Se quello del 2024 è il turno – mentre scriviamo, l’8 febbraio – delle polemiche sulle scarpe di John Travolta con Amadeus accusato di aver stretto accordi commerciali con il divo di Hollywood, molti di noi ricordano quel momento in cui Maurizio Crozza a Sanremo 2013 fu fischiato con insistenza e invitato a lasciare il palco al grido di “no politica a Sanremo!”.
Lo stesso comico, piuttosto navigato per reggere un palco e i suoi effetti collaterali, si dimostrò in difficoltà. La 63esima edizione fu condotta da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Primo classificato fu Marco Mengoni con L’Essenziale. Ospite della prima serata era proprio Maurizio Crozza. Il contesto politico in cui si svolse la sua esibizione era il governo di Mario Monti, che si instaurò dopo il quarto mandato di Silvio Berluconi e prima del governo Letta.
Maurizio Crozza salì sul palco nei panni di Silvio Berlusconi. Dall’alto della scalinata iniziò a gettare banconote come fossero coriandoli: “Volete 5 mila euro? No, non sono i miei, tranquilli. Sono i vostri“. Dopo la discesa e la conquista del palco, quando la musica si fermò, arrivarono i fischi e le contestazioni.
Due voci distinte gridarono: “Vai a casa!”, “No politica a Sanremo!”, e probabilmente si sentì anche un “pirla”. Crozza tentò più volte di prendere parola, ma ogni volta che ci provava le contestazioni si infiammavano. La voce che arrivava dal microfono era completamente asciutta, con il comico che per quella noia da parte del pubblico si ritrovò con la salivazione azzerata.
Sul palco arrivò Fabio Fazio, che difese il lavoro dell’ospite e si rivolse alla platea: “Lasciatelo finire. Dobbiamo divertirci e non approfittare del festival per farci notare con due urli”. Crozza tentò di riprendere la parola: “La mia non è propaganda, dai non fate così”, ma niente da fare. Le urla di dissenso ripartirono.
Fabio Fazio tornò in soccorso dell’ospite e, spazientito, indicò uno dei contestatori: “Esca!”, mentre il pubblico a favore sovrastò lo spettatore: “Fuori! Fuori!”. Lo show riprese, e Crozza snocciolò le sue imitazioni di Bersani, Ingroia e Montezemolo. L’esibizione terminò e Fabio Fazio disse al pubblico:
Ringrazio tutto il pubblico dell’Ariston, che ci ha aiutato a superare un momento difficile e ci ha aiutato a riconoscere due persone peraltro ben note che hanno colto l’occasione per farsi riconoscere anche questa volta.
Più tardi uno degli autori del Festival, Massimo Martelli, spiegò che “l’invito ripetuto ad andare ‘a casa, a casa’ non era rivolto a Maurizio Crozza ma ai due contestatori”. I due furono accompagnati fuori dalla polizia e identificati. Chi erano i due contestatori?
Poco dopo i fatti venne fuori l’identità dei contestatori. Uno di essi, un signore bolognese habitué del Festival, fu intervistato da TvBlog e spiegò:
L’ho fatto perché non mi piacciono gli interventi politici al Festival, che siano di destra, di sinistra o di centro. Non c’entra che lo sketch d’apertura fosse su Berlusconi, immaginavo che Crozza facesse anche Bersani e altri ma è una cosa che non va fatta al Festival: non sono venuto qui a sentire parlare di politica ma per lo spettacolo.
Il secondo contestatore, Letterio Munafò, era stato consigliere comunale di Legnano col PdL. Intervistato dall’Ansa, Munafò spiegò il suo gesto:
Non eravamo solo in due a contestare, c’era tanta altra gente insieme a me. Non sono un contestatore. Sono venuto a vedere il festival e invece mi sono trovato a sentire il signor Crozza a parlare di questioni politiche. In questo momento non ne abbiamo bisogno.
Una contestazione organizzata? Munafò respinse l’ipotesi: “Sono venuto con mia moglie e una coppia di amici. Fate presente al presidente della Rai che non c’era nessuna organizzazione”.
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