finito in schede per Macintosh) lo scopo era molto più “istituzionale” di quello che sembra.
Amministrazioni, istituti di ricerca e scuole avevano un gran numero di costosi programmi scritti per le generazioni precedenti di computer e necessitavano dell’emulazione per mantenere attivo il loro parco applicazioni.
Mantenere in piedi computer datati e dei quali diventa sempre più raro trovare i ricambi è un costo per ogni amministrazione, come lo è anche dover ricomprare programmi da zero.
Emulare significava poter usare programmi vecchi a tempo indeterminato su hardware nuovo, fino a poter pian piano rinnovare anche le applicazioni.
La filosofia dell’emulare si divideva sostanzialmente in due: l’emulazione via software, con programmi da installare sui nuovi computer più performant in grado di “reggere” il peso di fingere di essere un computer più datato, o l’emulazione via hardware, con soluzioni “chip singolo” o pacchetti FPGA in grado di replicare a livello hardware il comportamento di macchine datate, diventandone la ricostruzione.
Ma quando pensiamo all’emulazione oggi, pensiamo a qualcosa di essenzialmente ludico, come le “Mini Console” di cui ormai il mercato è invaso. Apparecchietti con processori ARM ed emulatori già settati, con pacchetti di giochi di cui il venditore ha già acquistato le licenze, pronti ad essere spediti sotto gli alberi di Natale per “bambini di ogni età” che non hanno voglia di configurare e smanettare. Prendi, collega, gioca.
Ieri emulare era una necessità professionale, oggi è una necessità professionale e ludica. Abbiamo già visto come l’hardware originale comincia a diventare raro, e preda del bagarinaggio.
Computer e console un tempo comuni ora invecchiano, e mantenere in vita dell’hardware datato diventa un impegno a tempo pieno. Tentativi di “ricostruzione” non sempre riescono per bene, come il Book 8088 che richiede ulteriori adattamenti per raggiungere la piena compatibilità col computer di cui dichiara di essere la resurrezione.
Possiamo costruire un Commodore 64 di nuove parti, ci sono amatori che assemblano 386 e simili di parti d’epoca, e continuano ad uscire programmi e videogames per Amiga ancora oggi.
Ma ovviamente, procurarsi l’hardware corretto è un terno al lotto, ed è per questo che esistono soluzioni emulative come l’Amiga Mini e il The64 di Retro Games LTD.
Ed è l’emulazione che rede possibile (e anche questo l’abbiamo visto, almeno relativamente ad un gioco per Commodore 64 recente venduto in beneficienza per l’Ucraina) la creazione di negozi virtuali come itch.io che continuano a vendere videogames per Commodore 64, Amiga, NES e altri computer e console datati: sostanzialmente anche un utente PC o MAC può accedere all’acquisto con una delle molteplici soluzioni emulative.
Inoltre siamo a Natale: i puristi non me ne vogliano, avrei potuto parlare di soluzioni emultative evolute come il MiSTer, il sistema di emulazione hardware più completo e maturo o soluzioni complete come le Pandora’s Box, e non escludo che un giorno lo farò.
Ma siamo a Natale: lo scopo è dare a nostalgici e nuovi giocatori l’occasione di giocare col passato in un modo facile con una soluzione portatile, economica e pronta all’uso ma maneggiabile.
Premessa: il Miyoo Mini Plus non è la prima soluzione. Prodotti come gli Anbernic sono molto più performanti, ma anche più onerosi: se un Anbernic RG353V arriva comodamente almeno alla Playstation 2 ed avrà uscite HDMI per godervi un monitor più grande, o un tubo catodico con qualche adattatore, un Mini Plus vi accoglierà con un display minimale ma luminoso, niente uscite HDMI, niente controlli analogici e fermo al palo della Playstation base.
Ma è esattamente quello che gli chiedete, e contando che al Black Friday lo trovate dal produttore per una cinquantina di euro, ne vale la pena, da regalare e pasticciarci.
