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Questa è la confusione che vogliono quelli del PD! – Il crudele meme contro Trystan Reese

Vi abbiamo più volte parlato di come la macchina del meme sia diventato un vero e proprio strumento di propaganda politicamente orientato che dietro lo scudo della “burla” colpisce, diffama ed ingiuria l’avversario politico seppellendolo sotto la costante calunnia: Trystan Reese, attivista per i diritti LGBT, è l’ultima vittima del perverso tritacarne memetico.

Poca simpatia troverete su questi lidi per i mematori: abbiamo dedicato sulla lunga pagina una lunga nota basata sul fatto che, a parte alcune commendevoli eccezioni, sembra sempre più difficile tracciare una netta differenza tra il meme politicizzato e la propaganda per immagini degna delle peggiori dittature.

Ma ecco che la storia di Trystan Reese dimostra come il meme sia uno strumento di calunnia e propaganda al servizio della politica.

Come se, dopo i tragici fatti di Christchurch e le loro ancor più gravi conseguenze ce ne fosse ancora bisogno.

Così, con un ritrovato interesse di un’area della politica alla famiglia tradizionale, ecco che Trystan Reese si ritrova nel tritacarne

“E ma allora il PD?!?!?!?” Noto partito dell’Oregon, che per quel che ne sappiamo per i mematori è uno dei borghi più belli di Italia…

Addirittura accomunato al PD.

In un meme che, in quanto tale, è la traduzione quasi pedissequa di un meme americano prodotto da un’area altrettanto intransigente verso la comunità LGBT, che ha deciso di privare Trystan Reese della sua storia e del suo passato inventandosi un’infamante memetto traducibile con lei è un lui che ha messo incinta lui che è una lei.

La vera storia di Trystan Reese

In realtà lei è solo una donna che ha posato con Trystan Reese quando questi ha dato il lieto annuncio del suo imminente parto, avvenuto nel 2017.

Il piccolo Leo Murray Chaplow è nato infatti il 15 luglio del 2017 alle ore 20:22 locali figlio degli attivisti Trystan Reese e Biff Chaplow.

Trystan Reese si occupa di una agenzia che gestisce l’inserimento ed i corretti contatti tra persone transessuali ed il mondo del lavoro e della società, suo marito Biff Chaplow, padre del piccolo Leo Murray e sicuramente non la persona ritratta beffardamente e crudelmente nel meme è un assistente sociale che si è ritirato dal mondo del lavoro per prendersi cura dei suoi tre figli.

Infatti Trystan Reese, nato donna e compagno di Biff Chaplow, erano già genitori adottivi dall’inizio della loro relazione: una serie di problemi personali aveva infatti costretto la sorella di Biff Chaplow a dare in adozione i due figli Hailey e Riley, che sono stati prontamente adottati da Biff e Trystan e cresciuti con amore.

Proprio l’avventura con Hailey e Riley ha convinto la coppia ad espandere la propria famiglia: Trystan è infatti un transessuale, ma non ha subito l’asportazione dell’utero, e quindi è perfettamente in grado di portare a termine una gravidanza.

Dopo aver subito un aborto spontaneo nel 2016, un successivo tentativo di gravidanza è finalmente andato a buon fine, cominciando la gravidanza che avrebbe poi portato alla nascita di Leo Murray.

Il resto lo lasciamo alle parole di Trystan

Proprio in quel momento abbiamo avuto l’occasione di raccontare la nostra storia. Non so voi, ma ogni storia sulle persone transgender che ho sentito riguarda sempre qualcosa di terribile di cui siamo stati vittime e credo che questo sia il motivo per cui ero così spaventato all’idea di dichiararmi trans; le nostre vite sono infelici, stando ai media.

E ho pensato che forse avremmo potuto raccontare una storia diversa. Perché, sì, è dura essere transgender soprattutto per quei trans che non sono come me, come le donne trans e le persone di colore trans, ma per tutti noi esistono anche la gioia, l’amore, la resilienza e la famiglia. E io volevo raccontare quella storia, sperando che il mondo fosse pronto.

Noi non abbiamo mai pensato che essere un uomo in gravidanza fosse una cosa straordinaria, ma tutti gli altri sì. Non so se si dica ancora “diventare virali”, ma è proprio quello che ci è successo. In pratica, da un giorno all’altro, “l’uomo incinto” era ovunque: Yahoo News, CNN, Washington Post, People. Credevo che fosse un bene, che la gente fosse pronta per la successiva evoluzione della condizione di transgender e del suo significato.

E poi vivo a Portland e, lasciate che ve lo dica, la gente di Portland era pronta per la mia storia.

Sanno di cosa parliamo, capite? I ragazzini trans si avvicinavano a me insieme ai genitori, al supermercato ad esempio, e mi ringraziavano per averli aiutati a capire che esiste più di un modo per essere un uomo, più di un modo per essere trans. A Portland un uomo incinto da Starbucks potrebbe non essere la cosa più strana vista in giro quel giorno. Una volta, una signora mi ha detto di aver adottato sua nipote e che trovava meraviglioso che il mio corpo potesse donarmi la vita che merito, mentre donava una nuova vita al mondo.

Ma fuori dalla “bolla” di Portland, non tutti erano pronti per questa storia. Mi sono affezionato molto all’emoji che vomita perché continuavo a ricevere messaggi su Facebook che avevano solo quella come contenuto. La gente mi diceva che non ero un uomo, ma solo una donna pelosa e molto brutta, e che avrei partorito un mostro.

Poi, una donna mi ha inviato un messaggio che diceva: “Da Cristiana, spero che darai alla luce un bambino morto perché per lui sarà meglio la morte che nascere da uno come te”. Ero incinta di sei mesi quando ho letto quel messaggio.

Perché la fabbrica del meme porta a questo: ad una presunta “donna Cristiana” che scrive ad una persona incinta per augurarle la morte di suo figlio.

Ignorando che probabilmente il Cristo che dice di adorare, orripilato da cotale pensiero, le avrebbe ordinato di legarsi al collo una macina e gettarsi negli abissi del mare, per sempre reietta e condannata all’Inferno perché il regno dei Cieli spetta ai bambini.

Non ai mematori che istigano ad augurare la morte, non a chi augura di morte. Ai bambini, innocenti e senza colpa ed a chi se ne prende cura con amore.

Ma nonostante questi intoppi, e nonostante i beffardi memes la gravidanza è andata a buon termine, e Trystan non può che documentare l’infinita felicità della sua famiglia alla quale auguriamo con tutto il cuore ne venga sempre di nuova.

Potrete leggere le avventure di Trystan e Biff sul loro Blog nonché l’astuzia con cui ha spesso superato il bullismo virtuale della ghenga dei memers: ad esempio promettendo che avrebbe personalmente donato un dollaro in beneficienza per ogni insulto omofobo ricevuto ad associazioni come Planned Parenthood, che si occupano di pianificazione familiare e supporto alle donne che scelgono il difficile passo dell’aborto, o combattendo per ottenere di essere definito papà del piccolo Leo e non mamma durante le interviste ricevute.

Lo scopo di Trystan è riappropriarsi della sua storia rubata dai memers politicizzati per sensibilizzare sui temi della famiglia e della transessualità.

Troviamo sia un eccellente modo per rendergli giustizia ed un regalo per il piccolo Leo contribuire a diffondere la sua coraggiosa storia in Italia.

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