La legge sulla violenza domestica, approvata recentemente dalla Duma russa, in vista della definitiva approvazione da parte del Senato e della firma del presidente Vladimir Putin, è stata al centro di una particolare attenzione da parte dei media italiani.
Andiamo a vedere come i principali organi di informazione hanno trattato la vicenda sul web (i titoli sono più o meno gli stessi comparsi sulle testate cartacee)
Abbiamo cercato di dare un quadro sufficientemente completo di come i cosiddetti “media mainstream” si siano interessati alla notizia in Italia, affidandoci ai titoli della più importante agenzia di stampa (Ansa) e a quelli dei più prestigiosi siti di informazione (Corriere, Repubblica, La Stampa, Sole 24 ore). A scanso di equivoci, potremmo dire che i titoli di altri quotidiani, come il Fatto o Il Giornale, non si discostino da quelli sopra esposti.
Persino il sito del Secolo d’Italia, organo di stampa tradizionalmente vicino alla destra, è molto categorico nel trattare il tema della legge sulla violenza domestica in Russia.
Interessante anche il contenuto dei singoli articoli.
Partiamo proprio da Ansa.it (riportando anche il grassetto utilizzato dal redattore):
La Duma ha approvato in terza e ultima lettura un progetto di legge per depenalizzare i “maltrattamenti in famiglia” declassandoli a illecito amministrativo. Il disegno di legge deve ora essere presentato al Senato e quindi al presidente Vladimir Putin. Oggi 380 deputati russi si sono espressi a favore della proposta di legge e solo tre hanno votato contro.
La proposta – aspramente criticata dagli attivisti per la difesa dei diritti umani – prevede che le violenze costituiscano reato solo se chi le ha commesse sia già stato condannato per lo stesso motivo, in caso contrario potranno essere punite con una multa.
[..] Secondo il presidente della Duma, Viaceslav Volodin, la depenalizzazione dei maltrattamenti in famiglia è una “condizione per creare famiglie forti”.
Stando a un sondaggio dell’istituto Vtsiom (controllato dallo Stato russo), il 59% dei russi è a favore del disegno di legge, mentre il 33% è contrario. Comunque, il 79% dei russi ha un atteggiamento negativo verso qualunque violenza in famiglia.
Ecco la versione più prudente (spiegheremo tra poco perché) del Sole 24 ore (il grassetto non è nostro):
La Russia si avvicina sempre più alla depenalizzazione delle violenze domestiche.
Anche qui abbiamo il riferimento al presidente della Duma, Volodin, per il quale la norma va nel senso di “creare famiglie forti”. Identico è anche l’accenno al sondaggio Vtsiom (“controllato dallo Stato”, come precisa anche il Sole24ore).
A questo punto non ci resta che vedere come abbiano dato la notizia i tre pesi massimi dell’informazione tricolore: Corriere, Repubblica e La Stampa.
Partiamo dal Corriere, in un articolo firmato da Fabrizio Dragosei (il grassetto è nostro):
Nel paese che forse fa segnare il maggior numero di donne uccise in famiglia, il parlamento ha depenalizzato la violenza «leggera» all’interno delle mura domestiche. Non appena ci saranno il sì della Camera alta e la firma di Putin picchiare il coniuge e i figli non sarà più un reato. E il colpevole sarà soggetto solo a una multa che potrà arrivare a 500 euro.
[…] Chi usa le mani in famiglia, e non solo nei confronti dei figli ma anche del coniuge, rimane impunito se è la sua prima volta. Solo nel caso in cui l’aggressore torni ad attaccare lo stesso familiare potrà essere processato in sede penale e punito con il carcere, e in ogni caso solo se la vittima riuscirà a dimostrare i fatti, perché la giustizia non agirà d’ufficio.
Nel pezzo di Dragosei è presente anche la cifra di “14 mila donne uccise in un anno in Russia” (tenere bene a mente questo dato) su una popolazione, precisa il giornalista, di 143 milioni di abitanti.