Per tale somma (che su Amazon sale a 80 euro per motivi ignoti) potete portarvi in casa una console basata su Linux con un processore Cortex-A7 1.2GHz, 128 MB di RAM su DDR3 con supporto SD fino a 128 GB e un piccolo ma brillante display IPS. Niente da dire in questo rispetto, e niente che sia davvero brillante, con l’eccezione per il supporto Wi-Fi mancante anche a console più blasonate ma che ha bisogno di un “piccolo aiutino” per spiccare, come vedremo.
Per farci capire il “computer antisanzioni made in Russia” modello MIG Akinak è basato su una versione nativa 64 bit di questo processore un po’ datato, entrambi tipici di tablet e cellulari di fascia media/medio bassa.
Ma dato che lo scopo del Miyoo Mini Plus è emulare esclusivamente retroconsole (con qualche strappo vedremo), usando peraltro la “filologia Nintendo” del concetto, per cui il retro sostanzialmente parte da Pong e finisce col GameBoy Advance (quindi dagli anni ’70 al 2001) parliamo di un hardware adeguato, o meglio munito del necessario per giocare in modo confortevole con una spesa come abbiamo visto abbastazna contenuta.
Ci sono soluzioni molto più costose e performanti, ma ci sono soluzioni che con poco fanno molto (o meglio abbastanza): in questa economia, anche le seconde hanno senso, specialmente se hai un po’ di conoscenze tecniche.
Infatti il Miyoo Mini Plus si presenta dall’accensione come una “console Linux”, con quello che ne consegue.
Ma partendo dalla scatola, almeno comprandola direttamente dal fornitore superata una brutta ma efficace scatola da spedizioni piena di imbottitura con robuste bolle d’aria troverete una piccola ma elegante scatola che si presenta bene e scorre meglio col seguente contenuto: la console, una “pellicola in vetro” (in realtà un pezzo di plexiglass ben sagomato non esente nel mio caso da un leggerissimo aloncino, ma assai robusta e utile per non graffiare il delicato vetrino in plastica tenera), un adatattore microSD-USB e una microUSB senza marca da 64 carica di ROM e programmi, più ovviamente un cavetto USB per la sola ricarica.
Il fondo della console ospita lo slot della citata microSD, un jack per le cuffiette auricolari e la porta USB di carica, mentre nel lato sinistro ci sarà il tasto del volume e della luminosità, in cima accensione e led di carica e sul retro quattro tasti “a spalletta” ben ordinati.
Il form factor della Miyoo Mini Plus è assai simile a quello del GameBoy Pocket/Color ed è praticamente identico al “Sup! 400-in-1”, tipico Famiclone (clone del NES) con 400 giochi che alla fine della fiera saranno un centinaio ripetuti più volte.
Ovviamente non siamo così sprovveduti da ritenere che Miyoo abbia clonato un Famiclone da 5-10 euro massimo: assai più probabile sia stato il Sup! a clonare le fattezze di una delle microconsole per emulazione più accessibili e performanti nel settore 50-80 euro.
Mentre il Sup! semplicemente offre diversi colori di scocca, Miyoo offre solo quattro colori ma ovviamente ispirati al GameBoy Color, da cui ha assorbito la forma: Bianco Panna, Grigio Nintendo, Nero trasparente, “Atomic Purple”, ovvero il tipico viola trasparente del GameBoy Color attraverso il quale vedere le “viscere” della console, compresa la batteria sul retro custodita da un solido sportellino.
Niente custodia, reperibile sui soliti store online per pochi euro.
I tasti si presentano solidi e responsivi: ovviamente, non gommosi e balbettanti come quelli del Sup!, ma più simili a quelli del GameBoy dei tempi d’oro.
Come per il Book 8088 dobbiamo riscontrare un certo vizio, tipico di alcuni shop online, di ignorare in modo plateale il copyright: la microSD (invero di scarsa qualità, si consiglia l’acquisto di una 128 più performante dove travasare il contenuto per conservare l’originale come “archivio”) arriva piena di ROM per le console più amate tra quelle emulate “nativamente”, come il Nintendo GameBoy, il SEGA GameGear, il Nintendo NES, il SEGA Mega Drive (ma stranamente l’emulatore Master System arriva sguarnito), il Super Nintendo e il Wonder Swan.
