Ci è stato segnalato il seguente messaggio, circolante su Whatsapp
Oggi è scoppiato lo scandalo nelle Valli Genovesi. La Parmalat , a scadenza del contratto, ha deciso di non rinnovare il contratto con gli allevatori delle Valli Genovesi, preferisce comprare dalla Francia ….e dalla Cina….. Quindi il latte Oro non contiene più latte ligure, forse nemmeno italiano NON COMPRATE PIU’ PRODOTTI PARMALAT E FATE GIRARE LA NOTIZIA. Gli allevatori sono due giorni che buttano il latte nei prati, con danni ingenti ! Tra questi ci sono molti giovani che avevano rifatto le stalle anche con impianti fotovoltaici, indebitandosi con mutui stellari e ora? Il Municipio di Sestri Ponente si è già mobilitato per vendere i prodotti caseari che produrranno gli allevatori. Ma non è sufficiente perchè nelle Valli genovesi c’è la più grande concentrazione di allevamenti bovini della Liguria. Bisogna fare rete e aiutare questa gente, grazie
Come vedremo meglio nel prosieguo, la notizia diffusa via Whatsapp è in realtà un collage di molte fonti. Alcune indubitabilmente vere, altre vere ma fortunatamente superate, con piccole interpolazioni senza fonte.
Il tutto, unito alla verità di base perché la verità spinga e promuova tutto il resto.
Ma andiamo con ordine.
Indubitabilmente vera, ancorché semplificata, è la prima parte. Lactalis, il gruppo di cui fa parte Parmalat, allo scadere del contratto, ha deciso di proporre unilateralmente delle condizioni diverse, ed evidenziate dagli allevatori della zona come evidentemente svantaggiose, che sono pertanto sfociate nel mancato rinnovo del contratto.
Riporta GenovaToday
„Il mancato rinnovo del contratto da parte di Parmalat per l’acquisto del latte dei produttori della Cooperativa Val Polcevera sta suscitando una lunga eco di polemiche. «In questi giorni ho seguito le alterne vicende sull’accordo commerciale con Parmalat – ha spiegato venerdì l’assessore regionale Mai – su cui era parso anche potesse aprirsi uno spiraglio, ma che poi non si è concretizzato. In scadenza di contratto, l’azienda ha infatti deciso di non prorogare l’accordo precedente con la Cooperativa, offrendo una cifra a litro, 25 centesimi, decisamente inferiore rispetto al costo di produzione che si aggira sui 36 a cui se ne devono aggiungere 9 per le spese di trasporto. I produttori soci della Cooperativa Val Polcevera si trovano quindi costretti a gettare letteralmente via il latte delle proprie mucche con un danno incalcolabile per aziende locali e per l’intero indotto. Come Regione Liguria – ha proseguito l’assessore Mai – sosterremo i produttori delle vallate genovesi nella difficile situazione che si somma a una già grave crisi causata dalla concorrenza di produttori di altri Paesi comunitari, ma nel contempo vorrei invitare tutti i genovesi e i liguri in generale a fare un piccolo gesto per contribuire a sostenere le eccellenze delle nostre produzioni lattiero-casearie recandosi nel distributore di latte crudo più vicino per acquistarlo dai produttori del nostro territorio».“
Così sul destino delle 60 aziende a rischio, dei loro dipendenti, e del nostro latte, buttato simbolicamente nel letame per protesta contro la multinazionale Lactalis che ha deciso di comprare fuori confine (Romania? Cina? Francia?), e non più il latte prodotto dagli allevamenti bovini del territorio, si sono pronunciate le istituzioni e la politica.
Per quanto attiene le fonti superati, quello che la catena Whatsapp non riporta è che l’emergenza è rientrata e si è risolta, fortunatamente
Verona – «Il latte dei soci della cooperativa Val Polcevera ha trovato un acquirente: il Caseificio Pugliese con sede a Lauriano in provincia di Torino si è detto interessato e venerdì sarà sottoscritto l’accordo per il conferimento del latte genovese».
Lo annuncia l’assessore regionale all’Agricoltura e all’Allevamento, Stefano Mai in merito alla vicenda che vede al centro soci della Cooperativa Val Polcevera dopo il mancato rinnovo del contratto di acquisto del latte prodotto da parte di Parmalat.