Il Corriere, bisogna dirlo, riporta anche fonti provenienti dal ministero dell’Interno russo che parlano di “meno di 600 donne uccise negli ultimi 18 mesi”. Insomma: nell’articolo citato si va dalle “14 mila donne uccise in un anno”, secondo non meglio precisati “dati diffusi dalle Nazioni Unite nel 2010”, alle poco “meno di 600” secondo il ministero russo.
Ma l’articolo più caustico sul tema è certamente quello comparso su Repubblica, a firma dell’inviata Rosalba Castelletti.
Vediamo nel dettaglio (anche qui il grassetto è il nostro):
La chiamano la “legge sugli schiaffi”, per le donne è invece un “incoraggiamento ai tiranni in casa”. Dopo la scontata approvazione di stamattina in terza lettura, la legge che depenalizza le violenze domestiche in Russia passerà al Senato e poi sul tavolo del presidente russo Vladimir Putin e diventerà presto effettiva. Picchiare coniuge e figli non sarà più reato. Il testo rimuove dal Codice penale russo il reato di “percosse in famiglia” declassandolo a un illecito amministrativo punibile con un’ammenda tra i 5mila e i 30mila rubli (80-470 euro), l’arresto da 10 a 15 giorni o 60-120 ore di servizio civile. La violenza domestica resterà un crimine punibile con due anni di carcere solo nel caso in cui venga ripetuta più volte nello stesso anno o sia motivata da odio o teppismo.
[…] Le statistiche ufficiali sono impietose: mostrano che il 40% di tutti i crimini violenti avviene tra le pareti domestiche. Ma, secondo le ricerche indipendenti, lo scenario è persino peggiore: per un rapporto delle Nazioni Unite del 2010, 40 donne al giorno e 14mila l’anno vengono uccise in Russia da mariti o compagni
Anche qui abbiamo il medesimo riferimento alle “14 mila donne uccise in Russia da mariti e compagni”, secondo un generico “rapporto delle Nazioni Unite” che però non viene mai esplicitamente citato.
Il quotidiano La Stampa insiste molto, invece, sul tema della mancata denuncia da parte delle vittime, ritoccando al ribasso il numero di “femminicidi” in Russia, anche qui senza citare alcuna fonte:
In 12.000 perdono la vita.
Concentriamoci un attimo sul dato dei “femminicidi” in Russia.
Intendiamo avvalerci di fonti ufficiali, provenienti proprio dalle Nazioni Unite, per vedere qual è il livello di violenza in Russia nei rapporti tra persone di sesso diverso.
Iniziamo dal tasso di omicidi, per 100 mila abitanti in Russia mostrando un grafico interessante:
Il grafico in questione parte dal 2008 e arriva fino al 2013 ed è preso dal sito francese Actualitix.com che si occupa di statistica. I dati presentati hanno un carattere di ufficialità, perché provengono direttamente dall’ Unodc, ( acronimo di “United Nation Office on Drugs and Crime”), praticamente l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine: parliamo di una agenzia delle Nazioni Unite capace di produrre documenti come questo su crimine organizzato, droga, omicidi e violenza di genere.
Utilizzando le risorse fornite da questa agenzia, abbiamo isolato alcuni dati interessanti su omicidi e “femminicidi” in Russia.
Già da questa schermata possiamo vedere come il numero di omicidi in Russia possa essere fissato, nell’anno 2013, in circa 9 su 100 mila abitanti: più o meno al livello delle Filippine e molto al di sotto dei più importanti Paesi sudamericani come il Brasile.