Per console come la PlayStation, il citato Master System, e i giochi Arcade e NEOGEO (la cui emulazione è basata su MAME) semplicemente non troverete giochi, ma li troverete per il GameBoy Advance.
In un secondo menù più defilato troverete altri emulatori, come quello per il meno noto Atari Lynx e per i vari “scacciapensieri” Game&Watch: ovviamente, tutti basati su RetroArch e senza ROM.
Per il resto vi imbatterete in un mix di giochi d’epoca ancora protetti da copyright e qualche bootleg atroce come i finti “giochi di Pokemon” tipici degli anni ’90.
Ovviamente aggiungere le varie ROM, e sta alla vostra onestà intellettuale (eh, ci tocca dirlo) se comprarle da itch.io o scaricarle dagli anfratti della Rete è facile come estrarre la schedina dal fondo della console e inserirla in un PC, e approfitterete dell’occasione per scaricare un nuovo firmware dal sito del produttore.
La nostra, comprata una settimana prima della stesura di questo articolo, era indietro di tre revisioni.
Curiosamente per una console senza “pad analogici”, come le concorrenti Anbernic, e che non comprende il Nintendo 64 come console emulata nella microSD citata troverete, tra altri porting più o meno ufficiali, come un gioco ispirato al manga “Parasyte” e il famoso 2048 un porting funzionante di Super Mario Bros 64 che funziona ad una velocità perfetta e senza lag.
Del resto, “copyright”.
Persino il sobrio menù di avvio ti accoglie col tema musicale del Playstation Store dell’epoca Playstation Vita, ultima console portatile di mamma SONY prima della moderna “Project Q”.
L’interfaccia di base è semplice e intuitiva: scegli la console, scegli il gioco, giochi, un pratico manualetto ti insegna come usare il tastino centrale per cambiare ROM e attivare i menù, e sfrutta anche alcune parti meno note dell’hardware: col sistema operativo di base il WiFi sostanzialmente viene relegato all’uso della modalità multiplay online, che consente di giocare con altri utenti Miyoo con lo stesso gioco e lo stesso emulatore.
E di suo, non potete farci molto altro: sì, certo, è un regalino perfetto per un ragazzino, ed anche per chi ragazzino non lo è. Il Sistema Operativo è assai limitato e solo in lingua inglese, ma le grandi icone consentono anche ad un eventuale bimbetto con poca dimestichezza delle lingue di baloccarsi con un affarino solido e ben fatto da 50 euro (come costruzione siamo quasi al livello del GameBoy Color, sicuramente messi meglio del Sup! che ha cominciato a perdere il vetrino dopo un mese di uso nelle nostre prove…) e a voler agire in modo poco etico, anche l’impressionante collezione di rom e porting può avere un suo peso, potenziato dalla capacità di aggiungere la propria collezione.
Ma il bello del Miyoo Mini Plus è la personalizzazione, e il sistema in cui funziona che consente di cambiare sistema operativo.
La sequenza di avvio del Miyoo Mini Plus è simile a quella di un computer: il firmware, che contiene la citata spartana interfaccia, carica il sistema operativo dalla SD col resto dell’interfaccia, gli emulatori e i programmi, compresi i citati “Porting” come Super Mario 64.
Cosa che per uno smattone di elevato livello potrebbe sembrare farraginosa, ma per uno smanettone medio significa che incrementare le funzioni della console è facile come comprare una nuova MicroSD (siccome non mi pagate essendo un servizio gratuito e ignorate persino il Patreon, ho usato una MicroSD comprata ai tempi della recensione dell’Everdrive, direttamente dall’Ucraina così facciamo inca**are anche i vatnik…) e scaricare OnionOS, un sistema operativo completo che rende la vostra console un vero e proprio palmarino retro.