«Grazie all’impegno di Coldiretti e al lavoro di squadra che abbiamo intrapreso – commenta soddisfatto l’assessore Mai – è stato possibile individuare una soluzione ‘tampone’ che consentirà di evitare lo scempio, che si sta consumando in questi giorni, del latte ‘in concimaia’. Per arrivare a una soluzione definitiva del problema e interrompere il circolo vizioso innescato dalle dinamiche europee che penalizzano i nostri produttori di eccellenza, sottoponendoli alla concorrenza sleale di operatori esteri, occorre una rivoluzione alle radici del sistema».
La soluzione, come avrete letto, non è ancora definitiva, ma è decisamente un primo passo.
AGGIORNAMENTO: Proprio mentre questo articolo era in stesura, la ditta interessata, Parmalat, ha rilasciato un suo comunicato a mezzo social:
Latte Oro ribadisce con forza lo storico legame con la città di Genova e l’impegno assoluto a garantire la massima qualità e la provenienza 100% di latte fresco Italiano da allevamenti selezionati.
Da molto tempo l’azienda ha avviato una serie di iniziative in favore dei consumatori, dei cittadini e del territorio di Genova, di cui da sempre Latte Oro è una espressione riconosciuta.
Le polemiche mediatiche ed i continui attacchi infondati non hanno fatto altro che penalizzare ulteriormente i consumi di latte fresco in un mercato già in forte difficoltà.
Latte Oro, nonostante il calo dei consumi ha continuato negli ultimi anni a ritirare anche il latte locale – ad esempio – dalla Cooperativa Valpolcevera pagandolo al prezzo di mercato.
Vista la situazione attuale di crisi dei consumi, e la scadenza degli accordi contrattuali con alcuni conferenti di latte, l’azienda è in questi giorni impegnata in una discussione con i produttori locali riguardante la quantità di latte necessaria alla produzione.L’azienda conferma il massimo impegno a sostegno dei consumi e degli investimenti locali anche attraverso il lavoro quotidiano degli oltre cento genovesi che operano sul territorio.
Parmalat
Proseguendo nei commenti al comunicato si appalesa questa risposta:
ci teniamo a precisare che le ultime notizie relative alla provenienza del nostro Latte Fresco sono false, e divulgate da terzi che evidentemente hanno interessi economici contrari.
Devi sapere, infatti, che il Latte Fresco ha una durata massima di 6 giorni dalla data di confezionamento ed è fatto con Latte 100% italiano. Sarebbe quindi impossibile importarlo da altri Paesi per venderlo in Italia.
La nostra filiera del Latte Fresco è fortemente connessa ai Produttori Locali e il nostro impegno è di continuare a investire per assicurare ai nostri Consumatori un Latte Fresco 100% Italiano e di qualità, proveniente da allevamenti selezionati.
Ci auguriamo di averti spiegato la situazione che si è creata, e di averti rassicurato sulla qualità e sull’origine del nostro Latte Fresco.
AGGIORNAMENTO del 15.04.2016
Anche noi abbiamo provato a scrivere personalmente a Parmalat, ottenendo il seguente reponso:
La informiamo che Parmalat non ha mai importato il latte dalla Cina, né ha intenzione di farlo. La nostra missione è infatti quella di offrire ai nostri consumatori un prodotto di alta qualità.
La Cina produce una bassissima quantità di latte, neanche sufficiente al proprio fabbisogno per cui è assolutamente impensabile credere alle false notizie talvolta diffuse.
Come già detto il nostro latte fresco è 100% italiano. Per noi, i criteri di acquisto del latte, hanno in primis l’obiettivo di garantire la massima qualità al consumatore e per questo ogni anno facciamo oltre 1.000.000 di controlli secondo le tecnologie e i metodi più innovativi.
In Italia acquistiamo latte da circa 3000 stalle italiane e negli ultimi anni abbiamo aumentato l’acquisto del latte italiano del 4% circa, e abbiamo intenzione di aumentarlo ancora nonostante il continuo calo dei consumi.
Solo in caso di condizioni particolari, per cui la produzione italiana non sia sufficiente, si prende eccezionalmente in considerazione l’acquisto di latte europeo selezionandolo secondo i più elevati standard qualitativi.
Restiamo volentieri a disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali salutiServizio Consumatori Parmalat
N. Verde 800-848020
Nessuna importazione dalla Cina quindi: sarebbe, come evidenziato, fisicamente impossibile.
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