Nuova segnalazione, questa volta sul variegato mondo “leghista”.
Come i lettori avranno capito si tratta della scuola di formazione politica organizzata da Lega Nord e Noi con Salvini, movimento che si propone di diffondere le idee leghiste nel Centro e Sud Italia.
La storia delle scuole di partito, a cui le attuali scuole di formazione politica cercano in qualche modo di rifarsi, è lunga e per certi versi gloriosa: particolarmente noto, durante la cosiddetta “Prima Repubblica” era, per esempio, l’Istituto di studi comunisti, meglio conosciuto come Scuola delle Frattocchie, che, come specifica il sito della Fondazione Istituto Gramsci, “si inseriva nel sistema di formazione politica e ideologica a struttura piramidale previsto dal Partito”: il ruolo di queste scuole era quello di formare la futura classe dirigente dei partiti.
La crisi dei partiti politici in Italia, successiva a Tangentopoli, ha portato a un declino delle vecchie scuole di partito che, inaspettatamente, proprio negli ultimi tempi, sembra siano tornate di attualità: se negli ultimi vent’anni si è ritenuto che la classe dirigente potesse essere reperita semplicemente dal mondo delle professioni, da quello imprenditoriale e universitario o dalla cosiddetta “società civile”, il difficile passaggio dalla “Prima” alla “Seconda Repubblica”, e la riscoperta dell’importanza dei partiti come strumento per razionalizzare e selezionare le richieste provenienti dalla società, ha portato a una rivalutazione delle vecchie “scuole di partito” che, adeguate ai tempi, sono oggi state ribattezzate “scuole di formazione politica”.
Basta compiere una breve ricerca su Google per trovare un’ampia e variegata offerta a seconda dei propri interessi o del proprio orientamento politico. Alcuni tra questi corsi sono a pagamento, altri no: in quest’ultimo caso i requisiti d’ingresso sono maggiormente stringenti.
La Scuola di formazione politica del Pd, per esempio, vede la partecipazione del premier Matteo Renzi:
Scorrendo il bando scopriamo che l’ingresso è in buona parte riservato ad under 35 “selezionati da tutta Italia attraverso le Federazioni provinciali del PD, in ragione di 2 per ogni provincia e di genere diverso”; una parte dei posti disponibili (300) è riservata “alle autocandidature” pervenute via mail. L’annuncio specifica che “il PD” sostiene “tutti i costi di partecipazione” a patto che gli studenti frequentino regolarmente le lezioni.
Tra i risultati della nostra ricerca compare anche la scuola di formazione politica della Fondazione An, espressione di una esperienza storico-politica di fatto confluita nel cosiddetto PdL.
Lo scopo della iniziativa, come apprendiamo dal sito, è quello di “formare giovani che si dedicheranno alla politica, si candideranno a livello locale e nazionale, assumeranno ruoli nelle amministrazioni pubbliche e locali, si avvieranno alle attività legate al mondo della comunicazione politica o si daranno alla ricerca, a livello universitario e postuniversitario”.
Il sito precisa che possono iscriversi alla scuola “i giovani” tra i 18 e i 36 anni “che abbiano conseguito un titolo di studi superiore, una laurea o siano studenti universitari”.
Alla fine dell’annuncio si parla di un “versamento cauzionale” di 150 euro che verrà restituito “una volta attestata la frequenza di almeno l’80 per cento delle lezioni”.
Infine ci pare interessante dar conto anche della scuola di formazione politica che fa capo all’ex presidente del Consiglio Enrico Letta
Il portale chiarisce subito che la “Scuola di Politiche” non gode di alcun finanziamento pubblico: per questo si sollecitano donazioni per “ampliare l’offerta formativa” e le iniziative a favore degli studenti.
La Scuola di politiche è frutto, come apprendiamo dal sito, di una iniziativa della Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta ex ministro democristiano e “maestro” di Enrico Letta: “Nata nel 1976 grazie, appunto, a un’intuizione di Andreatta, l’Arel è costituita da parlamentari, studiosi, dirigenti e imprenditori”.
“La sua attività”, continua il sito,” è finalizzata all’esame, mediante ricerche, documenti e dibattiti, dei principali temi economici e istituzionali, sia come presupposto di un lavoro legislativo, sia come approfondimento di alcune questioni decisive per lo sviluppo della società italiana e per la sua collocazione europea e internazionale”
Qui è possibile trovare i curricula di alcuni dei partecipanti: si tratta in gran parte di giovani tra i 19 e 26 anni, con percorsi di studi impegnativi e un orientamento verso i temi legati all’integrazione europea.
La scuola di formazione politica patrocinata da Lega Nord & Noi con Salvini ha delle caratteristiche diverse rispetto agli esempi che abbiamo citato sopra.
La selezione avviene tramite la compilazione di un questionario che mira ad appurare la reale motivazione dei candidati e le simpatie politiche degli stessi. A differenza delle altre scuole di politica/partito esaminate poc’anzi la partecipazione richiede il pagamento di una quota di 590 euro: sono previste sei giornate, una al mese, e si può scegliere come sede del corso tra Roma e Milano. Non sembrano esserci particolari sbarramenti per quanto riguarda il titolo di studio o l’età, come invece accade normalmente per le altre scuole di formazione politica: tra le “testimonianze” abbiamo trovato molte persone over 65 e comunque l’età media dei partecipanti dovrebbe aggirarsi attorno ai 40 anni.
Sulla base di quanto abbiamo potuto leggere sul sito web della scuola appare senza dubbio centrale la figura di Armando Siri che ha attirato la nostra attenzione sia per il grado di curatore/ideatore del corso sia per i numerosi attestati di stima ricevuti dai partecipanti.