Troverete infinite guide all’installazione online, con consigli su come formattare la scheda e caricare i programmi: se avete un computer con Windows come la maggior parte degli utenti (non se ne abbiano quelli con MacOS, che potranno virtualizzare o comunque hanno già le conoscenze per “far da sé”) vi basterà scaricare dal sito indicato gli “Onion Desktop Tools”.
Tutti gli altri, o gli smanettoni, dovranno procurarsi invece un programma per la formattazione come Rufus e formattare la microSD in FAT32, evitando exFAT e altri formati proposti dal sistema.
Gli Onion Desktop Tools si occuperanno di formattare la schedina, scaricare l’ultima versione di OnionOS, scompattarla nella schedina, impostare WiFi e altre minuzie e avvisarvi quando sarà il momento di inserire la scheda (a questo punto 128Gb diventano obbligatori) nel Miyoo Mini Plus per finire l’installazione.
Altrimenti basta copiare sulla schedina a mano tutti i file di OnionOS, accertandosi di aver copiato anche i c.d. “files nascosti” e inserire la scheda nel Miyoo per finire l’installazione.
Fatto questo passaggio, estrarrete un’ultima volta la schedina per ricopiare le ROM e i PORTS (i giochi “vintage” e quelli “incorporati nel sistema”) dalle apposite cartelle della vecchia scheda alla nuova (attenzione, la cartella “Ports” è stata spostata come sottocartella di “rom” e le sottocartelle hanno nomi diversi, quindi copierete gioco per gioco nel caso), oppure in uno sfoggio di onestà per sostituire i giochi con giochi comprati da voi ed è fatta: avete il vostro nuovo-nuovissimo Miyoo Mini Plus.
Che ora supporta la lingua Italiana, l’aggiornamento del sistema operativo direttamente online come nei cellulari, la possibilità di cambiare con un solo bottone il gioco che state giocando ora col precedente senza perdere i salvataggi, alcuni emulatori in più come quello del Commodore 64 e molte altre funzioni.
E parliamo letteralmente di ogni cosa: vuoi un lettore musicale, anche se in fondo non ti serve perché hai un cellulare? OnionOS te ne da’ uno, e persino un lettore PDF ed un lettore di eBook per consultare al volo i manualetti dei videogames.
Vuoi la possibilità di impostare l’orologio di sistema da Internet ad ogni avvio? OnionOS te la dà. Vuoi un diario di attività per capire se il pargolo a cui hai regalato il Miyoo Mini Plus ci passa troppo tempo? Lo hai.
Basta chiedere: puoi avere persino la possibilità di cambiare dinamicamente i bottoni e l’aspetto dell’interfaccia e un account “Ospite” per poter prestare il Miyoo Mini Plus senza che il tuo amico ti cambi le impostazioni.
Troverai persino un lettore video: il monitor sarà piccolino, ma qualcosa riesci anche a vederlo. E con titani del passato come Commodore 64 e Spectrum, uniti alle già presenti console SEGA e Nintendo, senza dimenticare oggettini dimenticati come il Pokemon Mini e il VirtualBoy (sia pure in versione non 3D) sarà assai più probabile finire lo spazio sulla MicroSD come è successo a noi cercando di caricare ogni gioco possibile durante le prove che non annoiarsi con una console che era già giocabilissima fuori dalla scatola e con un po’ di fatica diventa un piccolo gioiello.
Per la gioia di chi non vuole staccare e attaccare la microSD ogni minuto, OnionOS introduce la possibilità di collegarsi alla console mediante HTTP, Samba o sistemi simili per caricare i preziosi file in rete.
Consumando un po’ di tempo (ci abbiamo messo un’oretta circa con le ROM già “precaricate” nella schedina originale) è anche possibile, accedendo ad un menù custodito dal tasto Y, scaricare automaticamente in memoria le locandine e le illustrazioni da scatola dei giochi in memoria (ove disponibili online) per abbellire e arricchire l’interfaccia, cosa assai gradita per i nostalgici delle belle illustrazioni di una volta e per i bambini legati ad un approccio più “visuale” al gioco.
