Quando la Bayer acquistava “lotti di donne” da Auschwitz è quel genere di articolo che ti fa venire in mente una nota favola di Fedro
Un lupo vide un agnello vicino a un torrente che beveva, e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto.
Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo di sporcare l’acqua, così che egli non poteva bere.
L’agnello gli fece notare che, per bere, sfiorava appena l’acqua e che, d’altra parte, stando a valle non gli era possibile intorbidire la corrente a monte.
Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse:
“Ma tu sei quello che l’anno scorso ha insultato mio padre !”
E l’agnello a spiegargli che a quella data non era ancora nato.
“Bene” concluse il lupo, “se tu sei così bravo a trovare delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti.”
Ma in questo caso il lupo non è certo la Bayer, ma il blogger che ha deciso, per un facile click strappalike, di attribuire alla Bayer colpe che non può avere con la stessa tecnica usata dal lupo che, accampando pretesti per divorare l’agnello, decise di attribuirgli le colpe dei suoi genitori, ovvero antecedenti storici.
La Bayer infatti, semplicemente aveva cessato di esistere come ente autonomo in quel periodo.
Nata nel nel 1863, fondata da Friedrich Bayer e dal suo socio Johann Friedrich Weskott, la Bayer come molte industrie del suo tempo entrò in un conglomerato noto come IG Farben a partire dal 1925, e negli anni ’30 la IG Farben fu sottoposta ad un processo di arianizzazione grazie al quale entrò nelle grazie del Governo Tedesco, compiendo con esso svariati crimini di guerra per cui fu sottoposto a Processo.
La IG Farben entrò in liquidazione nel 1952 (restando, fino al 2012, sul mercato come società in liquidazione allo scopo di chiudere le residue pendenze) e, come la Germania fu suddivisa in Germania dell’Est e dell’Ovest, a seguito di un processo, sempre a Norimberga, contro i vertici della IG Farben, la stessa fu di nuovo scissa negli enti costituenti che tornarono a vita autonoma senza alcun legame col passato nazista del Conglomerato.
Sostanzialmente, chi compì tutta la serie di reati, noti ed archiviati a Norimberga alla storia, fu la IG Farben.
E del resto, la “chiamata alle armi” verso le società che ne fecero parte un tempo, oltre che per il motivo accennato, non ha senso considerando che anche di Bayer, BASF e di tutto il petrolchimico tedesco di fatto arianizzato e spinto nella IG Farben non resta più niente di ciò che era all’epoca.
Parlare della Bayer di oggi come da sottoporre ad una “Norimberga del Capitalismo” ha senso come pretendere che l’utente medio distrugga in piazza la sua Panda per protestare contro la presenza di carri armati FIAT Ansaldo nell’Esercito Italiano degli anni ’30, o dare fuoco ai propri album fotografici per timore di trovarvi dentro pellicole e carta fotografica AGFA o nastri magnetici BASF-EMTEC.
Semplicemente, introduce una fallacia di “falsa causa” per cui le colpe di enti passati si trasmettono ai loro successori in una sorta di peccato originale da scontarsi in clickbait.
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