I dati di sopra vengono sostanzialmente confermati da quest’altra grafica, nella quale si può fare un confronto con altre realtà dell’Europa orientale (notare il numero di omicidi per 100 mila abitanti che a Mosca è notevolmente più basso rispetto al resto della Russia):
In tema di “femminicidi” abbiamo raccolto questa grafica molto interessante:
Nella grafica che segue possiamo addirittura esaminare le “modalità omicidiarie” seguite nelle varie aree del globo. Per esempio: in Nordamerica si utilizzano molte più armi da fuoco rispetto ad altre parti del mondo, Russia compresa:
Entrando più nel dettaglio, qui abbiamo i dati sugli omicidi in Russia:
E qui la percentuale per sesso per l’unico anno disponibile (il 2010):
In base alle statistiche, nel 2010 ci sono stati in Russia 10 omicidi ogni 100 mila abitanti (ricordiamo che la Federazione Russa ha 143 milioni di abitanti), pari a 14500 omicidi in totale per quell’anno. I “femminicidi” sono stati il 24,5%, pari a 3570 casi; un numero di gran lunga inferiore ai “14 mila” citati da Repubblica e anche ai “12 mila” citati da La Stampa.
Chiarito questo punto, possiamo procedere con alcune precisazioni sulla legge russa.
L’aspetto che a noi pare fondamentale è quello relativo alla “ratio” della norma: non si depenalizzano, dunque, genericamente le “violenze in famiglia” come si potrebbe capire dai titoli usati dalle principali testate italiane, ma si depenalizzano quegli atti che non comportino referti medici per la vittima; in pratica che non comportino conseguenze fisiche. Un aspetto, questo, di fondamentale importanza per capire il tenore delle norme in questione.
Le pene sia per i recidivi che per i casi di conseguenze fisiche rimangono comunque pesanti.
Sul tema vogliamo citare anche il parere dell’avvocato Davide Steccanella, del foro di Milano, nel quale si compie anche un interessante confronto con l’ordinamento italiano:
A questo punto dobbiamo segnalare alcuni articoli che, con un certo grado di onestà intellettuale, danno conto di aspetti generalmente trascurati o volutamente occultati dalla stampa più “russofoba”.
Wired.it, per esempio, mette da parte ogni certezza e fa un titolo nel quale si domanda se in Russia siano state davvero emanate pene meno severe per la violenza domestica:
Correttamente Wired mette in evidenza il fatto che la depenalizzazione riguardi soltanto gli assalti che non minaccino la salute della persona offesa.
Conviene citare qualche passo dell’articolo in questione:
La Duma, la Camera bassa del Parlamento in Russia, ha appena votato, con 380 rappresentanti a favore, in terza e definitiva lettura un provvedimento di legge che rende la violenza domestica un illecito amministrativo e non più un reato penale in determinate circostanze. Si va dal carattere episodico del fatto, vale a dire una prima trasgressione, al tipo di danno inferto, quindi attacchi che, pur causando dolore fisico, non arrecano un sostanziale danno corporale o alla salute di chi li subisce […] Le minacce alla salute della persona e le recidive continuano a ricadere nell’ambito dei reati penali. Viene quindi emendato l’articolo 116 del Codice penale della Federazione russa, nella parte relativa ai reati per aggressione, con una legge che, in ambito familiare, interessa tanto i rapporti tra adulti (i coniugi) che quelli tra genitori e figli
Interessante il fatto che Wired abbia citato l’agenzia russa Tass che sull’argomento, in lingua inglese, ha fornito un resoconto puntuale (clicca qui).
Maggiormente prudente e dubitativa, rispetto alle formule scelte dalla stragrande maggioranza dei media italiani, è la titolatura utilizzata dalla agenzia di stampa AskaNews che però sbaglia il “conteggio” dei femminicidi in Russia (abbiamo già spiegato il perché) tra l’altro senza fornire alcuna fonte circa il dato riportato:
In sostanza: quando si parla di Russia è sempre difficile leggere degli articoli o dei resoconti “sereni”. La vicenda delle violenze domestiche è paradigmatica: non si tratta, infatti, di una pura e semplice depenalizzazione (nessuna libertà per i mariti russi di ammazzare di botte mogli e figli, dunque), ma di portare sul piano della sanzione amministrativa degli atti, non usuali ma comunque discutibili, che non comportino danni fisici o referto medico.
Una “riforma” del codice penale russo che può piacere o meno, che può più o meno essere discussa, ma che è necessario far conoscere all’opinione pubblica occidentale in tutta la sua portata al netto di “manipolazioni” di carattere ideologico.
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