A volte tra le molteplici segnalazioni, come abbiamo visto proprio negli ultimi giorni, arrivano notizie “non esattamente freschissime”.
Scoperte o eventi di cronaca risalenti nel tempo passano di mano, di condivisione in condivisione, e di tanto in tanto vengono rilanciati dando l’illusione della loro novità. Esempio recente è stato la notizia relativa alla vigente normativa sulla Legittima Difesa che, complici i recenti fatti di cronaca, per il popolo della Rete vede la sua entrata in vigore spostarsi di quasi una decade.
Arriviamo ora alla notizia che ci viene sottoposta, titolata L’impossibile ananas nel mosaico romano: le legioni giunsero in America?
In realtà il testo dell’articolo si presenta molto diverso dal titolo, la cui formula dubitativa introduce un dubbio abbastanza piccante e curioso da catturare l’attenzione del lettore.
È lo stesso corpo dell’articolo a risolvere il “grande mistero”, dichiarando che:
Il mistero dell’ananas è un vero rebus che ha aperto la strada a varie ipotesi, come riportato da Wikipedia. Si è pensato alla possibilità di scambi commerciali oltreoceano o di importazioni dall’Africa occidentale, dove l’ananas è coltivato. Un’ipotesi più plausibile è che l’artista che ha realizzato il mosaico, in realtà, avrebbe cercato di raffigurare una pigna, ornandola con un ciuffo di foglie, ottenendo un risultato ingannevole per i posteri. Altra possibilità è che il mosaico sia stato sottoposto ad un restauro integrativo che ha portato all’introduzione dell’insensata presenza, da parte di un’artista molto creativo e con qualche pecca sulla storia. Quale che sia la spiegazione, l’immagine di un ananas in un mosaico dell’antica Roma rimane comunque avvolta in un alone di mistero.
A dire il vero però questa soluzione era già stata fornita, nel lontano 1998, dall’edizione cartacea del Corriere della Sera, ad oggi liberamente consultabile in archivio, che allo stesso modo precisò come:
Un’ ipotesi plausibile e’ che l’ ignoto mosaicista abbia tentato di raffigurare una pigna di pino domestico (Pinus pinea), ornandola con un incongruo ciuffo di foglie lanceolate e giungendo cosi’ ad un risultato del tutto singolare e ingannatore. Altra possibilita’ e’ che il mosaico sia stato sottoposto in passato a un restauro integrativo che ha portato all’ inopinata presenza. Sarebbe interessante sapere cosa ne dicono gli esperti di arte musiva, di storia romana e, perche’ no, di coltivazioni tropicali.
In ogni caso, il dubbio era stato affrontato, e potremmo dire, brillantemente superato, già da diversi anni.
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