PRECISAZIONI Le bollette elettriche non pagate saranno (in parte) a carico degli altri utenti – bufale.net

di Shadow Ranger |

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PRECISAZIONI Le bollette elettriche non pagate saranno (in parte) a carico degli altri utenti – bufale.net Bufale.net

Da quando Il Sole 24 Ore ha pubblicato una perita analisi dei provvedimenti dell’Autorità per l’Energia relativi alle morosità energetiche la blogosfera ed il Popolo della Rete sono impazziti nelle teorie più bizzarre. Un po’ come la celebre scena del Secondo Tragico Fantozzi in cui

Nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che l’Italia stava vincendo per venti a zero e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo…

La notizia del Sole 24 Ore è stata pervertita in ogni sorta di illazioni, che rendono necessario fare ordine ripartendo da una copia della direttiva ARERA indicata, la 50/2018/R/eel, reperibile cliccando sul precitato estremo.

In linguaggio estremamente tecnico dice esattamente quello che riporta il Sole 24 Ore, e non quello che riporta la Blogosfera:

Si stima attorno al miliardo di euro l’insoluto totale delle bollette elettriche non pagate dai morosi, non i morosi che oggi s’inteneriscono per San Valentino ma quelli di ben altra specie che evadono la fattura della corrente. Al posto loro ne pagheranno una parte tutti gli altri consumatori elettrici, quelli che saldano con regolarità il conto della luce.
L’hanno stabilito ricorsi e sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, e l’Autorità dell’energia ha formalizzato: sarà distribuita fra tutti i consumatori una prima fetta di “oneri generali” elettrici pari a circa 200 milioni arretrati.
Diverse aziende elettriche erano entrate in crisi, e qualcuna aveva addirittura dovuto chiudere i battenti, quando si è trattato di saldare ai fornitori alcune voci parafiscali della bolletta che erano state fatturate ai consumatori ma non erano state incassate. Altre aziende erano state colpite da politiche commerciali poco indovinate.

In sostanza, sulle bollette della corrente già cariche di risarcimenti, di oneri, di voci e di incentivi si aggiunge un nuovo capitolo, ovvero saremo noi consumatori a rimborsare alle società elettriche di distribuzione della luce una parte del buco creato negli oneri parafiscali delle aziende in crisi da chi evade la bolletta della corrente.
Una delibera dell’Autorità dell’energia, appena ribattezzata Arera da quando ha rilevato oltre agli acquedotti anche l’area rifiuti, ha stabilito come ripartire fra tutti gli oneri generali di sistema, una parte parafiscale della fattura elettrica, non pagati dai consumatori morosi. Insomma, una socializzazione di una fetta degli insoluti.

Una parte quindi degli insoluti, e non il totale, non recuperabile in altro modo, ovvero

i soli oneri generali di sistema già da loro versati ma non incassati da quei venditori con cui, a fronte della inadempienza di questi ultimi, i distributori hanno interrotto il relativo contratto di trasporto di energia, di fatto sospendendo così a tali soggetti la possibilità di operare nel mercato dell’energia

Il motivo è, tristemente semplice: l’evasione fiscale in Italia è un fenomeno di costume ormai, così diffuso che il cittadino medio (quello che, per intenderci, ci scrive indinniato chiedendo conto dei 35 euro immaginari per gli immigrati ed altre facezie) non riesce neppure più a percepire l’evasione come l’illecito che è, rubando a piene mani la materia elettricità come se fossero biscotti da una scatola incustodita.

Le conseguenze in questi anni sono state evidenti: operatori come Gala SpA sono stati portati alle soglie del fallimento, con enormi disservizi in carico a tutti gli utenti finali, giacché secondo le Corti di Merito

deve ritenersi che il potere dell’Autorità di intervenire autoritativamente nella regolazione contrattuale possa bensì consentire, a beneficio degli utenti e della tenuta del sistema, l’imposizione di garanzie a carico degli operatori nonché di disporre la risoluzione del contratto di trasporto in caso di inadempimento, ciò però soltanto laddove l’obbligazione garantita sia propria del soggetto gravato

Non è un concetto difficile: qualcuno deve, purtroppo, pagare per la materia prodotta da altri.

E chi produce ha il diritto di vendere ad un prezzo leggermente più elevato qualora fattori esterni, specialmente non a lui imputabili fanno lievitare quel costo.

Ad esempio cattive pratiche come l’evasione fiscale o, come citato dal Sole 24 Ore il turismo della bolletta, ovvero il vizietto, approfittando dell’assenza temporanea di una banca dati unificata ed affidabile di tutti gli operatori, di molte persone incivili di spostarsi da operatore in operatore allo scopo di accumulare bollette inevase sapendo che, nel frattempo, sarà onere degli operatori “gabbati” doversi attivare in sede giudiziale, ed a loro spese, per recuperare l’avuto.

Per chi tra voi ancora non capisse, o rifiutasse di capire abbiamo un koan, uno dei più famosi tra i ragazzini degli anni ’80 che andrebbe bene ricordare

Tanto tempo fa alcuni monaci che vivevano tra i monti vennero in un villaggio per vendere del grano. Essi chiedevano un prezzo ragionevole, così, venduto il grano, potevano disporre di una somma ragionevole per sopravvivere. La settimana dopo tornarono al villaggio, ma un giovane notò che ora il prezzo era raddoppiato. Il giovane chiese perché, ed i monaci gli risposero che, essendo stato rubato metà del grano, erano stati costretti a raddoppiare il prezzo per sopravvivere.

Il giovane rispose di aver visto alcuni ragazzini rubare alcuni pugni di grano, ma non era molto, ed erano solo ragazzini: che male potevano fare? Ma i monaci risposero che di ragazzini come loro ce ne erano troppi. Così, in breve tempo, i prezzi salirono così in alto che molti non poterono più permettersi di comprare il grano. Infine, i monaci non vennero più al villaggio.

I ladri andarono a chiedere al giovane perché i monaci non erano più tornati, e quando lui riferì il tutto, piansero: “Non sapevamo che così poco avrebbe fatto tanto danno! Abbiamo bisogno del nostro grano! Saremmo disposti a pagarlo, pur di non morire di fame”.

Ma era troppo tardi: i monaci non tornarono mai più

Sarebbe quindi bastato, ed ancora siamo in tempo, ad essere almeno un briciolo più onesti, e spendere l’energia che stiamo spendendo in illazioni nel fare il nostro dovere di cittadini, tutti, senza incolpare altri se non gli evasori della presente situazione che comunque non sta, al momento, comportando un aggravio tale da giustificare la sollevazione popolare che abbiamo nella nostra stessa sezione richieste.

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