Sta girando un Tweet che riguarda una richiesta un po’ singolare nelle preghiere dei fedeli:
I lavoratori autonomi dichiarino con onestà e precisione il loro reddito, perché non abbia a mancare il
necessario alle categorie povere e in difficoltà. Dona saggezza agli amministratori perché il denaro pubblico
venga utilizzato con intelligenza. Preghiamo.
In molti hanno gridato alla bufala o allo scandalo. Di bufala non possiamo proprio parlare però, perché il testo è facilmente recuperabile su Web Diocesi, «il progetto federato della Conferenza Episcopale Italiana per la comunicazione online delle Diocesi». Qui abbiamo il testo completo, a cura del gruppo Oblati del monastero San Giovanni Evangelista di Lecce in data 19 ottobre 2014.
Tantissime le reazione negative, come quella pubblicata dal blog Messa in latino:
Ci risiamo.
Dopo la famosa intenzione di preghiera per l’approvazione della legge Ius soli ( QUI foto sotto) un’ingerenza, non richiesta, nei confronti dello Stato, abbiamo avuto poi, camuffata come una “preghiera” un’inaccettabile discriminazione contro i ” lavoratori autonomi – ai quali si chiede di dichiarare – con onestà e precisione il loro reddito perché non abbia a mancare il necessario alle categorie povere e in difficoltà”.L’ideologia e la bolsa retorica sono state le molle per esporre l’intera categoria delle lavoratrici e dei lavoratori al pubblico dileggio dopo averli preventivamente ritenuti responsabili della mancanza del “necessario alle categorie povere e in difficoltà”.
Perchè proprio a quella specifica categoria dei lavoratori autonomi è stato chiesto pubblicamente di essere onesti e precisi nel formulare la denuncia dei redditi?
Le lavoratrici/ lavoratori autonomi spesso appartengono alle categorie povere e in difficoltà e meritano tutta la nostra cristiana solidarietà: non sono loro che tolgono il pane di bocca agli altri!
Le onnipresenti e potenti organizzazioni liturgiche spericolatamente progressiste (olim catto-comuniste) hanno acceso una pubblica persecuzione ideologica contro una categoria di lavoratrici e di lavoratori!
Spieghiamo come.
Queste stesse “preghiere”, si fa per dire, sono presenti anche in altri foglietti distribuiti da anni nelle chiese italiane .
Non sono stampate da quelli maggiori ma forse a causa di un
qualche orrido sussidio liturgico ricompaiono ad ogni XXIX domenica dell’Anno liturgico.Come potete vedere dalle foto allegate (ringraziamo i fedeli che le hanno diffuse) si tratta di un puro e grigio orizzontalismo senza alcuna connotazione cattolica : intenzioni multiuso che potrebbero andar bene dagli uffici delle rappresentanze sindacali ad una qualsiasi sede di partito.
Le nostre ricerche di hanno fatto approdare ad una delle fonti di queste “preghiere dei fedeli” multicolor : il Gruppo Oblati del Monastero benedettino San Giovanni Evangelista di Lecce ( QUI ). (v.foto sinistra ed. 2014).
C’è da rimanere basiti!
Siamo alla frutta!
Tutto questo avviene per favorire la sfacciata dittatura progressista che vuole ridurre il Fatto religioso ad una fotocopia sbiadita delle ideologie umane.Questa indegna vicenda, frutto della discriminazione ideologica nei confronti delle lavoratrici/lavoratori “autonomi”, ci ricorda un terribile precedente storico che generò il Martirio di tantissimi Consacrati: nel 1536 in tutte le chiese d’ Inghilterra ” re Enrico VIII aveva ordinato delle «Preghiere universali» in lingua volgare, grazie alle quali, sotto forma di petizioni abilmente composte, si presumeva di far esprimere al popolo idee politiche e teologiche corrette” (Cifr.Hugh Ross Williamson, breve storia della riforma anglicana)
Questo è il testo intero della ” preghiera dei fedeli” di Domenica 19 ottobre 2017 : motivo per pregare di più affinchè il Signore possa far cessare al più presto la peste progressista/modernista che ammorba soprattutto i Consacrati.
Ora, a prescindere dalle opinioni personali che ognuno ha la libertà di esprimere, qui si sta semplicemente invitando a non unirsi alla foltissima schiera degli evasori fiscali. Secondo dati recentissimi pubblicati da Repubblica, i lavoratori autonomi che evadono il fisco avrebbero una fetta del 60% sul totale delle evasioni.
Si scoprirebbe, per dirne una, che la propensione a evadere l’Irpef da parte del lavoro autonomo ha raggiunto nel 2014 un impressionante 59,4 per cento. Significa che entrano nelle casse pubbliche solo quattro euro su dieci delle imposte sul reddito dovute da chi esercita un’attività non dipendente. Il 3,5 per cento non viene versato, ma il 55,9 per cento neppure dichiarato. Trenta miliardi e 736 milioni evaporati ogni anno, ma la cosa davvero preoccupante è che in cinque anni l’aumento di questa evasione, dicono i dati della commissione presieduta da Enrico Giovannini, ha superato il 50 per cento. Nel 2010 la calcolatrice si era fermata a 20 miliardi e 149 milioni[…].
Sul fatto che in Italia l’imposizione fiscale sia per tutti troppo pesante, davvero non ci piove. La stessa Corte dei conti certifica un dato mostruoso che era stato già calcolato da Confartigianato: su un’impresa di medie dimensioni grava un carico fiscale complessivo del 64,8 per cento, superiore di quasi 25 punti alla media europea (40,6). Né le cose vanno meglio per il cuneo fiscale, che con il 49 per cento oltrepassa di dieci punti il valore medio continentale (39). E se la pressione del fisco, che statisticamente si è aggirata negli anni più recenti intorno al 43 per cento (decimale più, decimale meno), risulta inferiore a quella di Danimarca, Francia, Belgio, Finlandia e Austria, non si può non considerare che a sostenerla è una platea di contribuenti in proporzione nettamente più ridotta. Per non parlare della qualità dei servizi offerti con quel costo ai cittadini italiani. Ma ciò non può giustificare affatto quanti si sottraggono ai propri obblighi verso la collettività. Né, a maggior ragione, giustificare chi li giustifica.
Senza appunto nulla togliere a tutte le considerazioni del caso (sappiamo tutti quanto sia difficile sopravvivere e tenersi a galla per chi ha partita Iva in tantissimi casi), un invito alla trasparenza non ci sembra uno “scandalo” da parte della Chiesa, né tantomeno un’ingerenza negli affari di Stato, dato che l’evasione fiscale non va solo contro uno dei Dieci comandamenti (non rubare…) ma è anche un reato. Forse la leggerezza è stata non includere nel discorso anche i grandi imprenditori, esclusi dal mondo del lavoro autonomo, e su questo siamo d’accordo. Però che l’evasione fiscale vada a danno della collettività, e che la parte di collettività più colpita dalla mancanza dei servizi sia proprio quella più debole… questo è indubbio. Ma forse il nostro occhio non riesce a vedere una malizia nascosta.
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