In tanti ci avete chiesto di verificare l’articolo dal titolo “Se all’Istituto Salesiano vogliono solo bambini “normali”” pubblicato il 4 giugno 2015 da Fanpage. La foto, raffigurante il cartello con la scritta “purché siano normali”, è vera e ha suscitato parecchia indignazione da parte dei genitori dei bambini disabili. L’articolo di Fanpage non è altro che la lettera di un genitore, Saverio, che si rivolge ai salesiani che hanno affisso il cartello:
Caro istituto Salesiano,
sono Saverio, il babbo di Caterina. Ma sarei potuto essere il papà di Giulia, Marco, Sofia, Carolina, Gabriele, Lucia e tantissimi altri.
Sono il papà di una bambina speciale, quella che nei vostri centri estivi non prenderete perché l’avete selezionata come “non normale”. Vi scrivo perché ho tanti altri amici “non normali” e vorrei chiedervi con precisione cosa intendete per “non normale”.
[…]
Insomma, il concetto di normalità è molto relativo, e vorrei sapere quello del vostro istituto religioso. Perché Cristo gli invalidi li guariva. Non si pretende che voi facciate miracoli, per carità, però la possibilità della convivenza pensavo fosse il minimo sindacale, ma anche la cosa più bella che dei bambini e delle bambine possono imparare in un centro estivo. Ma forse mi sbaglio io, e la cosa più importante è ridurre al minimo le rotture di coglioni.
Sperando di aver toccato le corde giuste, un saluto cordiale,
Saverio Tommasi
In merito all’articolo a firma di Saverio Tommasi, apparso in data 4 giugno 2015, sul sito internet Fanpage.it, dal titolo “Se all’Istituto Salesiano vogliono solo bambini normali”, vogliamo offrire alcuni doverosi chiarimenti.
1. Le attività estive in oggetto non riguardano quelle di un Oratorio o del “centro estivo” promosso dalla Parrocchia “Sacro Cuore” di Bologna, sono invece legate al settore scolastico dell’Istituto “Beata Vergine di San Luca”, dei Salesiani di Bologna.
2. Il termine: “ragazzi normali”, non vuole assolutamente escludere ragazzi e ragazze aventi qualsiasi tipo disabilità, ma, nelle intenzioni dell’autore dell’avviso affisso in bacheca, si voleva indicare la possibilità, anche per ragazzi e ragazze non iscritti alla Scuola, di partecipare alle diverse iniziative proposte, a patto che vi fossero le predisposizioni richieste dalle attività stesse, predisposizioni da valutarsi anche attraverso un colloquio con il promotore, e responsabile, delle attività stesse.
3. La predisposizione o, se si preferisce l’idoneità, a partecipare a dette attività, non è in alcun senso misurata su canoni fisici o psicologici, o addirittura con un intento discriminatorio, ma solo al fine di verificare, insieme al giovane, la necessaria consapevolezza nell’affrontare le diverse esperienze che l’attività stessa comporterà.
4. I Salesiani di Lombardia ed Emilia-Romagna, l’Istituto “Beata Vergine di San Luca” e l’autore diretto del testo in questione, chiedono scusa perché l’espressione: ragazzi “normali”, ancorché decontestualizzata, risulta discriminatoria e non corrisponde in alcun modo al nostro impegno educativo per i ragazzi e i giovani, soprattutto per i più bisognosi. La realtà scolastica dei Salesiani di Bologna, come tutte le nostre attività educative, accoglie e accompagna ogni ragazzo e giovane senza discriminazione alcuna.
Segue il testo della lettera di scuse di don Luca Brusamolino SDB, autore dell’avviso affisso in bacheca.
“Gentile signor Saverio,
rispondo doverosamente, e volentieri, alla sua giusta domanda in merito al concetto di cosiddetta ‘normalità’, anche perché il volantino, che io stesso ho esposto in una delle bacheche del nostro Istituto, si presta effettivamente ad interpretazioni che sono quanto di più lontano ci possa essere dalla nostra scelta di vita, tutta consacrata al bene dei giovani, soprattutto dei più bisognosi.
Le basti solo sapere che proprio in questo Istituto, sono attualmente iscritti una decina di ragazzi e ragazze con certificazione di disabilità.
Anzitutto, desidero chiarire il contesto entro cui si colloca il volantino. Le iniziative che sono presentate nella bacheca sono tutte rivolte agli alunni e alle alunne della Scuola Superiore del nostro Istituto (l’Oratorio non è coinvolto), cioè ad adolescenti e giovani dai 15 anni in su.
Alcuni dei nostri allievi, intenzionati a partecipare alle diverse iniziative proposte per l’estate, mi avevano domandato di poter invitare anche altri loro amici che non frequentano la nostra Scuola. In questo senso ho comunicato loro – sia a voce in classe, sia per iscritto tramite il volantino in questione – che la partecipazione era assolutamente possibile, purché gli interessati fossero presentati e – in dialogo con le rispettive famiglie – fosse riscontrata l’opportunità di partecipare alle iniziative, anche sulla base della tipologia di attività proposta. Si tratta di un semplice colloquio educativo che faccio con tutti i miei allievi qunado desiderano partecipare alle diverse attività extra didattiche che proponiamo.
Alcune di queste attività, infatti, sono semplicemente di carattere aggregativo, altre di carattere spirituale, altre di volontariato e di servizio (anche in situazioni impegnative e difficili), altre ancora di animazione (per quest’ultima tipologia voglio puntualizzare che il volantino relativo all’Estate Ragazzi presso l’Oratorio Sacro Cuore o l’Istituto Maria Ausiliatrice o l’Oratorio di Lizzano, non riguarda i bambini che vi prenderanno parte, ma i potenziali animatori che si prenderanno cura di loro).
In questi anni ho sempre cercato di favorire la partecipazione del maggior numero possibile di giovani, riuscendo spesso a recuperare attraverso queste iniziative anche coloro che nella quotidianità vivono situazioni di difficoltà e che, soprattutto in contesti extra scolastici, riescono a dare il meglio di sé.
Alla luce di queste considerazioni, spero si possa comprendere che la parola ‘normali’ è stata da me utilizzata nel volantino, in modo assolutamente improprio, perché, fuori da questo contesto, non può essere in alcun modo compresa secondo l’intenzionalità di chi l’ha scritta, anzi, è effettivamente stata fraintesa nella sua valenza discriminatoria.
Ecco perché, non solo desidero chiedere scusa per l’equivoco che ho creato, e ancor di più per aver ferito, mio malgrado, molte persone, ma la invito a venire quanto prima a visitare il nostro Istituto, naturalmente prima che si concluda l’anno scolastico, potrà così constatare di persona che, pur con tutti i nostri limiti, cerchiamo di fare proprio quello che ci ricorda lei: seguire l’esempio di nostro Signore Gesù Cristo, come ci ha insegnato Don Bosco!
La saluto con viva cordialità e mi rammarico ancora per aver provocato inutile sofferenza”.
Un errore da parte del salesiano, il quale non voleva discriminare nessun disabile.
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