Il tema, come i lettori avranno già capito, è quello, piuttosto delicato, della assistenza ai migranti: un ambito nel quale non è sempre agevole distinguere tra bufala, disinformazione, polemica politica e notizia vera.
In questo caso si parla addirittura di pasti buttati via da alcuni profughi a Reggio Emilia, presso la mensa del povero in vescovado: l’episodio è stato confermato dalla direttrice Maria Chiara Visconti Gramoli in una intervista.
La notizia in questione, condivisa, appunto, dalla pagina “Sputtaniamotutti”, è dunque vera: il link rimanda, infatti, al blog Notixonline.com che è un po’ un cacciucco di pure e semplici bufale (guarigioni miracolose, cure anti-cancro, complottismo, disinformazione) e qualche notizia vera come in questo caso.
Cliccando sul link in questione troviamo, infatti, un semplice “copia-incolla” della notizia riportata su IlGiornale.it che, a sua volta, cita conferme, provenienti dalla mensa del vescovo, raccolte dal Resto del Carlino.
Insomma, l’articolo su Notixonline.com è del tutto identico rispetto a quello de IlGiornale.it
L’alto numero di condivisioni dimostra la grande “sensibilità” degli italiani per questi temi (addirittura 14 mila “mi piace” per l’articolo de Il Giornale)
Le notizie sulla “rivolta dei maccheroni” cominciano a essere pubblicate sui media della zona di Reggio Emilia per poi comparire su quelli nazionali: per semplicità ci limitiamo a citare due quotidiani politicamente agli antipodi come IlGiornale.it e IlFattoquotidiano.it
Conviene riportare il punto di vista del Fatto Quotidiano, in un articolo che dà conto anche del dibattito sviluppatosi presso il Pd, partito di maggioranza e di governo a Reggio:
A Reggio Emilia la chiamano “la rivolta dei maccheroni”, perché il 27 aprile scorso una trentina di profughi, principalmente di origine pachistana, gestiti dalla cooperativa sociale Dimora D’Abramo su incarico della prefettura locale, ha organizzato una manifestazione pacifica nella questura del capoluogo di provincia emiliano romagnolo. Motivo della protesta, la qualità del cibo servito ai rifugiati in una mensa convenzionata con la cooperativa. Pasta troppo cotta, menù poco vari, prodotti che non appartengono alla cultura dei paesi di provenienza dei profughi, e che i manifestanti vorrebbero fossero sostituiti con altri alimenti.
Il primo a commentare la “rivolta” è stato Giacomo Bertani Pecorari, assessore Pd alle Attività produttive di Quattro Castella, comune del reggiano, che sul suo profilo Facebook, in un post ripreso dalla Gazzetta di Reggio, ha scritto:
“E’ indegno leggere della protesta dei rifugiati ospiti della comunità reggiana per la presunta eccessiva cottura della pasta. Solo l’aver pensato ad una rimostranza simile, quando da mesi viene loro garantito un dignitoso vitto e alloggio, significa sputare sulla nostra generosa ospitalità. L’unica risposta che avrei dato ad una protesta del genere è un sonoro calcio nel culo, altro che delegati e dialogo”
Lo stesso Bertari Pecorari, come riferisce sempre il Fatto ha modificato il proprio post su Facebook, rimuovendo la frase incriminata e sostituendola con “l’unica risposta che avrei dato a una protesta del genere è un sonoro no, altro che delegati e dialogo”.
Parole e “ritrattazioni” che hanno provocato aspre prese di posizione all’interno dello stesso Pd locale come quella di Lanfranco De Franco consigliere comunale del partito renziano a Reggio
“Non è ammissibile che per una presunta pasta scotta Reggio passi da ‘città delle persone’ a ‘città dei calci in culo’: con le persone si parla, si spiega e se fanno richieste illegittime si può anche dar loro torto. Reggio ospita senza problemi 800 profughi e continuerà a farlo rispettando tutti. La violenza la lascio a Salvini e ai suoi seguaci, anche se questo fa perdere consenso fra chi ragiona con la pancia”.
A difesa della Dimora d’Abramo, e soprattutto dei menù oggetto delle contestazioni dei migranti, rimane soltanto il presidente della stessa cooperativa, Luigi Codeluppi
“E’ una protesta incomprensibile: è la prima volta che qualcuno si lamenta dei pasti, che peraltro consumiamo anche noi quando siamo assieme ai rifugiati”.
Probabilmente i lettori si staranno chiedendo quale esito abbia avuto la querelle: ebbene, pare proprio che un po’ grottescamente si sia scelto di assumere uno chef esperto di cucina orientale.
In un articolo della edizione on line de Il Resto del Carlino, firmato da Daniele Petrone, veniamo a sapere che sì, insomma, si sta facendo ogni sforzo per “accontentare i profughi”
Reggio Emilia, 3 maggio 2016 – Piatti unici come nella tradizione culinaria pachistana e africana. Cucinati da uno chef che ben conosce la gastronomia dei migranti. È la ricetta del ristorante Il Locomotore e della Dimora d’Abramo per spegnere le polemiche dei migranti che mercoledì si sono lamentati per la qualità del cibo – dalla pasta scotta al riso troppo intriso d’acqua secondo loro – davanti alla questura. E andargli ancora una volta incontro.
«Siamo sicuri della bontà del nostro menu – spiega Paolo Masetti, uno dei responsabili del punto ristoro in zona stazione che sfama oltre 200 richiedenti asilo di ben 16 nazionalità differenti – e soprattutto della varietà che offriamo, con molta attenzione verso le loro esigenze e il loro credo religioso. Però siamo disponibili a cambiare qualcosa se necessario. Stiamo valutando coi responsabili della Dimora di inserire nel menu, una volta a settimana, un piatto unico come piace a loro. E stiamo pure parlando con uno chef che ben conosce i piatti pachistani e africani. Se sarà possibile sarà direttamente lui a prepararli. Il nostro sforzo è davvero massimo».
Sui motivi delle proteste dei migranti qualcuno adduce proprio l’insipidezza dei cibi, dato che la cucina pakistana prevede un’alta concentrazione di spezie, ma c’è chi come Luigi Codeluppi, presidente della Dimora di Abramo, preannuncia indagini interne per capire le vere ragioni delle lamentele che a tutt’oggi restano oscure.
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