Il 2 giugno 2015 viene pubblicato un articolo da Il Giornale dal titolo “Belluno, chiede un pasto alla Croce Rossa: “Non ha il certificato”“, dove viene raccontata la vicenda di un uomo di 54 anni che avrebbe fatto la coda presso la Croce Rossa per chiedere un pacco di pasta e un litro d’olio, richiesta negata siccome non era in possesso del certificato idoneo a ricevere gli aiuti.
Un disoccupato dopo la coda alla Croce Rossa non ottiene il pasto: “Per me niente, per gli stranieri tutto”
“Chiedevo solo un pacco di pasta e un litro d’olio – racconta un bellunese di 54 anni padre di famiglia, che vuole restare anonimo – ma sono tornato indietro a mani vuote”.
Un ex dipendente della Metalba a Belluno, senza lavoro da 5 anni, è rimasto senza il pranzo perché secondo la Croce Rossa non aveva il certificato per ottenerlo. Dopo aver passato una mattinata in fila per avere un pasto caldo, l’uomo ha di fatto ricevuto un secco “no” dalla struttura.
“Mi sono sentito umiliato – racconta l’uomo, reduce dall’evento al Gazzettino -, le persone davanti a me erano per lo più straniere e io, italiano, non ho ricevuto nulla. Mi è stato detto che devo passare per i servizi sociali del Comune, d’accordo, ma io l’appuntamento l’ho ottenuto tra quindici giorni mentre la fame e il bisogno li avevo mercoledì”. Infine l’amara confessione: “Cercano sempre persone più giovani – racconta sfiduciato – o chiedono titoli anche per i lavori più semplici. Io e mia moglie siamo di Napoli, ci siamo trasferiti a Belluno undici anni fa per trovare lavoro, ma ormai è difficile ottenere un impiego anche qui”.
L’informazione fornita da Il Giornale risulterebbe corretta, se non si trattasse di una storia pubblicata qualche giorno prima, il 31 maggio 2015, e con molte più informazioni da Il Gazzettino di Belluno:
Contro i furbetti la Croce Rossa di Belluno da anni si organizza così. Perché sono sempre di più a bussare alla sede di piazzale Marconi e riconoscere chi ha davvero bisogno da chi non ne ha poi così tanto è diventato il vero impegno per le volontarie che due mercoledì al mese gestiscono la distribuzione degli alimenti. «Con la crisi – spiega Maurizio Feltrin, presidente provinciale dell’associazione – sono aumentate le persone bisognose ma anche i furbi, ovvero gente che letteralmente ruba alla mensa dei veri poveri, che ha lo smartphone e l’auto ma per risparmiare e concedersi altri sfizi va a chiedere gli aiuti. Per questo noi da anni sosteniamo solo chi ci è stato segnalato dai servizi sociali del Comune e solo dopo presentazione del modello Isee». Insomma, non si allunga una mano a chi non è considerato al di sotto della soglia di povertà che, in soldoni, significa stipendi dagli 800 euro in giù per i singoli e dai 1100 euro in giù per i nuclei di due persone. Una cernita necessaria, per indirizzare gli aiuti laddove davvero servono e non escludere nessun indigente. Ogni anno la Croce Rossa bellunese distribuisce pasta, riso, olio, tonno, omogenizzati e altro cibo non deperibile per un valore di circa 15mila euro. Ma la richiesta è in continuo aumento e senza una griglia rigida di criteri si rischierebbe di finire in breve i beni disponibili.
E così capita che qualcuno venga anche rispedito indietro. Com’è accaduto lo scorso mercoledì mattina al padre di famiglia di 54 anni che, atteso il suo turno in piazzale Marconi, si è infine visto negare la borsa della spesa perché non segnalato dai servizi sociali. Nulla di strano. «Quel giorno ne sono stati rimandati indietro altri dodici, dopo di lui – prosegue Feltrin -, per gli stessi motivi. Mi viene da domandarmi: quest’uomo dice di essere senza lavoro da cinque anni, allora perché non si era ancora rivolto ai servizi sociali? Se una persona dimostra di avere davvero bisogno noi l’aiutiamo, non ci tiriamo indietro». D’altra parte per l’associazione reperire le risorse per le attività e il volontariato sul territorio non è facile. «Il pubblico non aiuta – prosegue Feltrin -e tutto ci deriva dagli eventi che organizziamo, dal servizio di autoambulanza e dalle donazioni. Ma abbiamo spese molto alte da sostenere, basti pensare che solo di affitti tra Belluno e la sede di Feltre paghiamo oltre 33mila euro l’anno».
Insomma, non si tratterebbe di un caso isolato e la colpa è evidente: c’è gente che se ne approfitta e grazie a questi probabilmente un vero bisognoso non può ricevere gli aiuti che richiede.
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