Complottismo

Re Artù era gay? Una falsa credenza sfruttata dal complottismo

Tra le mille false credenze di cui parliamo ne abbiamo una sfruttata dal complottismo, quella secondo cui qualcuno avrebbe detto che Re Artù era gay. La falsa credenza è accompagnata dal tag “Rincoglionitico”, usato dal complottismo mattonista e novax su X (ex Twitter) per lanciare il falso e narcisistico messaggio per cui le fake news sono la vera “verità assoluta” e loro stessi sono gli unici sapienti e detentori della verità in un mainstream stolto e vittima dei “Poteri Forti”.

Teoria come vedremo del tutto sviata e nutrita a colpi di Fake News.

Re Artù era gay? Una falsa credenza sfruttata dal complottismo

In Galles, in un panel sulle tematiche LGBTQ+ nella storia, il consiglio del Denbighshire ha giocosamente inserito un episodio meno noto della ricca mitologia arturiana.

Uno secondo cui il futuro “Re adesso e nel futuro” si ritrovò in una ben poco cavalleresca disputa col rivale Huail, nel testo, codificato peraltro in era tarda (rinascimentale, 1500) ‘The Quarrel of Arthur and Huail, and the Death of Huail ap Caw’.

Re Artù era gay? Una falsa credenza sfruttata dal complottismo

Secondo il testo tradizionale Huail sarebbe stato colpevole di aver “rubato un’amante” al futuro Artù, che decise di lavare via l’onta in un duello, al termine del quale Huail lo ferì ad una gamba.

Ancor meno cavallerescamente, Artù fuggì, e la ferita alla gamba gli diede una riconoscibile zoppia per diverso tempo. Artù decise di tornare sul luogo del delitto per folleggiare con alcune belle ragazze di Rhuthun, e si intrattenne nel danzare con loro.

Per mantenersi in incognito si vestì da donna, ma la zoppia lo rese facilmente riconoscibile: Huail commentò infatti la danza dicendo

“Questa danza sarebbe stata perfetta: peccato per il ginocchio”

Artù capì di essere stato scoperto ed ordinò che Huail fosse condotto dinanzi a lui per una “rivincita” della loro tenzone: il povero Huail fu quindi decapitato e la tua testa esibita al mercato per la colpa di aver più volte provocato un valente condottiero.

La leggenda è stata introdotta in un “pantheon” di momenti storici e mitici che celebrano le diversità di genere basandosi sul solo momento della leggenda in cui Artù usa un travestimento per sfuggire, invano, al rivale.

Nessuno quindi ha voluto riscrivere i miti Arturiani.

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