Editoriale

Quando prima di uscire il cane si esce l’articolo

Le ultime ore hanno visto un Internet infuocato dalla questione che interessa l’autorevole Accademia della Crusca sulla tolleranza o meno dell’espressione “uscire il cane”.

La nota dell’Accademia dell’11 gennaio

Come ricorda Il Post, il problema è stato sollevato a seguito di una nota pubblicata da Vittorio Coletti sul sito dell’Accademia della Crusca l’11 gennaio, quando l’accademico rispondeva alla domanda dei lettori circa la costruzione del verbo “sedere” con l’oggetto diretto di persona, come quando si dice “Siedi il bambino”:

Queste domande evocano situazioni, per così dire, tutte di ambito domestico, spesso caratterizzato da rapidità di linguaggio per affrontare determinate circostanze, ad esempio quando c’è urgenza di far sedere, mettere seduto, posare su una sedia o un divano un bambino, magari piangente. In questo significato l’uso transitivo di sedere è registrato in qualche dizionario, ad esempio nell’autorevole GRADIT ma non compare nello Zingarelli 2019.

Proseguendo nella lettura della nota, troviamo che Coletti concentra l’attenzione sulla domanda rivolta dai lettori:

È lecita allora la costruzione transitiva di sedere? Si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell’uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l’oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scaleun pendio). Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla. Ma certo è problematico definirla transitiva perché la prova di volgere il verbo al passivo (accertata invece ormai per salire, specie nel linguaggio alpinistico col valore di scalare: la cima è stata salita da…) non sembra per ora reggere (la mamma ha seduto il bambino sul seggiolinoma *il bambino è stato seduto sul seggiolino dalla mamma) come del resto non regge per altri verbi in costruzione transitiva non passivabile (per es. si può dire ho dormito un lungo sonno ma non *un lungo sonno è stato dormito da me). Diciamo insomma che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali.

L’esplosione sui siti di informazione e il chiarimento di Carlo Marazzini

Un fraintendimento globale ha portato una serie di pubblicazioni da parte degli organi di stampa nella giornata di domenica 27 gennaio, e dunque un’intepretazione distorta della nota dell’Accademia: tantissimi utenti avevano inteso la nota come una liberalizzazione universale dell’espressione “uscire il cane” o “scendere il cane”, ma anche “sedere il bambino” e via discorrendo.

Per fare chiarezza l’agenzia di stampa Agi ha interpellato il presidente dell’Accademia della Crusca Carlo Marazzini, che in poche parole ha fatto subito una distinzione tra la lingua scritta e la lingua parlata e ha sottolineato, non senza amarezza, il problema del filtro mediatico che la nota pubblicata l’11 gennaio ha comportato attraverso l’uso improprio di certi organi di stampa: «Ogni volta che si trasferisce un discorso scientifico sottile su un piano mediatico si producono risultati perversi», e per concludere: «L’insegnante sarà comunque chiamato a correggere quelle forme nell’italiano scritto e formale».

Marazzini, ancora, per meglio spiegare il malintesto creatosi nella rete ha affermato: «La lingua scritta, a differenza di quella parlata, non nasce spontanea, ma è regolata. Di fronte alle tendenze del parlato il linguista è sensibile perché tenta di cogliere il mutamento in atto, ma il grammatico no e si erge a limite invalicabile». In sostanza, come riporta anche TPI News, si tratta di tolleranza dell’espressione nel linguaggio parlato, familiare e informale, ma in un contesto formale non verrà mai sdoganata.

Ancora, per meglio chiarire la posizione dell’Accademia sull’uso di espressioni come “uscire il cane” o “sedere il bambino” è intervenuto il Presidente onorario Francesco Sabatini al TG1:

 

Come ricorda anche Corriere della Sera, gli insegnanti potranno continuare a redarguire gli studenti quando questi fanno uso delle espressioni contestate e fraintese negli ultimi giorni.

Nessuna liberalizzazione sull’espressione “uscire il cane” e derivati da parte degli accademici della Crusca, quindi, tanto meno una tolleranza del “qual è” apostrofato: si tratta di espressioni accettate solamente nel parlato.

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