Ci sono conferme sul fatto che, di recente, siano state effettuate alcune perquisizioni per soggetti accusati di propaganda fascista. Secondo quanto riportato da Today, però, il loro operato non si è limitato ai messaggi social. All’interno di chat “chiuse”, infatti è emersa una volontà chiara a detta degli inquirenti:
“Reclutare militanti al fine di ricostituire un apparato politico di ispirazione fascista, non potendosi escludere anche il ricorso ad azioni violente”.
Ci sono riscontri importanti a proposito della tanto delicata questione relativa alla propaganda fascista. La legge con la quale si potrebbe dare una spallata ulteriore al Ventennio, infatti, ha raggiunto un obiettivo a dir poco importante in queste ore, arrivando ufficialmente in Parlamento. Si tratta ovviamente del primo step che potrebbe condurre a risultati ancora più importanti sotto questo punto di vista, ma è chiaro che dietro le novità di oggi 27 febbraio ci sia soprattutto una carica simbolica non indifferente.
Già nelle scorse settimane, a proposito del libro di Bruno Vespa con accenni più o meno importanti al Fascismo, l’argomento aveva sollevato non poche discussioni. Ne abbiamo parlato con un articolo a tema. Questo sabato, invece, tocca concentrarsi su aspetti più specifici, perché se da un lato è ancora lungo l’iter che potrebbe portarci ad una nuova legge contro la propaganda fascista (ed è tutt’altro che scontato che la questione possa andare avanti), il fatto di essere arrivati a 50.000 firme la dice lunga sulla percezione che si abbia della questione.
La nostra analisi di oggi relativa alla possibile legge contro la propaganda fascista, dunque, da un lato è una notizia vera, dall’altro richiede delle precisazioni. Come riporta Next Quotidiano, infatti, l’obiettivo delle 50.000 firme era necessario per arrivare in Parlamento. I meriti vanno soprattutto al sindaco di Stazzema, vale a dire Maurizio Verona, che ha trovato in Roberto Benigni e Liliana Segre sostenitori in grado di amplificare ulteriormente l’iniziativa.
La legge proposta contro la propaganda fascista, dicono i fautori dell’iniziativa, ha l’intento di “disciplinare pene e sanzioni verso coloro che attuano propaganda fascista e nazista con ogni mezzo, in particolare tramite social network e con la vendita di gadget“. Insomma, qualora l’iter dovesse andare avanti, ci sarà una maggiore attenzione ai contenuti pubblicati soprattutto su Facebook. Considerando anche la preoccupante crescita di community e ambienti virtuali, dove hanno ripreso piede simbologie di cui si farebbe volentieri a meno.
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