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PRECISAZIONI La strage delle bambine indiane – Bufale.net


Ci chiedono di verificare l’articolo pubblicato lo scorso 22 aprile 2015 dal titolo “La strage delle bambine indiane” sul sito Thepostinternazionale.it. L’articolo riprende in parte, e cerca di approfondire quanto riportato da Avvenire il 21 aprile 2015 nell’articolo dal titolo “India, 2.000 bambine «uccise» ogni giorno“.
Come al solito non riporteremo le nostre opinioni personali, ma tratteremo i fatti e le motivazioni di certe pratiche. Le opinioni le lasciamo a voi lettori.
Il termine “uccise” viene virgolettato nel titolo pubblicato da Avvenire, siccome non si tratterebbe per lo più di bambine nate, bensì si tratta di aborti selettivi. Nell’articolo del The Post Internazionale non viene virgolettato, ma comunque spiega in seguito la parte riguardante questo tipo di aborti (citando i numeri in un articolo del 2014). Oltre a questi ci sarebbero anche infanticidi e omicidi in età adulta dovuti a determinate situazioni come quelle della dote matrimoniale.
Bisogna dire subito una cosa prima di continuare: il Governo indiano è contro queste pratiche, tanto che è vietato per legge il controllo del sesso prima della nascita e che questo tipo di aborti è praticato in alcune parti dell’India, soprattutto quelle rurali.
Tutti i dati riguardo a questo tema sono riportato anche dal sito “ENVIS Centre on Population and Environment“. Ecco un grafico che raffigura l’andamento del numero delle donne ogni 1000 uomini dal 1901 al 2011 nella popolazione indiana:

In questo link potrete consultare i vari grafici e le tabelle riguardanti i distretti indiani.
Non è un Paese per donne“. Queste storie non sono per niente nuove, venivano già raccontate da Valeria Fraschetti nel suo libro “Sari in cammino” (Editore Castelvecchi), libro nato in seguito a due anni e mezzo di studi fatti in India e dove l’autrice riporta tredici storie che raccontano la situazione del Paese in merito alle donne.


SINOSSI
Essere donna in India significa vivere tra pregiudizi e vessazioni. Perché, a dispetto di premier in sari o attrici scollate in Tv, in questo Paese la società è profondamente patriarcale. Le statistiche lo certificano: una bambina è meno degna di ricevere cibo e cure rispetto a un bambino, e la mortalità infantile e giovanile delle donne in alcuni Stati indiani è del 6 per cento più alta rispetto a quella dei maschi. Eppure, andando oltre la fredda evidenza dei numeri, viaggiando attraverso il subcontinente per conoscere la varietà delle traversie femminili, si scopre che le donne indiane, forse proprio per via della loro intima conoscenza del sopruso, spesso tollerano tenacemente la sopraffazione. La giornalista Valeria Fraschetti inaugura i reportage di Castelvecchi Rx con un viaggio di oltre due anni alla scoperta di un Paese affascinante ma ancora troppo pieno di contraddizioni, in cui, a pagare il prezzo più alto della disuguaglianza sociale, sono, come sempre accade, proprio le donne.

Un altro interessante documentario è quello che troviamo nel sito Itsagirlmovie.com, la quale riporta le testimonianze di chi ha praticato e di chi ha subito contro la propria volontà queste pratiche, anche in Paesi come la Cina:

Le cause di queste pratiche sono per lo più legate alla povertà estrema, soprattutto delle zone rurali, dove mantenere più figli è difficile (di fatti si registrano anche infanticidi maschili). Altri casi di infanticidio sono quelli delle madri non sposate, quindi parliamo del caso di bambini non voluti. Un altro problema importante è il sistema della dote, dove nelle zone più povere e rurali le famiglie hanno il timore di non essere in grado di raccogliere doti adeguate per il matrimonio delle figlie.
Sono storie tristi, difficili da digerire. Il Governo indiano non è di fatto rimasto a guardare. Già nel 1991 introdusse un sistema per la salvare le piccole neonate da un triste destino, dando un incentivo finanziario a lungo termine. Lo Stato, una volta rispettati gli obblighi prestabiliti, mette a disposizione un fondo statale che sarà utile anche quando le donne avranno 20 anni di età, con una somma di denaro utile per sposarsi o prediligere un’istruzione superiore. Ha inoltre cercato negli anni di contrastare il sistema delle doti per i matrimoni, causa di molti infanticidi.
Ad operare in tal senso è in particolare il Ministro per lo “Sviluppo delle donne e dei bambini” Maneka Gandhi, la quale si sta impegnando affinché queste pratiche cessino e venga rispettata la legge. Le campagne da lei svolte hanno comunque portato dei frutti, tanto che piuttosto di procedere con questa pratica molte famiglie lasciano le figlie negli orfanotrofi diminuendo di fatto il numero delle “non nascite”.

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