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“Questa è F. B., la lesbica implicata nei fatti di Bibbiano. Voleva imporre un orientamento sessuale alla bimba”

I fatti di Bibbiano hanno scatenato i più feroci mendicanti del web, che talvolta sono profili palesemente fake dai quali l’emesi d’odio scorre copiosa per generare la catena di stomaco dell’utente distratto. Lo scandalo degli affidi illeciti lo abbiamo trattato in due analisi: in questo articolo ci stiamo occupando (gerundio obbligatorio, considerate le indagini in corso) del sindaco Andrea Carletti, mentre in questo secondo articolo abbiamo analizzato la disinformazione dilagante sul mondo LGBT, che dai fatti di Bibbiano è diventato bersaglio di una sempre più preoccupante catena di fiele.

Prima di riportarvi l’analisi di oggi, tuttavia, vi ricordiamo che siete tutti responsabili di ciò che scrivete, dei vostri commenti e di ciò che condividete, come vi spieghiamo in questa guida utile. Vi invitiamo a leggerla, perché se capitate per la prima volta nei nostri canali è bene che impariate che niente di ciò che pubblicate sui social è senza conseguenze.

L’immagine virale è accompagnata da un messaggio altrettanto virale, nella tipica formula del “tutto maiuscolo”:

QUESTA E’ F**** B******* LA LESBICA IMPLICATA NEI FATTI DI BIBBIANO, INDAGATA PER CONTINUI MALTRATTAMENTI ALLA BIMBA AFFIDATALE DALLA SUA EX AMANTE, LA PSICOLOGA DEI SERVIZI SOCIALI DELLA VAL D’ ENZA, FEDERICA ANGHINOLFI CHE CON FALSI PRETESTI L’ HA SOTTRATTA AI GENITORI. QUESTA CRIMINALE VOLEVA IMPORRE UN ORIENTAMENTO SESSUALE ALLA BIMBA, IMPEDENDOLE PERSINO DI TENERE I CAPELLI SCIOLTI, PERCHE’ SIMBOLO DI VANITA’ E RICHIAMO PER I MASCHIETTI DELLA SCUOLA. LO SCOPO ERA QUELLO DI PORTARE AVANTI L’ IDEOLOGIA LGBT PER CUI LA STESSA SI ERA FATTA PROMOTRICE NELLE SCUOLE SECONDARIE DOVE INSEGNAVA ANCHE A BAMBINI DI 11 ANNI LE MODALITA’ DELL’ ATTO SESSUALE NELLE DIVERSE FATTISPECIE: ETERO, GAY E LESBICA, PUNTANDO L’ ACCENTO SULL’ ATTO SESSUALE SODOMITICO E QUELLO TRA DONNE CON STRUMENTI FALLICI. DA INORRIDIRE! UN PARTICOLARE: AMBEDUE LE LESBICHE SONO SFEGATATE AMMIRATRICI DI CAROLA RACHETE, LA DELINQUENTE TEDESCA CHE HA INFRANTO LE LEGGI ITALIANE E HA SPERONATO LA MOTOVEDETTA DELLE FIAMME GIALLE..

Ciò che è oltremodo chiaro è che nel flusso di coscienza dell’autrice di questo post esiste un gioco di associazioni e una grande confusione sul caso, ma soprattutto un pericoloso tentativo di far emergere una verità di cui non si ha ancora una versione definitiva.

L’imposizione “dell’ideologia LGBT sulla bambina”

Le carte giudiziarie secondo alcuni quotidiani

Il 28 giugno l’agenzia Dire parlava di un’ordinanza di 277 pagine scritte dal gip Luca Ramponi del Tribunale di Reggio Emilia. In tale ordinanza, scriveva Il Resto Del Carlino il 30 giugno, si leggeva che F.B. (la donna oggetto del contenuto virale che oggi analizziamo) e la sua compagna D.B. avrebbero: «imposto un orientamento sessuale» alla piccola, nello specifico vietandole di portare i capelli sciolti che, secondo quanto riportato nell’ordinanza citata dal Carlino, veniva inteso dalle due madri affidatarie come un gesto di vanità e un “richiamo appetibile per i maschietti”. Secondo Il Resto Del Carlino, nell’ordinanza si legge che il gip parla di “comportamento ideologicamente e ossessivamente orientato”.

Delle stesse carte dell’ordinanza parla Il Giornale in un articolo del 30 giugno nel quale troviamo un primo riscontro sul dettaglio dei capelli sciolti, e in più: «La bambina non si poteva avvicinare ai maschi. Le era vietato», mentre su Avvenire, il 7 luglio, leggiamo che le due affidatarie avevano instillato che il padre avesse abusato di lei.

Facciamo notare, in sostanza, che le quattro testate da noi citate (DireIl Resto Del CarlinoIl GiornaleAvvenire) parlano dell’ordinanza di Luca Ramponi, del dettaglio del divieto dei capelli sciolti ma non vi è modo di risalire a tale ordinanza citata dai quotidiani come riferimento, dunque non è possibile risalire alla fonte dalla quale questo dettaglio ha avuto origine.

Stiamo negando l’evidenza? No, perché non vi è un’evidenza, nemmeno per chi verrà a porci questa domanda. State difendendo l’indifendibile? No. Capiamo che questa vicenda sia agghiacciante quanto basta (urca, se lo è), ma cercare un colpevole col lanternino, fondandosi su un semplice post pubblicato su Facebook da un profilo di dubbia autenticità, fidatevi, è un tantino diverso dal lavoro che stanno portando avanti gli inquirenti.

Cosa che voi, ovviamente, non siete.

L’atto di imporre una sessualità orientata sul mondo LGBT alla bambina, dunque, non è ancora un fatto finché non si potrà trovare il riscontro ufficiale, e per il momento evitate di pubblicare e condividere post del genere, le indagini sono ancora aperte e voi potreste essere perseguibili.

Non condividete questo post, dunque. Segnalatelo, piuttosto.

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