Analisi in corso

Presunta lettera del cardiologo: smentita Burioni sul Coronavirus

Sta girando da giorni la presunta lettera di un cardiologo, con un messaggio virale che ha preso piede su WhatsApp e che puntualmente ha dovuto fare i conti con la replica da parte di Roberto Burioni. Abbiamo provato a raccogliere tutte le informazioni del caso nel corso delle ultime 24 ore e, a questo punto, possiamo portare alla vostra attenzione un report utile per fare il punto della situazione. Senza nemmeno scendere in troppi dettagli medici, visto che la storia è stata stroncata sul nascere.

Tutto quello che sappiamo sulla lettera non confermata del cardiologo

In sostanza, la lettera riporta alcuni contenuti che sulla carta potrebbero assicurare una svolta medica nel contrastare il Coronavirus, come si potrà notare attraverso una delle tante condivisioni avvenute su Facebook in queste ore. Partiamo da un presupposto: ad oggi non abbiamo la certezza che tale lettera sia stata scritta effettivamente dal cardiologo . Abbiamo provato ad interpellarlo, anche tramite social, ma al momento non abbiamo riposta. Restiamo aperti ad eventuali aggiornamenti qualora volesse chiarire la propria posizione in merito.

Si parla di una possibile cura al Coronavirus, o meglio, della possibilità che l’infezione si possa curare a cassa senza ricorrere a ventilatori e alla rianimazione. Una tesi che potrebbe risolvere da sola l’emergenza riguardante i posti disponibili in terapia intensiva, ma che ad oggi non ha alcuna evidenza. Proprio su tali aspetti ha preso piede la decisa replica di alcuni esperti.

Idea, questa, che come avvenuta con alcuni farmaci provenienti da Giappone e Russia è stata prontamente smentita da un personaggio autorevole e noto come Roberto Burioni. Il post pubblicato sul suo blog ufficiale lascia poco spazio a dubbi e, sostanzialmente, ci fa tornare indietro nel tempo di circa due settimane. Qualora dovessero esserci comunicazioni del cardiologo, ve le riporteremo all’istante.

Girano inoltre altre versioni della lettera che vengono ERRONEAMENTE attribuite ad un medico.

Dopo che lo abbiamo contattato questo medico (che per rispetto della privacy non nominiamo) ci ha inviato il seguente comunicato:

In relazione alla pubblicazione: “Presunta lettera del cardiologo: smentita Burioni sul coronavirus”, faccio presente che non sono un Cardiologo e che non ho scritto la lettera contestata per cui chiedo che venga rettificata la comunicazione portando ingiustificatamente discredito al sottoscritto, Professore Emerito dell’Università di Bologna ed all’Istituto Ortopedico Rizzoli.

Primo: Il Prof *****  non e’ un Cardiologo ma e’ un Ortopedico ben conosciuto in ambito nazionale ed internazionale perche’ Presidente di numerose Società di Ortopedia e Traumatologia, Presidente del Collegio dei Professori Ordinari, Direttore di Dipartimenti Universitari e Ospedalieri, Direttore di Scuole di Specializzazione. Autore di numerosissime pubblicazioni su riviste internazionali, autore di libri, Editor di riviste internazionali. Nella sua attività Clinica, ancora in corso, ha eseguito oltre 40.000 interventi interessanti vari settori dell’Ortopedia e della Traumatologia. Ha descritto interventi innovativi. E’ inventore di Brevetti di terapia rigenerativa e impianti protesici. Primo al mondo ha eseguito trapianti di articolazioni da donatore su articolazioni come spalla e ginocchio e primo in Europa ad eseguire trapianti di caviglia.

Secondo: anche se preceduto dalla parola “presunta” si associa il mio nome come autore di quanto descritto. E questo non e’ assolutamente vero perche’ scritto da altra persona e da me solo condiviso.

Terzo: ho qualcosa da contestare anche se non ne sono l’autore, ossia che quanto scritto dal cardiologo sia da considerare errato al momento delle conoscenze attuali. Infatti dalle osservazioni cliniche e dai rilievi anatomopatologici il Collega arriva ad affermare che un trattamento precoce ad azione antinfiammatoria ed antiaggregante può portare ad una evoluzione più favorevole della malattia con riduzione degli ingressi in rianimazione.
Questa così potrebbe essere riservata ai casi gravi ed ai pazienti con patologie associate . Questo dato anche se ulteriormente dovrà essere confermato dai numerosi protocolli che utilizzano i farmaci in esame potrebbe giustificare la riduzione osservata nei ricoverati in rianimazione.

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