PRECISIAMO Red Bull ti mette le ali e le corna di bufala – bufale.net
Tormentone estivo dei Social Media Americani, arrivato anche da noi, è la curiosa notizia secondo cui i produttori della nota bevanda Red Bull avrebbero acconsentito a pagare quindici milioni di dollari a causa di un procedimento civile in corso negli Stati Uniti, perché, a dire dei condivisori, gli utenti si sarebbero accorti che dopo decenni di consumo della nota bevanda, contrariamente allo slogan “Red Bull ti mette le ali”, nessuno aveva ottenuto il potere di librarsi in aria trasformato in un essere angelico.
Tale notizia pare sia stata recentemente tradotta anche da noi, o almeno nell’ultima settimana ha cominciato il suo cammino di condivisioni. Il meccanismo psicologico alla base del successo di questa bufala è evidente. Combina il pregiudizio nei confronti della “stupidità dell’Americano medio”, percepito come un incolto Redneck obeso ed amante dello junk food, dal cervello bruciato dalle troppe pubblicità, videodipendente ed incapace di distinguere il falso dal vero, col pregiudizio altrettanto radicato verso una giustizia cieca e burocratica, che inghiotte e stritola nei suoi ingranaggi imprenditori e cittadini subissandoli di inutili balzelli e punizioni immotivate.
Aggiungiamo a questo miscuglio esplosivo un ricco pregiudizio verso gli avvocati, descritti dalle masse come viscidi manipolatori pronti a sfruttare a loro vantaggio la pretesa cecità del sistema giustizia per difendere l’indifendibile e chiedere l’impossibile ed arriviamo rapidamente a questo risultato, quello a voi noto:
A recent lawsuit filed against an energy company could mean money in your pocket. Red Bull has agreed to pay $13 million dollars after customers said they were misled about the drinks safety and its effect.
The lawsuit focuses on statements such as “Red Bull Gives you Wings,” a slogan that the company has been using in its advertisements. The company agreed to the settlement, but says that was only to avoid further litigation
Una recente causa proposta contro una compagnia di Energy Drinks potrebbe significare più denaro nelle vostre tasche. Red Bull ha acconsentito di pagare tredici milioni di dollari quando i consumatori si sono sentiti ingannati a causa della sicurezza della bevanda e dei suoi effetti.
La causa si basa su frasi come “Red Bull ti mette le ali”, uno slogan che la compagna ha usato nelle sue pubblicità. La compagnia ha accettato la transazione per sottrarsi all’alea di giudizio.
Questa semplice, lapidaria notizia, ha portato alcuni commentatori di lingua inglese prima, come riportato da Hoax-Slayer, e molti commentatori di lingua Italiana recentemente, a dichiarare che lo slogan sia stato la causa del procedimento.
In verità, il procedimento è stato istruito nel Gennaio del 2014, e già alcune beffe e satire relative ad individui che avrebbero “denunciato Red Bull dopo essersi buttati da un aereo sbattendo le braccia e confidando di aver ottenuto le ali” erano comparse sulla Rete. Saremmo così di fronte ad un caso di “meme asceso”, come la beffa del DHMO che, per le ragioni psicologiche dianzi evidenziate, ha trovato terreno fertile in chi era alla ricerca del motteggio salace ai danni del sistema giustizia.
Ma andiamo con ordine, e permettiamoci una doverosa digressione.
La bevanda che noi conosciamo come Red Bull nasce nel 1987 come una versione “occidentalizzata” della bevanda Thailandese nota come Krating Daeng, già nota per il marchio dei due tori in scontro, la quale a sua volta nasce come una versione “Made in Taiwan” del Lipovitan-D, una bevanda del 1962 ricca di Taurina e Caffeina, i principi attivi della Red Bull.
Il Lipovitan-D nasce essenzialmente come “rimedio per la fatica fisica ed intellettuale”, molto rinomato tra categorie professionali (camionisti, lavoratori dei turni di notte) e non (studenti universitari, anche studenti in età giovanile) costretti a fatiche intellettuali e fisiche ingenti con poco tempo per riposare. La taurina, pur non essendo uno stimolante di per sé ha un effetto sinergico con la caffeina contenuta nella bevanda, incrementandone le qualità di stimolante ed accompagnando gli studenti orientali nelle lunghe notti passate a studiare per i duri esami preuniversitari ed universitari, o anche solo per il rigido ciclo scolastico giapponese.
Quando nel 1987 l’imprenditore Europeo Dietrich Mateschitz scoprì il Krating Daeng, notò l’effetto sinergico di caffeina e taurina traendo, a suo dire, un certo sollievo dal Jet Lag che lo attanagliava nei suoi viaggi intorno al globo e, traendo esempio dal Lipovitan-D e dal Krating Daeng, decise di commercializzare la stimolante bevanda che aveva incontrato agli occidentali.
