Sembra un sabato pomeriggio come tanti, di quelli per famiglie, con i genitori sugli spalti a fare il tifo per i figli e i ragazzini che corrono in campo in seguendo il pallone e chissà, magari il grande sogno del calcio. Ogni bambino dovrebbe avere il diritto di giocare, di esprimersi, di godere di una cosa semplice come una partita con gli amici. E benché a volte proprio i bambini in queste occasioni “competitive” sappiano essere cattivi tra di loro, se le offese pesanti dirette a un bimbo di appena 10 anni arrivano da una donna adulta e persino mamma, allora pesano ancora di più. Il razzismo non è solo quello urlato nei grandi stadi durante le partite di calcio di serie A, di cui tanto (ma non abbastanza) si parla.
Il razzismo è in verità ovunque, purtroppo, così come l’ignoranza e l’odio ingiustificato. Stavolta a farne le spese è stato un bambino di 10 anni a cui è stato urlato: “Ne**o di m***a” mentre era in campo con i suoi compagni di squadra.
Siamo in Brianza, sul campo di calcio si sta disputando una partita tra Pulcini, Aurora Desio contro Sovicese. A squarciare l’atmosfera di gioco, amicizia, condivisione e festa, un grido agghiacciante, un’offesa senza giustificazione alcuna, che tuona proprio alla vigilia di quanto accaduto domenica a Mario Balotelli durante il match Verona-Brescia. Il calciatore è stato nuovamente vittima di cori razzisti provenienti dalla tifoseria avversaria: indignato stava per lasciare il campo.
“Ne**o di m***a”: queste le parole urlate da una mamma a un bambino, classe 2009, della squadra Aurora di Desio. Quest’ultima ha denunciato l’accaduto in un post indirizzato al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, all’assessore regionale allo Sport Martina Cambiaghi e alla Lega nazionale dilettanti della FIGC. Nel testo emerge una presa di posizione chiara contro fenomeni di questo tipo. Questi episodi nulla hanno a che fare con lo spirito dello sport. Si legge, infatti:
Senza senso, senza pudore, senza cervello. Nel mirino: un bambino di 10 anni. Dieci. Non è un incubo. È realtà, tristissima. Andata in scena sabato pomeriggio in Brianza. Attrice protagonista, da ‘Oscar dell’inciviltà’, una mamma. Un piccolo giocatore dell’Aurora, di colore, si sente insultare con quella frase choc proveniente dai genitori ospiti. La voce è femminile ed è sentita da altri compagni e da altri adulti. Nel prossimo weekend alcune nostre squadre giocheranno con il volto dipinto di nero. Noi l’unica razza che conosciamo è quella umana.
A parole, in tanti hanno appoggiato e condiviso questo messaggio, lodando l’iniziativa della squadra e schierandosi con lei nel combattere il razzismo. Ma nei fatti, quanto dovremo ancora aspettare, prima che episodi come questo non accadano davvero più, né tra adulti né tra bambini, né a scuola né sui campi di calcio?
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