Francamente, quando mi è stata sottoposta la bufala di Roberto Attinzoni mi sono sentito offeso e sminuito solo per aver dovuto prenderla in considerazione.
Poi ho capito di aver, purtroppo, torto: non bisogna rifiutarsi di sottoporre a fact checking l’ovvio, quanto usare quell’ovvio per mostrare quanto in basso siamo caduti.
Bufale come questa dimostrano il pieno un paradosso che abbiamo visto tante altre volte.
Il triste fenomeno dell’individuo che si ritene così ricco d’amore, così pieno di umanità di rovesciare su Internet fantasie di violenza e brutalità degne da renderlo attenzionato a vita come persona violenta e brutale.
Persone che col nuovo avatar fresco della causa vip del giorno invocano la morte di bambini in mare, persone che fotografate abbracciate a gattini, cagnolini e pelosetti vari invocano morte, violenza, stupri, massacri e spedizioni punitive in stile nazifascista contro il nemico di turno.
E a volte tale è la loro sete di violenza da rendersi non solo grotteschi, ma anche ridicoli urlandola al mondo.
Specialmente quando qualcuno ritiene necessario giocare con gli indinniati, i violenti cattivisti da tastiera in servizio permanente.
Cosa, diciamo sempre, avveduta come giocare a lanciare prosciutto ai piranha per vedere cosa fanno.
Questo ragazzo si chiama Roberto Attinzoni. Si è divertito a murare vivo il gatto di una ragazza che ha rifiutato la sua corte e per sfuggire alla giusta punizione si è finto malato di mente. Ora il ragazzo percepisce una pensione di invalidità ed il povero pelosino non ha ricevuto giustizia
Ho finito le mani per fare Facepalm.
Roberto Attinzoni è infatti un giovane Rowan Atkinson, attore, comico, sceneggiatore e produttore cinematografico britannico, noto per aver interpretato Mr. Bean e l’agente segreto Johnny English nell’omonima trilogia, nonchè diverse commedie all’inglese.
Molti di voi ricorderanno la sigla dello stralunato, e molto british humor show dedicato al personaggio di Mr. Bean
Ecce homo, qui est faba
Ecce homo… ecce homo…
Ecce homo, quiii eeeest faba!!
Dove uno pseudocanto gregoriano dedicato alle avventure di un uomo che è anche un fagiolo (il “Mr. Bean” del titolo appunto) introduceva le stralunate gesta di un goffo ometto della Middle Class Britannica incline a cacciarsi nei guai col suo fido orsetto di pezza e la sua scassatissima Mini Minor verde pisello.
Rowan Atkinson ha poi portato il goffo ometto, le cui gag visuali richiamano la pantomima, al cinema, attribuendogli sotto la scorza goffa, a tratti egocentrica ed infantile, un cuore buono e gentile pronto a ricompensare chi gli ha usato dolcezza o educazione.
Ma ad ispirare l’autore della burla di Roberto Attinzoni sono state proprio le gag, a tratti politicamente scorrette, dei corti televisivi di un Mr. Bean infantilmente iracondo e stupidamente vendicativo fino all’autolesionismo.
Consentendo allo stesso di tracciare una vera e propria bufala del Giustiziere, quel tipo di narrazione con la capacità di rendere automaticamente una persona peggiore chiunque la legga e la condivida.
Un triste canovaccio, sempre uguale a se stesso:
Tizio è un italiano di estrazione media. Un giorno Tizio subisce un grave torto o si avvede che una donna, un bambino o un piccolo animale domestico (o altri inermi) a lui vicino hanno subito un grave torto da Caio, un malvagio criminale appartenente spesso a categorie sociali invise al lettore medio (stranieri, immigrati, politici, miliardari, arabi, nomadi, criminalità organizzata…). Tizio, abbandonato dalle autorità che non intervengono su Caio, decide di farsi vendetta da solo e nel modo più efficientemente brutale possibile. Si reca così da Caio e lo uccide nel modo più graficamente doloroso possibile, oppure lo lascia minorato/menomato/sfigurato/massacrato/moribondo. Le autorità, che non sono intervenute fino a quel momento, intervengono per punire Tizio per il suo gesto, lasciando al viralizzatore il compito di implorare il lettore di condividere la storia di Tizio esprimendo, assieme al Popolo della Rete, approvazione per la condotta dello stesso e ottenere una forma di risarcimento postumo per la condanna di Tizio.
