PRECISAZIONI Ospedale di San Marino rifiuta di soccorrere una cittadina italiana. Medico: “Siamo di fronte all’apartheid sanitaria”

Il 22 ottobre Huffington Post riporta un caso avvenuto nell’Ospedale di San Marino, dove a una cittadina italiana ferita da un incidente sarebbero stati rifiutati i soccorsi. La denuncia arriva da un medico del 118, Michele Nardella, di cui Il Resto del Carlino ha raccolto la testimonianza.

Intorno alle 12 del 20 ottobre una ragazzina di 17 anni rimane coinvolta in un incidente stradale a Montelicciano, nella provincia di Pesaro-Urbino al confine con la Repubblica di San Marino.

La ragazza, caduta dalla moto, accusa dolori in tutto il corpo, specialmente alle gambe e alle ginocchia. Il Resto del Carlino scrive che qualcuno – forse non la ragazza stessa – ha chiamato il 118 e ha risposto la centrale operativa di Pesaro. Viene quindi mandata un’ambulanza da Sassocorvaro, distante 22 chilometri su strada di montagna.

Arrivata sul posto, il medico constata che la ragazza potrebbe avere una gamba fratturata, forse un’anca, complicazioni alle ginocchia ed eventuali problemi interni che al momento non si potevano prevedere.

L’ospedale più vicino è proprio quello di San Marino, che per essere raggiunto richiede solamente 3 minuti e mezzo di viaggio. A bordo del 118 arrivato da Sassocorvaro c’è il dottor Michele Nardella, che chiede alla sua centrale operativa (Pesaro, ricordiamolo) di contattare l’ospedale di San Marino. Il Resto del Carlino riporta le parole del dottor Nardella:

La segreteria dell’ospedale di San Marino ha chiesto alla nostra centrale operativa se la ragazza fosse sanmarinese. Alla risposta che era italiana ci hanno immediatamente negato l’ingresso in ospedale della nostra ambulanza. Così – continua il medico – siamo stati costretti a portare la ragazza all’ospedale di Urbino, distante 25 chilometri di strada tortuosa impiegandoci quasi un’ora prima di arrivare, condannando la giovane a piangere per i sobbalzi che è stata costretta a subire dovendo percorrere strade tortuose e piene di buche. E’ un comportamento indegno, siamo di fronte all’apartheid sanitaria e umanitaria da parte di uno Stato. Per le autorità di San Marino, un ferito italiano può anche morire al confine ma loro non vanno ad aiutarlo perché non è un loro cittadino. Allora se è grave lo portiamo a Rimini. E non è certo la prima volta che accade. A Montelicciano c’è una casa di riposo Serenity house, a 200 metri dal confine, e spesso anche in presenza di degenti gravi, in codice rosso, ci dicono di no, non accettano di aprire il loro ospedale nemmeno per infarti o per qualunque patologia gravissima. A meno che sia un cittadino di San Marino. Allora lo prendono subito. Questo è disumano.

Come riportano Corriere della Sera, Huffington Post (nello stesso articolo, aggiornato poche ore dopo) e lo stesso Resto del Carlino in un secondo articolo, poco dopo l’esplosione della notizia è arrivata la replica del 118 di San Marino, grazie alla pubblicazione di una nota sul sito ufficiale, condivisa anche sulla pagina Facebook:

22 Ottobre 2018 – In merito all’accusa di rifiuto di soccorso per l’incidente stradale avvenuto sabato scorso in territorio italiano in prossimità del confine con San Marino e al successivo clamore mediatico, per ciò che concerne le gravi affermazioni rilasciate dal dottor Nardella del 118 di Pesaro – Urbino, l’Istituto per la Sicurezza Sociale dichiara che la Repubblica di San Marino non attua alcun “apartheid sanitaria e umanitaria”, come confermano le molteplici occasioni in cui le ambulanze sammarinesi sono intervenute al di fuori dei confini di Stato e il fatto che mai sia stato rifiutato un paziente di qualunque nazionalità, trasportato da 118 italiani all’ospedale sammarinese.

Esiste un Accordo di intesa siglato tra la Repubblica di San Marino e la Regione Marche “concernente la collaborazione sanitaria” tra le due realtà contigue, che regolamenta le modalità di richiesta e fornitura delle prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, compreso l’accesso al Pronto Soccorso.

Da sempre, al di là di regolamenti e procedure, sono stati molteplici i pazienti italiani delle regioni limitrofe e non solo, che sono stati trasportati al Pronto Soccorso di San Marino e comunque mai sono state rifiutate le prestazioni e le cure del caso da parte dell’ospedale sammarinese.

Nella vicenda specifica la sequenza dei fatti è la seguente:

1) La Centrale Operativa del 118 di San Marino, informata dalla Centrale Interforze di un incidente nei pressi del confine di Montelicciano, ha subito contattato la Centrale Operativa di Pesaro per sapere se fosse a conoscenza dell’incidente.

2) Da Pesaro è stato risposto che era già in atto un loro intervento di soccorso.

3) In una successiva comunicazione tra le due Centrali Operative veniva segnalata la richiesta di trasporto della paziente a San Marino.

4) Il 118 di San Marino, in quanto non si trattava di codice rosso, chiedeva la nazionalità della paziente in ragione del fatto che tende ad assistere i suoi cittadini nella propria struttura, a esclusione del percorso legati al trauma center di cui la Repubblica è sprovvista e quindi, indipendentemente dalla nazionalità dei pazienti, li invia ai centri di riferimento specializzati nel trauma.

Rispetto all’evento sono comunque in corso ulteriori analisi e verifiche dei fatti accaduti.

Si evidenzia inoltre che la paziente non è mai transitata o giunta in Pronto Soccorso di San Marino, altrimenti sarebbe stata regolarmente assistita.

Infine si precisa che le relazioni e la crescente collaborazione con la Regione Marche per lo scambio di prestazioni sanitarie sono reciprocamente soddisfacenti e in via di continua implementazione e sviluppo.

L’Ufficio Stampa – 22 ottobre 2018

In sostanza, la ragazza non si trovava in codice rosso e la Repubblica di San Marino non dispone di un centro traumi, ragion per cui il 118 ha dovuto trasportare la paziente a Urbino. Questo, in poche parole, sostiene l’Istituto per la Sicurezza Sociale (ISS) di San Marino. Parliamo di precisazioni, dunque, per far notare che esiste una versione dell’ISS che offre una visione diversa da quella raccontata dal dottor Nardella e soprattutto, si legge nel comunicato, sono in corso delle indagini per far luce su questa vicenda.

 

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