Alla fine, dopo anni di false partenze spacciate come imminenti, pare che stia per entrare in vigore il pagamento del canone con imputazione direttamente nella bolletta elettrica.
Tale misura ha comportato l’immediato ritorno in vita di una serie di bufale collegate, come la sempreverde bufala del “pagheremo il canone RAI anche se abbiamo solo un computer“, cavallo di battaglia del condivisore disattento ed incline a ritenere, mediante le condivisioni selvagge, di difendere il proprio orticello (in questo caso, il proprio PC).
In realtà la proposta, sia pur in bozza, è già chiara nello stabilire che, di fatto, per l’utente finale non cambierà niente (a parte una minima difficoltà in più nell’evasione fiscale, cosa che, purtroppo, nella storia della fiscalità italiana non ha mai fermato gli evasori dal continuare a cercare di evitare gli obblighi di legge).
In giornata infatti il Sottosegretario Antonio Giacomelli ha provveduto a rilasciare un’intervista illuminante ai microfoni di Radio24, dove appuriamo che:
«Rimane l’impianto della normativa in vigore. È il possesso di un televisore il requisito per il pagamento del canone, non degli altri device (smartphone, tablet, computer ecc, ndr). Nella norma abbiamo solo aggiunto una presunzione del possesso del televisore che è il contratto di fornitura elettrica»
Quindi, analizzando i testi a compendio, ivi compreso il commento rilasciato dal Sole 24 Ore riguardo alla normativa, vediamo all’attuale situazione.
Ipotizziamo di essere un cittadino italiano anteriforma. Come molti italiani, viviamo in un condominio con un impianto di antenna centralizzata. Siccome il R.D.L. 246/1938, tutt’ora in vigore, dichiara che si è tenuti al pagamento del canone allorché
“esista un impianto aereo atto alla captazione o trasmissione di onde elettriche o di un dispositivo idoneo a sostituire l’impianto aereo, ovvero di linee interne per il funzionamento di apparecchi radioelettrici”
Saremmo già di nostro identificati come soggetti del pagamento del Canone RAI, e come tali oggetto di una presunzione di legge (ovvero la teoria “Se hai antenna e cavi devi avere la TV”) superabile coi mezzi di cui all’art. 10 della citata normativa, applicato dalla RAI con la lunga procedura del c.d. “suggello”.
Ovvero dovremmo inviare una raccomandata alla RAI dichiarando e certificando di non avere televisioni, o che le stesse ci siano state rubate o siano state distrutte, offrendole per farle sigillare in appositi sacchi, rendendosi disponibili per i controlli di rito.
Altrimenti, ci toccherà pagare il canone RAI, mediante appositi bollettini, per un importo che quest’anno ammontava ad € 113,50 per utenze private, commissioni di pagamento escluse.
L’attuale bozza in discussione introduce una nuova presunzione legale, ovvero
“esista una utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua residenza anagrafica”
Limitata però per nucleo familiare e non per intestatario
“Il canone di abbonamento è, in ogni caso, dovuto una sola volta in relazione agli apparecchi (…) detenuti o utilizzati, nei luoghi adibiti a propria residenza o dimora, dallo stesso soggetto e dai soggetti appartenenti alla stessa famiglia anagrafica, come individuata dall’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223”
Sicché un eventuale famiglia che possiede due abitazioni intestate a due elementi diversi dovrà comunque pagare un solo canone. Il controllo sarà reso facile dalla moderna tecnologia informatica, poiché
“lo scambio e l’utilizzo dei dati relativi alle famiglie anagrafiche, alle utenze per la fornitura di energia elettrica, ai soggetti tenuti al pagamento del canone di abbonamento alla televisione nonché ai soggetti esenti, da parte dell’Anagrafe tributaria, dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico, dell’Acquirente Unico Spa, del Ministero dell’Interno, dei Comuni, nonché di altri soggetti pubblici o privati che ne hanno la disponibilità”
Canone, come abbiamo detto, dovuto per i soli apparecchi radiotelevisivi: niente PC, niente chiavette, niente “streaming” (per quanto, invero, sia possibile godere di tutti i canali RAI in streaming comodamente da PC, ovvero acquistare comode chiavette USB che fungono anche da decoder… ed eppure nessun pagamento è dovuto solo per questo)
Come in passato, potrebbe capitare di non detenere apparati radiotelevisivi nella propria abitazione. In questo caso
“a decorrere dall’anno 2016, non è ammessa alcuna dichiarazione diversa da quelle rilasciate ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445”
Si supererebbe quindi il lungo processo di raccomandate, comunicazioni ed ispezioni da parte della RAI per limitarsi a rilasciare una banale autocertificazione, secondo il ben noto modello dell’autocertificazione sostitutiva di atto di notorietà che, come riporta il Sole 24 Ore, comporterà un metodo semplice ed efficace per evitare il pagamento… sia pur, come ovvio, esponendo chi dovesse servirsi dell’autocertificazione per dichiarare informazioni false e non corrispondenti al vero delle sanzioni legali peraltro già previste per chi dichiara il falso in tali occasioni.
Il DdL Stabilità, già dalle prime indiscrezioni, precisa peraltro che il Canone sarà indicato in bolletta come una somma a parte, rendendo facile (con qualche piccolo problemino risolvibile nelle prime fasi di attuazione, ipotizza il Sole 24 Ore, solamente nei casi di domiciliazione delle bollette) provvedere a scorporare le somme dovute a titolo di bolletta ed a titolo di canone, quindi rendendo a coloro che autocertifichino l’assenza dell’apparato radiotelevisivo facile evitare il pagamento del canone non dovuto.
Resta il problema dell’evasione pregressa… che viene risolto, purtroppo, con una dichiarazione ai microfoni di Radio24 che attesta come:
Per chi non ha pagato il canone Rai negli anni passati «purtroppo non succede niente, non perché ci sia un condono, ma perché l’utente avrebbe buon gioco a dire che ha acquistato solo ora il televisore», ha spiegato il sottosegretario alle Comunicazioni, aggiungendo che «tollerare un’evasione del 30% non è giusto prima di tutto per il 70% di utenti che pagano il canone». Giacomelli ha ribadito che la richiesta di pagamento del canone arriverà solo «con il contratto della fornitura elettrica dell’abitazione dove si è residenti»
In sintesi: ove la bozza restasse così come è anche in sede di entrata in vigore, nulla cambierebbe rispetto alle pregresse situazioni, restando la situazione che ha portato negli anni passati all’evasione del 30%.
Dall’anno 2016 in poi sarà premura di coloro che posseggono un’utenza elettrica ma non un apparato radiotelevisivo, quindi includendo televisori e radio ma non computer, tablet e smartphones preparare un’autocertificazione in carta libera dove attestare di non essere tenuti al pagamento del canone.
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