Editoriale

Quale è l’attuale tasso di cambio like/vita?

Siamo una specie strana che ricerca quello che critica in maniera quasi morbosa senza tenere conto di quali conseguenze questo possa comportare. Ci autoconvinciamo che una nostra piccola azione, scelta, like, condivisione o commento corrisponda ad una goccia nel mare e vada dispersa e risulti non tracciabile.

E quando il livello del mare si alza sommergendo le persone e facendole affogare ci chiediamo come mai nessuno abbia fatto nulla per evitarlo.

Quindi i corpi vengono a galla, purtroppo rovinandovi il tramonto sul mare che volevate godervi cosi tanto. Che corpi cattivi.

Non sono passate che poche settimane dal suicidio di Inquisitor Ghost. Parliamo, ovviamente, del caso del ragazzo che secondo i primi rilievi si sarebbe tolto la vita in live per false accuse di pedofilia (il livello del mare si alza) create apposta da alcuni ragazzi per colpirlo e distruggere la sua figura social (il livello del mare si alza).

Accuse condivise e utilizzate da scinfluencer (influencer sciacalli) con la scusa che “riportavano solo” quanto gli avevano inoltrato (autoconvincimento), con i loro milioni di follower.

E i follower non stanno fermi.

I profili di Inquisitor Ghost divennero pieni di insulti, minacce e condivisione di luoghi e date in cui trovarlo (il livello del mare si alza).

Milioni di follower = Milioni di gocce.

Il livello del mare si alza sommergendo la persona vittima della accuse e…

Ora che conoscete questa storia possiamo affrontare una questione che per fortuna non è ancora arrivata a quei livelli: una vicenda privata è stata dato in pasto ai social per “mi piace”, “condivisioni” e “commenti”. Andiamo con ordine: abbiamo due persone e un video.

Il primo, Danny Lazzarin è uno youtuber molto famoso nel suo ambiente (se non lo conoscete voi, lo conoscono i vostri figli o nipoti potete chiedergli spiegazioni).
Parliamo di una personaggio che sa fare il suo lavoro (per i boomer, ha attività anche fuori dai social) ed è un ottimo comunicatore (essenziale per il suo ambiente).

Danny, come molti influencer, ha tanti hater e aveva una rubrica sul suo canale YouTube in cui invitava gli hater per parlare con loro, capire critiche e mostrare loro il suo lavoro. Uno di questi hater è Domingo Poliandri con il quale Danny realizza un incontro-video e risponde a varie domande, alcune anche personali (e quindi non condivisibili online per la privacy).

Domingo Poliandri ha anche lui un suo piccolo seguito, ma non vi consiglio di guardare i suoi canali video. Ha una carriera nel mondo del powerlifting, la disciplina sportiva che si basa sul sollevamento di pesi. Accade che durante una live (trasmettere in diretta sui social) Domingo Poliandri chiede di raggiungere almeno 350 “mi piace” per “condividere” informazioni personali (e fidatevi, ca**o, sono cose personali molto pesanti) su Danny Lazzarin.

Ovviamente li raggiunge e il “segreto” viene “fatto intendere”, non svelato con frasi del tipo: “Io ho ancora quel video integrale in privato”.

Cominciate a vedere qualche similitudine con Inquisitor?

La vicenda diventa di pubblico dominio e i Domingologi si scatenano inviando commenti e messaggi morbosi a Danny e ai suoi familiari coinvolti nella vicenda (causando anche pianti).
Tutto questo perché loro devono sapere, ne hanno diritto.

Cominciate a vedere qualche similitudine con Inquisitor?

La risposta di Danny non si fa attendere e usa tutta la sua potenza mediatica per chiedere aiuto, con una semplicità devastante:

  • Mostrando la live che ovviamente gli hanno inviato in cui Domingo Poliandri parla del “segreto” per “like”;
  • Svelando lui stesso il segreto per fermare la morbosità dei domingologi;
  • Annullando il vantaggio di Domingo Poliandri che dichiara: “Io ho ancora il video”;
  • Minacciando pesanti cause legali contro Domingo Poliandri.

La cosa assurda è che ora si accusa Danny di “gogna mediatica” o di usare gli “stessi Metodi di Domingo Poliandri”.

La mia domanda è: “Cosa doveva fare Danny, vedendo l’effetto che l’altra gogna mediatica stava facendo ai suoi cari?”.

Voi cosa avreste fatto? Vi ricordo che Danny é la conseguenza, non la causa.

Se il problema che ti stai ponendo alla fine di questo articolo è: “Sì, ma non so ancora il segreto di Danny” fammi un favore: non seguirmi sui social perché non hai capito un ca**o.

In rete è conosciuto come “Lo Sbufalatore” e nel mondo del lavoro è un Data Analyst, SEO, Social Specialist ed esperto in Tag Container (Google Analytics, Act Commander, AT Internet, Trackingbox, Google Tag Manager, Adform, Data Studio), capacità che oggi gli consentono di vivere il mondo social con le sue facoltà di debunker, una passione che nel 2014 si è tradotta con l’apertura di Bufale.net (il più importante servizio in Italia contro le fake-news e scuola di debunking), una realtà gratuita di verifica delle fonti alla quale collaborano, nel tempo libero, altri liberi cittadini che condividono la stessa passione al di là di ogni appartenenza politica e sociale.

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