Il 2 giugno 2018 a San Calogero (Vibo Valentia) una sparatoria esplosa in direzione di tre immigrati regolari del Mali uccideva Soumaila Sacko, 29 anni.
Sacko e gli altri due ragazzi erano partiti dalla baraccopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) per raggiungere i locali dismessi dell’ex fornace “La tranquilla”. Lì avrebbero raccolto alcune lamiere per utilizzarle nelle loro baracche. Sakco li aveva accompagnati per aiutarli ma all’improvviso, sul posto, è arrivata una Fiat Panda bianca dalla quale qualcuno ha sparato 4 colpi di fucile. Sacko è stato raggiunto alla testa da un pallettone, mentre gli altri due sono rimasti feriti.
Uno di essi, Drame Madiheri, 39 anni, ha raccontato ai Carabinieri:
Servivano delle lamiere e siamo andati in quella fabbrica. Siamo partiti a piedi dalla tendopoli e giunti sul posto avevamo fatto in tempo a recuperare tre lamiere quando qualcuno è arrivato a bordo di una Fiat Panda vecchio modello e ci ha sparato addosso, Sacko è caduto colpito alla testa. Io ho sentito un bruciore alla gamba. Ho visto quell’uomo, bianco, con il fucile. Ha esploso quattro colpi dall’alto verso il basso.
A dare l’allarme è stato il terzo cittadino del Mali colpito dalla sparatoria, Madoufoune Fofana, di 29 anni.
Sacko è stato subito soccorso e trasportato agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, ma è morto nel reparto di neurochirurgia. Secondo le fonti ufficiali, era un attivista dell’Unione Sindacale di Base e per questo si opponeva allo sfruttamento delle campagne della Piana di Gioia Tauro. A fare i primi rilievi sono stati i Carabinieri della Compagnia di Tropea guidati da Bruno Giordano.
Secondo le notizie d’agenzia, i Carabinieri stanno percorrendo «una pista precisa» che Giornalettismo e Lametino (tra le tante testate) individuan nella criminalità organizzata, ma si tratta di una possibilità che per il momento non può costituire certezza. I Carabinieri, infatti, sono ancora alla ricerca dell’auto dalla quale l’assassino ha sparato contro i tre ragazzi.
Questa mattina, un gruppo di connazionali di Sacko ha manifestato fino al Municipio di San Ferdinando per chiedere giustizia. La pista della criminalità organizzata, dunque, è una possibilità, ma ancora non esiste certezza sulla natura del brutale omicidio.
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