Quando i fascisti insegnavano le Foibe
Ci segnalano i nostri contatti una macro fotografica contenente una poesiola patriottica
Ma dedurre da ciò un uso sistematico delle Foibe da parte del Fascismo è alquanto peregrino
Un po’ di storia
Mattarella ha recentemente ricordato la sciagura nazionale delle Foibe.
Perché nessuna guerra passa senza che qualcuno, alla fine debba contare i morti. Perché abbiamo una comunità internazionale, perché abbiamo superato i nazionalisti proprio perché ci si possa sedere e parlare per risolvere i problemi anziché cercarli di lavarli via col sangue abbondante di qualcun altro. Sperando che quel sangue non sia nostro.
La storia delle Foibe precede gli eccidi del 1943 e comincia ricordando che sin dal medioevo era noto l’uso della foiba come mezzo “naturale” per far sparire prove scomode di azioni nefande… compresi corpi umani.
Come ricorda Una grande tragedia dimenticata. La vera storia delle Foibe di Giuseppina Mellace, guide turistiche già nel 1915 ricordavano episodi passati di età feudale che tendevano a concludersi col “nemico di turno” trucidato e gettato in una foiba.
Effettivamente nel 1923 il periodico Gerarchia riportava la frase
La musa istriana ha chiamato Foiba degno posto di sepoltura per chi nella provincia di Istria minaccia le caratteristiche nazionali dell’Istria
E la poesiola nell’immagine appariva nei testi scolastici del ’25.
Ciò nonostante, ci ricorda l’autrice
non è stato trovato un riscontro storico di un sisematico utilizzo delle foibe per far sparire i corpi dei nemici per tali scopi da parte fascista
In conclusione
Esisteva un uso della Foiba come “fossa comune”, registrato nella storia.
Uso che, da sempre, i dominatori di turno, che incidentalmente negli anni ’20 e ’30 erano i fascisti, usavano come intercalare minaccioso per esibire la loro superiorità.
Esiste un momento storico in cui qualcuno ha avuto modo di mettere in pratica, a frutto e in uso la minaccia immanente in secoli di cultura e letteratura.
E speriamo che questo non debba più accadere.
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