Ed ogni volta viene assistito da commenti furiosi e disumani dove persone fino a quel momento normalissime, esattamente come lo scrivente e voi che leggete, con vite normali ed interessi normali, si uniscono ad una sete di sangue da film poliziottesco, invocando le stesse torture e mutilazioni descritte nell’articolo su tutti coloro anche solo etnicamente o fisicamente contigui ad una vittima immaginaria.
Abbiamo avuto raccolte di firme in favore di cani immaginari in grado di strappare arti a morsi, migliaia di condivisioni raccolte in favore di gente che arde vivi presunti malfattori.
Quindi, siamo al primo motivo per cui non dovreste condividere questo tipo di bufale: la bufala del giustiziere vi rende persone peggiori.
Capitalizza sostanzialmente sul sistema del microshock: una notizia scandalosa paralizza per un’istante le facoltà etiche del lettore, ponendo peraltro tra lui e l’evento narrato la distanza di un monitor, spingendolo a parteggiare, sostanzialmente, per un Tizio immaginario che mutila, devasta, massacra e uccide, dando fondo ad ogni pregiudizio sopito.
Sì, è successo davvero.
Sono bastati pochi minuti di esposizione alla bufala di Roberto Attinzoni, che eserciti di indinniati sono accorsi a vendicare un murales di gatto oggettivamente brutto scambiato per un gatto autentico minacciando un attore inglese di morte, sevizie ed ogni brutalità che dovrebbe convincere chiunque non a scagliarsi contro Rowen Atkinson, ma ad allontanarsi da simili paladini dell’Odio sanzionando le loro turpi minacce.
Abbiamo così, come vedete, persone che invocano la giustizia celeste
perchè un essere del genere deve soffrire quanto a (sic!) sofferto quel povero gatto
vendicatori da tastiera pronti ad urlare
mer*a**ia ti farei morire su una brace da vivo
perché, oggettivamente, morire da morti è un po’ complicato.
E nonostante gli inviti di molte persone a calmarsi, ecco che arriva uno psicologo da tastiera che anziché preoccuparsi per la vena giustizialista e assetata di sangue nei commenti che legge, riesuma gli studi di Lombroso per dichiarare che
si vede dallo sguardo che è fuori di testa!
Tacendo di chi, nostalgico della dicitura “padre, madre o chi ne fa le veci” recentemente rimossa dai documenti di identità in favore della dicitura “padre e madre”, tempera le sue ambizioni di vendetta brutale dichiarando
auguri la stessa fine o affini!
Per non parlare del Capitan Ovvio, idolo del giustizialisti da tastiera, che non solo propone il Rogo purificatore come sanzione unica per ogni infrazione verso gatti immaginari, ma precisa cautamente che
al rogo, bruciato vivo intendo
Casomai l’uditorio proponesse un rogo freddo, o un rogo omeopatico.
E questo, per quanto sempri risibilmente grottesco è lo stesso odio che di tanto in tanto riappare sotto i nostri articoli.
Ci capita spesso di trattare notizie viralizzabili come bufale del giustiziere. Notizie con cani, animali domestici, soggetti deboli.
E ci capita di dover diventare sfogatoio di persone solo marginalmente migliori, se non addirittura peggiori, dei criminali che vorrebbero seviziare, uccidere, mutilare, torturare, massacrare, eccetera, descrivendoci con un dettaglio che ci provoca raccapriccio e disgusto tutte le operazioni che compirebbero su un corpo umano, reale o immaginario.
Ci capita di cancellare i commenti e richiamare all’ordine.
E ci capita l’immancabile risposta
Ed io dirò a tutti i miei amici che mi avete censurato! Io scriverò alla radio ed alla TV che avete violato la mia libertà di parola! Io avevo scritto solamente che io voglio sgozzare Tizio ed immergere le mie mani nella sue budella mentre piange ed implora pietà, ridendo delle sue sofferenze per vendicare il povero pelosetto ed io sono un Giustiziere!! E tu non puoi dirmi niente, perchè se non vuoi essere oggetto della mia giusta ira allora o non metti proprio i commenti o ascolti le mie fantasie
Provate a leggere simili risposte con calma. Immaginate che ve le dica qualcuno di persona. Non dietro un monitor. Di persona.
Non comincereste a temere di essere dinanzi ad un soggetto allucinato pronto a trasformare l’idea in azione? Non riterreste anche voi che un ipotetico soggetto che scrivesse “In radio o in TV” di sentirsi censurato perché nessuno vuole ascoltare i racconti su come catturerebbe un criminale per vivere con lui il suo personale reboot snuff di Hostel sarebbe non ascoltato, ma segnalato?
Siamo evidentemente, di fronte ad una brutta china.
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