Avrete capito, anche senza entrare nello specifico e nei tecnicismi, che la Red Bull non è “una bevanda energetica” nel senso che dareste al termine. Non “incrementa le energie” dell’individuo, né ne modifica forza e vitalità. Bensì fornisce una sorgente di caffeina, “impacchettata” in una forma organoletticamente gradevole ed atta asseritamente a migliorarne l’effetto stimolante.
Potenziando l’effetto della caffeina in esso contenuta, il Red Bull agisce da stimolante, attenuando quindi gli effetti della stanchezza fisica e mentale.
Su questo elemento si sono basati gli attori in giudizio nel citare la Red Bull GmbH, di certo non sulla capacità di chi la beve di “acquisire le ali”. Infatti, citando la rivista di giudiziaria Law360, dopo otto mesi di giudizio, nell’Agosto del 2014:
Red Bull GmbH agreed Thursday to pay over $13 million to settle a proposed class action in New York federal court accusing the Austria-based beverage company and its U.S. subsidiaries of falsely advertising its energy drinks as providing more benefit to a consumer than a cup of coffee.
Red Bull GmbH ha acconsentito di pagare oltre tredici milioni di dollari per chiudere con transazione una class action proposta innanzi alla Corte Federale di New York che accusa la ditta di bevande Austriaca e le sue sussidiarie sul suolo americano di fornire col suo drink energetico benefici per i consumatori superiori a quelli di una tazza di caffé
Velleità di dare il quadro più completo possibile della vicenda ci portano a dover ricordare come la Red Bull, mediante BevNET, abbia rilasciato una comunicazione al riguardo per cui:
“Red Bull settled the lawsuit to avoid the cost and distraction of litigation. However, Red Bull maintains that its marketing and labeling have always been truthful and accurate, and denies any and all wrongdoing or liability.”
“Red Bull ha accettato la transazione per evitare i costi e l’alea di giudizio. Comunque, Red Bull insiste nell’affermare che le sue strategie di marketing e descrizione del prodotto sono sempre state veritiere ed accurate, e nega ogni addebito di responsabilità ad ogni livello”
Ciò che gli attori in giudizio hanno voluto criticare non è pertanto la presenza di “ali”, bensì il fatto che, a loro dire
The suit argues that Red Bull misleads consumers about the superiority of its products with its slogan “Red Bull gives you wings” and its claims of increased performance, concentration and reaction speed, to name a few.
Il procedente si basa sul fatto che Red Bull inganna i consumatori al riguardo della superiorità del prodotto con lo slogan “Red Bull ti mette le ali” dichiarando che il prodotto migliora le perfomances, la concentrazione ed i tempi di reazione.
[…]The suit says that a 7 oz. cup of drip coffee contains approximately 115 to 175 milligrams of caffeine, depending on the blend, and a 12 oz. serving of Starbucks coffee costs $1.85 and “would contain far more caffeine than a regular serving of Red Bull.” An 8.4 oz. can of Red Bull contains 80 milligrams of caffeine.
“Even though there is a lack of genuine scientific support for a claim that Red Bull branded energy drinks provide any more benefit to a consumer than a cup of coffee, the Red Bull defendants persistently and pervasively market their product as a superior source of ‘energy’ worthy of a premium price over a cup of coffee or other sources of caffeine,” the suit says.
Il procedente dichiara che una tazza di caffé americano da 20 centilitri contiene approssimativamente dai 115 ai 175 milligrammi di caffeina, a seconda della qualità, ed una tazza da 35 centilitri di caffé di Starbucks costa $ 1,85 e contiene “molta più caffeina di una normale dose di Red Bull”, poiché una lattina da 25 centilitri di Red Bull contiene solo 80 milligrammi di caffeina.
“Anche se manca il supporto scientifico per sostanziare la pretesa che l’energy drink di marca Red Bull fornisca per il consumatore benefici superiori a quelli di una tazza di caffè, i convenuti di Red Bull insistono persistentemente e pervicacemente nel presentare sul mercato il loro prodotto come una sorgente superiore di ‘energia’, quindi giustificando un prezzo superiore ad una tazza di caffè o ogni altra sorgente di caffeina“, dichiarano gli atti di giudizio.
Per effetto della transazione, Red Bull si impegna pertanto a versare dieci dollari circa, o l’equivalente in buoni per due prodotti Red Bull, ad ogni consumatore che ne farà richiesta mediante l’apposito modulo che sarà reso disponibile per chi risulterà interessato dal provvedimento.
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