Dal canto nostro possiamo dire che pur avendo cercato qualche informazione supplementare su Siri le difficoltà riscontrate sono state molto più numerose dei risultati ottenuti.
Dalla scarna biografia pubblicata su armandosiri.it apprendiamo che l’ideatore della scuola di formazione politica della Lega ha fatto parte della “gioventù socialista” ed è stato “amico personale e collaboratore di Bettino Craxi” . Siri dichiara di aver “lavorato come redattore nei principali Telegiornali Mediaset” e di essere stato “autore di programmi televisivi”, senza specificare quali. Nel sito compaiono anche i titoli di una serie di “saggi politici, filosofici ed economici” scritti tra il 1995 e il 2014. Nel 2011 fonda il Partito Nuova Italia (acronimo “PIN”), definito “comunità politica e culturale con sedi e iscritti in tutta Italia” aggregata attorno “al personale pensiero politico e filosofico” dello stesso Siri. Da sottolineare come anche il “Partito Nuova Italia” abbia (avuto) una sua scuola di formazione politica “ferma” alla seconda edizione, quella del 2014-15, in coincidenza con la prima edizione di quella leghista.
L’idea “forte” che in un certo senso caratterizza l’esperienza politica di Siri è quella della cosiddetta “flat tax”, una tassazione “piatta”, del 15 % su tutti i redditi da lavoro, che ha una storia risalente agli Usa di Ronald Reagan: nonostante i dubbi circa l’attuabilità anche giuridica di questa misura nel contesto italiano (l’articolo 53 della Costituzione impone la progressività del nostro sistema tributario) Siri sostiene che “il progetto applicativo per l’Italia viene certificato nell’aprile 2014 a Milano anche dal professore della Stanford University, Alvin Rabushka, padre fondatore di tale sistema fiscale già applicato in circa 40 Paesi al mondo”.
Il progetto di “flat tax” affascina talmente Salvini da diventare un “cavallo di battaglia” della nuova Lega, con Siri che viene promosso a “responsabile economico” della formazione “Noi con Salvini”.
Nonostante tutti questi aspetti (o proprio per questo) è il curriculum, per certi versi “misterioso”, di Siri ad averci incuriosito.
La domanda che ci siamo posti è la seguente: chi è Armando Siri?
Nella sua biografia Siri dichiara di essere “giornalista dal 1998”. Dario Di Vico, noto editorialista per l’economia del Corriere della Sera, definisce Siri “ex giornalista” in un articolo tutto sommato non stroncatorio dell’idea “flat tax”: tra l’altro ritroviamo lo stesso Di Vico e il direttore del Corsera Luciano Fontana ospiti della prima edizione della scuola di formazione politica organizzata da Siri.
Su Armando Siri abbiamo trovato qualche dato in più in un un blog, a firma di una ignota “Ilaria Onair”, nel quale si dice che l’ideatore della scuola di formazione politica leghista avrebbe “superato l’esame d’ammissione per l’elenco dei Professionisti nel 1998”.
Noi abbiamo cercato il nome di Armando Siri nell’elenco dei giornalisti professionisti e non l’abbiamo trovato: abbiamo ripetuto la ricerca per l’albo dei pubblicisti e qui Siri, che è nato il 10/8/1971, risulta iscritto dal 30/11/2005.
Siri sarebbe quindi diventato giornalista pubblicista all’età di 34 anni: non nel 1998, ma ben sette anni più tardi. A questo punto ci domandiamo quale sia la carriera giornalistica di Siri che ha dichiarato di aver lavorato “come redattore nei principali Telegiornali Mediaset” e di essere stato “autore di programmi televisivi”: un curriculum giornalistico di tutto rilievo che avrebbe giustificato l’iscrizione nell’elenco dei professionisti e che invece stona con la tardiva iscrizione all’elenco dei pubblicisti.
Abbiamo poi trovato una interessante intervista concessa al blogger Daniele Verzetti che già nel lontano 2012 si domandava chi fosse Armando Siri, allora candidato sindaco a Genova; la primissima domanda posta da Verzetti fu proprio relativa al curriculum di Siri e la risposta del “nostro” fu alquanto “enigmatica”: invitiamo i più curiosi ad ascoltare i minuti iniziali della conversazione in questa registrazione.
Sappiamo, quindi, per certo che Siri si sia candidato nel 2012 alla carica di sindaco di Genova (con un curriculum, diffuso dalla stampa, nel quale compare la dicitura “giornalista professionista dal 1998”), ma abbastanza incredibilmente lo ritroviamo candidato anche a Milano per le comunali dell’anno prima: era il 2011 e questa volta Repubblica.it evidenziava la sommarietà del curriculum.
Chiudiamo questo articolo con una breve riflessione: nessuno nega l’importanza e la legittimità delle scuole di formazione politica così come nessuno nega, probabilmente, nemmeno il valore di una scuola che annoveri tra docenti e ospiti personalità di rilievo come Giovanni Orsina, Nino Galloni, Nicola Piepoli, Lucia Annunziata, Massimo Bernardini, Ferruccio De Bortoli, Paolo Mieli, Enrico Mentana e molti altri; ciò che a nostro avviso bisognerebbe pretendere è una maggiore trasparenza soprattutto da parte di chi propone forme di tassazione, o “rivoluzioni fiscali”, che toccano nel vivo la stabilità economico-finanziaria del nostro Paese.
Gli intellettuali, come diceva il grande economista austriaco Schumpeter, sono “persone che esercitano il potere della parola e dello scritto, ed uno dei tratti che li distingue da altre persone che fanno le stesse cose è l’assenza di responsabilità diretta delle questioni pratiche.”
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