Anche la qualità video ne migliora, nel senso che la ritrovata customizzazione consente di levare le goffe cornicette e l’effetto “scanlines” un po’ lezioso che il produttore di mostrava di fabbrica per decidere per un look più pulito e per la possibilità di cambiare il fattore di forma al volo.
Con diversi “nuclei” per RetroArch, anche più di uno per console, OnionOS rende sia la modalità “normale” scorrevole e graziosa (e soprattutto, in Italiano, cosa non secondaria se il destinatario è un ragazzino o un appassionato “vintage” poco avvezzo alle lingue estere) che quella “Esperto” personalizzabile e “pasticciabile”.
E secome me nelle prove avete esagerato, basterà cancellare le impostazioni o, alle brutte, riformattare la microSD e ricaricare tutto per tornare alla perfetta operatività.
Un gradito bonus è la possibilità di aggiungere nuove app e funzionalità, dal test per la velocità internet allo streaming.
Assai probabilmente, avrete letto confronti impietosi col diretto concorrente, l’Anbernic RG353V. Ma tenete conto di una cosa: il Miyoo Mini Plus compete nella categoria di prezzo dai 50 agli 80 euro, l’Anbernic RG353V parte dai 90 euro a salire e vi regala Android e Multitouch.
Se potevate permettervi qualcosa di meglio, probabilmente l’avreste già comprato, e se aveste soldi da investire in una consolina mini vi sareste già orientati sul top di gamma.
Miyoo Mini Plus è il meglio che un piccolo portafoglio possa ottenere.
La mancanza degli analogici e una ram sottodimensionata pesano relativamente rispetto a quello che deve fare: arrivare dal 1975 al 2001 videoludico e fermarsi lì. E fermarsi in modo egregio: non ho mai incontrato rallentamenti particolari, ed altre recensioni li localizzano nei giochi più esigenti della PlayStation (e sovente OnionOS, una scheda SD rapida e il giusto BIOS bastano a rendere le poche risorse del Mini Plus più accessibili).
Personalmente ho radunato tutti i giochi (molti erano già nella scheda fornita, e anche qui le festività portano a soprassedere sulle remore etiche) che avevo su Game Gear e Game Boy: l’effetto, specialmente dopo il passaggio ad OnionOS, è stato un riuscito viaggio nel tempo al prezzo di un singolo gioco per Switch, neppure un Tripla A.
Se avete bisogno di un touchscreen e di spingervi fino a GameCube e Playstation 2 non guardate da questa parte.
Se siete stati al mercato ed avete visto un Sup! per dieci euro, pensate che con cinque Sup! vi portate a casa qualcosa che potete davvero utilizzare, che fa una bella figura e che vi consente di dedicarvi alla nostalgia “on the go”.
Forse preferireste, se giocate sul “grande schermo” un Anbernic o una delle “Miniconsole” con HDMI. Altrimenti, immaginate il Miyoo Mini Plus come un GameBoy dei giorni nostri, ma con più console in pancia.
Persino il gioco online potrebbe essere un piccolo vantaggio: altri amici col Miyoo Plus Mini significherà giocare a giochi che all’origine supportavano il Multiplayer, come la saga di Pokemon (che ha un menù apposito e semplificato per questo, segno di un occhio all’attenzione), col pazzo spirito dell’infanzia.
Riassumendo, non sto dicendo che il Miyoo Mini Plus è la miglior retroconsole sul mercato, ma la migliore che potete regalare rimanendo negli euro a doppia cifra e divertendovi molto di più di quanto avreste preventivato, e basta un’oretta soli davanti ad un PC per aggiungere valore e funzionalità ad un prodotto che, come nel simile caso del Book 8088, arriva menomato all’arrivo dalla semplice realtà che programmi e BIOS amatoriali tendono ad essere di molto superiori a quanto inserito di fabbrica.
Quindi, un affare.
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