Propaganda Live e la rider assunta a nero: sui meccanismi della Rete e della colpa

di Bufale.net Team |

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Propaganda Live e la rider assunta a nero: sui meccanismi della Rete e della colpa Bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti un copincolla virale su “Propaganda Live e la rider assunta a nero”.

Cosa che riguarda il musicista della trasmissione, Angelini, che il 16 maggio posta sul suo profilo instagram un messaggio, riassumibile in

“Dopo un anno di sacrifici per non chiudere cercando di limitare al massimo il ricorso alla cassa integrazione per i miei dieci dipendenti (visti i tempi biblici), ho comprato un furgoncino per le consegne e fatto lavorare amici che avevano bisogno”

Seguita da

“Questa è la faccia di un ristoratore (si, ho un ristorante) che ha appena scoperto di essere stato denunciato da un’“amica” alla guardia di finanza”

Propaganda Live e la rider assunta a nero: sui meccanismi della Rete e della colpa

Ma la storia alle spalle si è rivelata, col tempo, diversa, immortalata da un copincolla virale, tratto da un articolo di una testata.

Come d’obbligo, la rider firma l’autodichiarazione prevista da decreti e Dpcm, dove spiega «che lavorava come fattorino per la consegna a domicilio per conto di un’attività di ristorazione».
La Guardia di finanza, i giorni successivi, fa ulteriori verifiche partendo dall’autocertificazione. E scopre che la “traditrice” lavorava in nero addirittura dall’estate del 2020, ed era «pagata in contanti». Il ristorante è quello di Angelini. Dopo aver fatto ulteriori accertamenti nella banca dati dell’Inps, parte così la multa da 7.200 euro. Una sanzione “in diffida” prevista se il dipendente in nero viene poi assunto dal datore di lavoro pizzicato a commettere irregolarità. Se invece il titolare si rifiuta di regolarizzare la posizione del lavoratore in nero, si sale a 14.400 euro. La cifra denunciata dal post di Angelini che – dunque – non sembrava fino a giovedì voler assumere l’amica.

Ora, effettivamente, qui non ci piove.

Un lavoratore non regolarizzato ha tutto il diritto di denunciare il rapporto di lavoro per ottenere la regolarizzazione. Per la cronaca, ha anche il diritto di chiedere una diffida accertativa. Diffida accertativa che sfocia in un titolo esecutivo, avente anche in base alla recente riforma vero e proprio valore di accertamento tecnico.

Salti il bisogno di un lungo processo, hai già qualcosa per cui ottenere ingiunzione in mano, oltre, naturalmente, le sanzioni di rito.

E sin qui, la storia della rider assunta a nero è una storia brutta come tante altre storie brutte, aggravate dalla pandemia.

La storia brutta nota ad ogni buon giuslavorista del datore di lavoro che assume in nero dichiarando di “star facendo un favore” al lavoratore, salvo poi quando il lavoratore ha bisogno delle tutele che solo un’assunzione regolare può fornire, e quindi si rivolge alla Guardia di Finanza, dal legale o da un patronato per chiedere giustizia.

E in quel momento volano gli stracci.

Fortunatamente, in questo caso alla fine è arrivato il ravvedimento

«No, non le avrei mai chiesto di mentire. Mi dispiace… mi dispiace…il “tradimento” è che non mi ha detto di essere stata contattata dalla Guardia di Finanza qualche giorno dopo aver avuto il controllo per strada. Iun’attività con nove persone che ci conosciamo tutti, mi sarei aspettato questo». Ancora non le ha scritto: «Non l’ho sentita ma è una cosa che vorrei fare a breve… Rileggendolo a mente lucida ho messo alla gogna questa ragazza. Mi dispiace, ho proprio sbagliato. Ogni riga del mio post è sbagliata, dalla foto all’ultima parola». Adesso dice che il ristorante «lo devo fare gestire a qualcuno che non fa cazzate. Uno si sopravvaluta e pensa di poter fare tutto».

Una questione di colpe, di lavoro, o una questione televisiva?

Ora, fin qui la storia sarebbe stata semplice e chiara: un soggetto, che chiameremo Angelini ma potrebbe essere chiunque altro, “assume in nero” (ossimoro, lo sappiamo, ma ossimoro che gli addetti ai lavori conoscono sin troppo bene) un lavoratore.

È universalmente riconosciuto agli addetti ai lavori il concetto di “timore reverenziale“: rimproverare ad una rider di non aver denunciato subito l’esistenza di un rapporto di lavoro a nero è esattamente come rimproverare ad una vittima di stupro di non aver denunciato pochi secondi dopo.

L’asimmetria di potere tra datore di lavoro e lavoratore è assoluta: il datore di lavoro ha la leva contrattuale per importi quello che vuole, perché lui controlla i cordoni della borsa, lui fa parte della “rete dei padroni”, lui può “sconsigliare” ad altri l’assunzione.

Non vi è dubbio, dinanzi ad una colpa confessa, come siano andate le cose. Datore di lavoro “assume in nero”, lavoratrice patisce i guai della condizione, lavoratrice denuncia, la guardia di finanza interviene.

La lezione che però la Rete sembra aver imparato da questa storia è quella sbagliata.

Ovvero, la lezione è che Propaganda Live sia in qualche modo connesso alla cosa, reinnescando la polemica data dalla mancata partecipazione di Rula Jebreal.

Sostanzialmente, l’occasione per innescare una seria riflessione sul marcio che si annida nel concetto italiano di lavoro, del “Io ti faccio lavorare per carità, la regolarizzazione non serve” diventa un regolamento di conti tra diverse anime “progressiste” in una gara a quale Talk Show sia più degno di parlare di cultura e progresso.

Capirete che nella vita la responsabilità delle proprie azioni è individuale.

Se il musicista di una nota trasmissione compie degli atti errati, e li confessa come tali, sua è la responsabilità.

E sua è la sanzione, sua è la punizione, e giusto è che essa arrivi nei modi e nelle forme del diritto.

Trasformarla in una sarabanda di cuoricini dei VIP, in una discussione su quale sia la trasmissione più degna, appioppare al conduttore di una trasmissione le colpe degli addebiti degli altri operatori, è il modo sbagliato di aprire la discussione.

Se scopro che il mio migliore amico ha compiuto ingiustizia, questo non mi rende un ingiusto.

Rende un ingiusto il mio amico, e gli mette in carico il dovere di riabilitarsi.

Se tutto quello che ho imparato dalla storia di un datore di lavoro infedele è il nome di una trasmissione televisiva e non l’importanza di combattere per una tutela dei lavoratori tutti, ogni giorno, tutti i giorni, allora ho imparato la lezione sbagliata.

Qui non parliamo di Propaganda Live e la rider assunta a nero: bisogna parlare del Datore di Lavoro Angelini e della sua azione, delle sue azioni, delle sue scuse e delle prospettive future. Perché essa non si ripeta.

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