PRECISAZIONI Parrucchiera accusata di razzismo perché fa pagare di più gli italiani – Bufale.net
Ci segnalano un articolo pubblicato oggi 21 maggio 2015 su TGcom24 dal titolo “Padova, la parrucchiera accusata di razzismo: “Fa pagare di più gli italiani”“, di cui ne riportiamo il contenuto:
Un caso di razzismo al contrario: lo denuncia a Padova l’amministrazione leghista che ha sollevato il caso (con tanto di multa) di una parrucchiera africana che pratica prezzi diversi a seconda del colore della pelle dei clienti. Gli agenti della polizia municipale hanno sequestrato il listino prezzi affisso alla parete: i prezzi effettivamente sono distinti in due categorie: white e black.
Un taglio costa dieci euro se sei bianco, se sei nero ne spendi quattro in meno. Cinque euro per una barba, ma se il cliente è nero se ne spendono soltanto tre. L’assessore comunale Boron e il presidente del Consiglio comunale Marcato hanno pubblicato un video-denuncia sulla pagina Facebook del sindaco Bitonci: “Questo è razzismo. Padova, No apartheid”.
A denunciare pubblicamente il fatto è stata la pagina Facebook del sindaco di Padova, il leghista Massimo Bitonci, attraverso un video dell’assessore Boron e del Presidente del Consiglio Comunale Marcato.
SEQUESTRATO LISTINO PREZZI AD UN PARRUCCHIERE ETNICO A PADOVA: TARIFFE DIVERSE IN BASE AL COLORE DELLA PELLE. CHI SONO I RAZZISTI ADESSO?
Nell’articolo di TGcom24 non viene fatta sentire la controparte, ossia la parrucchiera proprietaria del locale accusato di razzismo. Ad intervistare la donna è stato Il Mattino di Padova, di cui vi riportiamo il video:
Le motivazioni del listino prezzi differenziato è dovuto al fatto che, secondo la parrucchiera, un uomo di colore non ha grosse pretese e riesce ad effettuare il lavoro richiesto in poco tempo e con pochi prodotti, al contrario di un uomo “bianco” che, sempre secondo la parrucchiera, chiede oltre al taglio anche il lavaggio e il gel, aumentando di fatto il tempo che impiega per la prestazione del servizio.
La motivazione fornita dalla proprietaria potrebbe essere ritenuta legittima, se non fosse che il listino prezzi è comunque scorretto e razzista, siccome vengono chiaramente differenziati i clienti per il colore della loro pelle. La donna, infatti, doveva evitare questa distinzione e riportare solamente i prezzi delle singole prestazioni, come avviene in altri locali che operano nello stesso settore:
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