Siamo nel 2014, una delle prime analisi che ci sono state richieste: i novax volevano curare il cancro col morbillo. Eravamo a sei anni dalla pandemia, dimostrando incidentalmente che quando un novax dice di essere “per i vaccini sicuri” e di essere solo “contrario al falso vaccino COVID19” sta semplicemente mentendo due volte.
La prima volta perché il vaccino COVID19 è un vaccino, la seconda volta perché un novax lo è a prescindere, fino a diventare completamente antimedicina.
E proporre improbabili cure come contagiarsi col morbillo per diventare immuni al cancro.
Nel 2014 la Mayo Clinic pubblicò un testo su probabili progressi della terapia oncolitica: usare virus geneticamente modificati per trasmettere alle cellule del mieloma l’ordine di autodistruggersi.
Quella volta che i novax volevano curare il cancro col morbillo
In almeno due casi la terapia era riuscita: i pazienti avevano visto il cancro andare in remissione in quanto combattuto dall’interno.
Il testo evidenziava però dei limiti, esattamente opposti a quanto detto dai novax dell’epoca. Ad esempio i due pazienti avevano limitata esposizione al morbillo, e quindi meno anticorpi contro il virus e, sostanzialmente, non avevano alcuna altra opzione di cura.
Ironicamente, l’uso di una forma geneticamente modificata del virus del morbillo, chiamato MV-NIS, è concettualmente simile al funzionamento del vaccino COVID19 prodotto da Astrazeneca in passato, basato su un vettore virale in grado di portare le istruzioni necessarie a combattere una futura infezione da COVID19.
Altrettanto ironicamente, la soluzione proposta dagli antivaccinisti e dai “noBig Pharma” dell’epoca, ovvero cessare di vaccinarsi contro il morbillo e cercare di infettarsi per diventare immuni al cancro non avrebbe mai potuto funzionare.
Una precedente esposizione al virus del morbillo infatti avrebbe reso il sistema immunitario comunque in grado di combattere il virus: anche quello modificato.
Ricordiamo inoltre che tra le complicanze del morbillo vi sono polmonite, l’encefalite acuta, otite media, laringotracheobronchite, diarrea, disidratazione, cheratite, trombocitopenia e convulsioni febbrili, con esiti permanenti nel 20%-30% dei casi di encefalite acuta, latori di invalidità gravi.
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